10. La teoria delle api

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Settembre, 2018


Tutto iniziò, ovviamente, dalle api.
È fondamentale pensare alle api.
Cristian aveva sintetizzato la teoria delle api in punti. Per dire quanto la sua mente fosse pragmatica.

1. (uno): chiudere gli occhi.
Possibilmente, essere seduti o sdraiati su una superficie, isolati dal resto del mondo.

2. (due): immaginare un campo di fiori. Cristian immaginava un campo di lillà viola, di caprifogli bianchi e di denti di leone gialli.
Per dire, quanto la sua mente fosse precisa.
In ogni modo, non importa il colore dei fiori e non importa che sia un campo oppure un vaso, di quelli che si mettono in balcone e si guardano morire quando l'estate finisce e l'inverno inizia.

3. (tre): studiare le api.
Le api si spostano freneticamente da un fiore ad un altro, da un lillà viola ad un dente di leone giallo e da un dente di leone giallo ad un trifoglio bianco e così anche la mente umana lo fa. La mente umana impazzisce, accavalla i pensieri, si tormenta e si esaurisce con disperata lentezza.

Cristian lo aveva sempre sostenuto, gli umani avevano troppi pensieri. Si muovevano così veloci, in un vortice sfiancante, che non si riusciva nemmeno ad afferrarli con le mani.

4. (quattro): non imitare le api.
Il punto quattro destinava al segreto della sopravvivenza. Significava focalizzarsi su un unico pensiero e Cristian era bravo in questo, dato che gliel'aveva insegnato suo padre.

Vincenzo Argentieri, conosciuto da tutti come Scianchetta per l'infezione di poliomielite che si era preso da bambino e che l'aveva reso irrimediabilmente zoppo, era un potus e non capiva un tubo la maggior parte del tempo.

Cristian non aveva mai provato a conversare con lui, non gli si era mai avvicinato di sua spontanea volontà, ma immaginava che se gli avesse chiesto il nome di suo figlio lui avrebbe risposto che non aveva un figlio. E, se poi gli avesse chiesto perché lo stesse picchiando (lo picchiava sempre), allora Cristian immaginava che Scianchetta si sarebbe disorientato per un momento pensando seriamente a come rispondere alla domanda (era forse una domanda trabocchetto? Lui non aveva nessun figlio!). Alla fine si sarebbe distratto di nuovo e avrebbe continuato ad aggredirlo. Grazie e tanti cari saluti.

Lo aggrediva, certo che lo faceva, che cos'altro avrebbe potuto fare un alcolico compulsivo con il figlio? Erano le sue aggressioni, tuttavia, che gli avevano svelato la teoria delle api.

5. (cinque): la focalizzazione su un pensiero porta alla sottrazione dell'appagamento alla violenza.

Un giorno Cristian sceglieva di focalizzarsi su una vacanza al mare e quei pensieri erano così realistici che poteva sentire il profumo della salsedine tra i capelli, la sabbia che gli si appiccicava alla pelle bagnata, l'acqua del mare che gli accarezzava i polpacci.
Un altro giorno si focalizzava su un letto e su una persona e su una cioccolata calda tra le sue mani.

Quando Scianchetta lo picchiava, Cristian non urlava, non si lamentava, non si muoveva. Era il suo corpo che Scianchetta tartassava, non la sua mente, focalizzata su altro. Sembrava che non soffrisse ed era proprio questo che toglieva appagamento all'atto di violenza di Scianchetta. Si stufava in fretta di picchiarlo, si stufava in fretta della sua indifferenza.

Cristian decise di applicare la teoria delle api a Samu. Gli fece male ignorarlo.

Cercava di convincersi del fatto che prima o poi tutto quel dolore dovuto al fatto di stargli lontano gli avrebbe giovato. Doveva essere così:  il desiderio che nutriva per Samu, che era ciò di cui aveva bisogno e ciò di cui sentiva la mancanza, non dovevano essere delle catene per lui, dei lacci che lo imprigionavano e lo relegavano nella sua stessa dimensione di essere umano.

NESSUNA SPERANZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora