Ti avevo detto di non scappare. Adesso la mia anima è oscura.
Il messaggio di Lorenzo arrivò solo nel tardo pomeriggio. La mattina aveva il sole che gli illuminava i capelli biondi attraverso il tessuto della tenda facendoli risplendere. Lo immaginava allungare una mano e non sentirlo vicino, quindi trovare il biglietto, sorridere, sbuffare e ignorarlo per tutto il giorno. Magari è uscito con Lorenza/Lola e non ha visto il messaggio o magari l'ha ignorato perché Cristian se lo meritava.
Hai resistito, te ne do atto
Certo che ho resistito. Adesso sto ridendo di te.
Un giorno mi spiegherai come mai sei così acido?
E' un sistema di difesa sviluppato dal trauma?
Cristian sorrise e immaginò che Lorenzo si fosse tolto la tunica di filosofo per indossare quella da psicologo.
C'hai preso, davvero, non ho segreti per te.
Il fatto è che te l'avevo detto che ti saresti alzato dopo di me
ma tu non mi dai mai retta.
Potevi svegliarmi.
Non ti avrebbero svegliato le cannonate.
Oggi è Natale, posso alzarmi a che ora voglio
Mamma te lo ha permesso?
Sì ma solo per oggi.
Sopportami.
Un metodo di scuse per il suo messaggio insensibile. Aveva tastato il terreno, in qualche modo, scoperto fin dove poteva spingersi con Lorenzo. La sua pazienza sembrava non avere limiti. Erano così diversi, Lorenzo era diverso da Cristian e ancora di più da Samu. Cristian si chiedeva se fosse una cosa positiva.
Lo sapeva, ogni persona aveva un punto debole, una frase che gli faceva scattare qualcosa nel cervello, su cui proprio non si poteva scherzare. Quello di Samu era l'abbandono da parte della sua famiglia che lo aveva portato in carcere. Quello di Lorenzo era ancora ignoto.
Non mi dire sei ancora a letto
Qui sotto le coperte si sta così bene
L'inverno nel nord del paese era sempre freddo. Se si sperava di cavarsela senza la sciarpa, il cappello e i guanti nel mese di dicembre, si rimaneva facilmente delusi.
L'aria era così fredda che spezzava la pelle delle mani lasciando tanti piccoli graffi rossi sulla superficie. Il soffio gelido dell'inverno non si placava fino agli inizi del mese di maggio.
Cristian aveva i piedi freddi, immaginava che le sue dita avessero un bruttissimo colore cianotico e le calze bagnate per aver camminato nella pioggia. Sopportava i piedi bagnati ma non sopportava i vestiti umidi a contatto con la pelle.
«Speravo che fossi qui» disse una voce alle sue spalle «Non avrei saputo dove cercarti altrimenti»
Cristian sobbalzò da dove era seduto. Lorenzo era entrato nel Caffè delle Idee e Cristian immaginò di essere stato troppo preso dai messaggi per accorgersi della sua presenza dietro di lui. Sedeva sulla brandina che usava per dormire nel Caffè delle Idee.

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NESSUNA SPERANZA
RomanceCristian si porta il dolore a cavalcioni sulle spalle, come un bambino. Ha le stelle negli occhi, grandi ambizioni e grandi ideali, sempre abbondantemente sopra i suoi mezzi. Illudersi è uno sfizio, sperare è un'utopia. Samu, negli occhi, ha solo u...