Venerdì, 17 dicembre 2021Cristian attraversò via Sant'Ottavio con la testa incassata nelle spalle e le mani infilate fino in fondo alle tasche della giacca. La sciarpa legata al collo pendeva pericolosamente verso il basso e minacciava di cadere da un momento all'altro.
Lui non aveva intenzione di togliere le mani dalle tasche per rimetterla apposto.
La pioggia cadeva precipitosa e rendeva lucidi e scivolosi i marciapiedi, come se fossero ricoperti di uno strato sottile di vetro trasparente. Il vento era implacabile, trascinava i frattali a destra e a sinistra, le foglie cadute venivano incollate all'asfalto dalla pioggia in un macabro collage.
Alzò lo sguardo verso la Mole Antonelliana, quel giorno sembrava un bambino che indicava il cielo, poi, tirò dritto fino al Caffè delle Idee.
Certi giorni la Mole era un bambino che indicava il cielo, altri giorni era un vecchio ingobbito su un bastone da passeggio e altri ancora era il Mercurio volante del Giambologna.
«Finalmente sei arrivato!»
Adelaide gli corse incontro, giostrandosi tra i tavoli occupati e reggendo un vassoio sulle dita della mano, facendolo girare come se fosse un grosso frisbee nero.
«Non sono in ritardo» rispose Cristian.
La sciarpa cadde per terra, la raccolse prima di sparire dietro al bancone. Si slacciò la giacca con una fretta che sapeva di frustrazione mentre Adelaide posava il vassoio sul bancone e lo guardava. Non c'era niente di cui stupirsi, ultimamente tutti i suoi gesti erano frettolosi e distratti.
«Che?» domandò Cristian, seccamente mentre Adelaide lo guardava fisso.
Si tolse le calze bagnate per mettersene un paio asciutto che teneva nella tasca della giacca perchè poteva sopportare di camminare nel bagnato ma non di avere le calze bagnate.
«Ti diverti?» chiese ancora.
«Sì» rispose Adelaide con un sorriso più ampio «Mi fai ridere»
Cristian le concesse solo un'occhiata prima di oltrepassarla e lasciarla a guardare il vuoto dove prima c'era lui.
«Eddai! Sei così irascible! Ti sei offeso? Non ti volevo mica offendere!» esclamò Adelaide, un treno di scuse e domande. Attese una risposta, mordendosi il labbro inferiore tra i denti.
Cristian alzò gli occhi al cielo, senza risponderle.
Si era arrogato il diritto di trattarla male e non si sentiva in colpa nel farlo. Non c'era più nessuno, non era rimasta neanche una persona che lo tollerasse, lui e il suo modo di fare.
«Guarda che non ti volevo offendere!» ripeté Adelaide «Lo so che non sei in ritardo, tu non lo sei mai. Scusami»
«Ok» disse Cristian. O-C.
Adelaide fece schioccare la lingua contro il palato e produsse un suono simile ad uno tsk e concluse: «Sono io che non vedo l'ora di andarmene»
Adelaide gli sorrise — non si arrendeva mai — e mentre lo faceva, strizzò il nasino coperto di efelidi marroncine.
Era brutta.
Sembrava che qualcuno le avesse spruzzato del succo alla pera in faccia e che invece dei capelli le avesse appiccicato alla testa un mucchio di paglia arancione.
«Già, lo so» rispose Cristian seccamente, aspettando che Adelaide se ne andasse. Non gli piaceva la sua presenza, lo irritava e lo spazientiva.
«Allora ci vediamo domani» mormorò Adelaide sulla porta. Cristian alzò lo sguardo e la vide avvolta in un cappotto color cammello ricoperto da disegni fatti a mano con i pennarelli. Gli sorrideva incerta, aveva quasi timore di lui.
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NESSUNA SPERANZA
Storie d'amoreCristian si porta il dolore a cavalcioni sulle spalle, come un bambino. Ha le stelle negli occhi, grandi ambizioni e grandi ideali, sempre abbondantemente sopra i suoi mezzi. Illudersi è uno sfizio, sperare è un'utopia. Samu, negli occhi, ha solo u...