18. Buon Natale. P.S.: buon compleanno

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Venerdì 24 dicembre 2021


Cristian rubò una birra dalla scorta segreta di Adelaide e la dimezzò in un lungo sorso. Si guardò intorno, l'atmosfera era penosa.

Era la Vigilia di Natale, aveva diciannove anni e fuori le strade erano deserte. Dalle grandi finestre del Caffè delle Idee, la notte lo osservava dagli alberi.

Il vento gelido che batteva sulle finestre gli ricordava che, infondo, era fortunato ad avere un posto dove dormire e che, altrimenti, se ne sarebbe dovuto tornare in qualche comunità dove avrebbe condotto una vita ancora più miserabile.

Tutto perfetto fino a qui, la vita gli sorrideva.

Adelaide aveva saltato il turno, non si era fatta sentire e Cristian non si era preoccupato per lei. Neanche Lorenzo si era fatto sentire, non era più venuto al Caffè delle Idee. Ormai, erano passati giorni, esattamente una settimana dal loro primo incontro.

Senza Adelaide né la sua nuova conoscenza, Lorenzo, Cristian si era accorto di essere incredibilmente solo nella vita. Viveva spesso il tormento di non avere nessuno di importante su cui contare ma cercava di non pensarci, si convinceva che non fosse una cosa importante. Alla Vigilia di Natale, la consapevolezza della sua solitudine lo schiacciava come una roccia.

Da bambino, Cristian adorava il Natale, immaginava che la gente fosse sempre felice a Natale e viveva la gioia della festa attraverso gli occhi degli altri. Crescendo aveva capito che la felicità era solo un'illusione nutrita dalle insicurezze e che la lente con cui vedeva la gioia era distorta.

Insomma, era tutto una merda.

«Tanti auguri a me» canticchiò sotto fiato. 

Sulla fetta triangolare di torta al cioccolato, glassata al cioccolato e con aggiunta di gocce di cioccolato e panna svettava una candelina sbilenca accesa. 

Si trovava davanti all'ingresso del locale, rivolto verso l'entrata e non c'era pericolo che qualcuno lo vedesse: era il ventiquattro dicembre e la gente festeggiava a casa propria. Pochi erano entrati nel Caffè delle Idee quel giorno e dopo i suoi doveri da cameriere –servire i tavoli e pulire le macchie di urina di chi, a quanto pare, si era dimenticato come pisciare–, Cristian aveva deciso di farsi un regalo. 

«Tanti auguri a Cristian» continuò mentre la cera colava lungo la candelina e sulla panna montata.

«Hai una vita di merda» terminò, con tono allegro. 

La candelina tremò quando la spense. Non espresse nessun desiderio, tanto lo sapeva che non si avveravano e faceva male quando non succedeva.

Invece di esprimere un desiderio, sfidò la vita. Afferrò il cellulare dalla tasca dei pantaloni e scrisse un messaggio a Samu, al CCSS 👿. 

Sei vivo

Solo questo.

Un centinaio di messaggi precedentemente inviati da lui erano rimasti senza una risposta. Visualizzati ma senza una risposta.

«E' la cosa più triste che abbia mai visto in tutta la mia vita»

Cristian alzò lo sguardo dal telefono e Lorenzo era sulla porta. Non si era neanche accorto che fosse entrato nel locale. Era appoggiato sulla porta in una posa di finta disinvoltura e lo guardava con un sorriso sbilenco.

Sotto la giacca aperta aveva una camicia sbottonata fino all'addome. Cristian si chiese due cose: perchè fosse vestito in quel modo e se non avesse freddo.

NESSUNA SPERANZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora