Ventiquattro - Un bicchiere di troppo

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Erano passati giorni da quando Albus e Scorpius erano stati buttati brutalmente davanti casa di Ron e Hermione e da quel momento non avevano scoperto un bel niente. I due bambini non si ricordavano nulla, era come se niente fosse mai successo, l'unica cosa vivida era il dolore dei graffi e i lividi che si erano sentiti addosso per un lasso di tempo per loro interminabile.

Erano passati giorni anche da quando Harry e Draco avevano smesso di parlarsi e di vedersi. Durante questo lasso di tempo, Albus aveva deciso di rimanere a casa degli zii per stare con Harry e quest'ultimo era stato parecchio impegnato a prendersi cura del figlio per badare a Draco e a ciò che stavano passando.
Quando si ritrovava solo con se stesso però, la sua testa vagava inevitabilmente verso il suo pensiero e faceva di tutto per scacciarlo anche se non ci riusciva mai. Una sera aveva persino afferrato il telefono e gli aveva scritto un messaggio guidato solamente dal dolore che gli aveva lasciato. Un "mi manchi" debole e realmente sentito era arrivato a Draco che si trovò costretto a trattenere una lacrima. Si stava impegnando davvero a non cedere anche se stava risultando più difficile del previsto. Sospirò e visualizzò quel messaggio senza inviare mai una risposta. Gli mancava terribilmente anche a lui.

Quel giorno Harry si svegliò all'alba e si accese una sigaretta per scacciare via i pensieri. Era parecchio tempo che non se ne fumava una e lo stress era stato talmente tanto che avrebbe dovuto accendersene almeno una decina per stare al passo. Quel pensiero suicida però fu interrotto dalla suoneria del telefono che fece voltare il corvino di scatto. Draco.
Rispose immediatamente.

«Pronto?»

«Oh mio dolce, Harry. Sei sveglio, vedo» ridacchiò.

Harry aggrottò le sopracciglia. Mio dolce Harry? Doveva essere impazzito.

«Draco, stai bene?» chiese il corvino alquanto dubbioso.

Dall'altro capo del telefono ricevette un'altra risatina. «Certo che sto bene, che domande fai?»
La voce era strascicata. Sembrava essere ubriaco.

«Draco, sei ubriaco?» scattò a sedere.

«Mh, no. Ho bevuto solo qualche bicchiere ma niente di grave. E tu?»

Sì. Era decisamente ubriaco.

«Senti, riesci a smaterializzarti?» chiese il corvino.

«Oh piccolo, vuoi che venga da te?» ridacchiò e Harry dovette trattenere i brividi che gli percorsero la spina dorsale e lo sciame di farfalle che gli invase lo stomaco. Anche se dette da ubriaco, certe parole facevano un certo effetto. Era pur sempre Draco a pronunciarle. «Devo ammettere che non sarebbe male come idea, ho davvero tanta voglia di te».

«Voglio solo assicurarmi che tu stia bene».

«Ma io sto bene, piccolo mio. Non devi preoccuparti».

«Sei ubriaco, Draco. Mi preoccupo eccome».

«Smettila di dire che sono ubriaco, non è vero» piagnucolò. «Vorrei tanto baciarti in questo momento, lo sai?»

Harry si morse il labbro inferiore. Anche lui avrebbe voluto... terribilmente.

«Non è il caso, vai a dormire. Ne parliamo domani» si decise comunque ad insistere. Non era lucido e avrebbe potuto fare qualcosa di cui il giorno dopo si sarebbe pentito. E Harry non voleva peggiorare la situazione più di quanto già non lo fosse.

«Oh andiamo, non attaccare. Mi manchi tanto, amore».

«Buonanotte, Draco» disse prima di attaccare il telefono e riprendere a fumare la sua sigaretta. Era ubriaco. Ma perché? Cosa aveva fatto per arrivare a tanto? Che fosse colpa sua?

Non fece in tempo a trovare delle risposte a quelle domande che un pop lo fece bloccare. Si alzò con il busto e notò Draco, con gli occhi rossi e una maglietta con un jeans a fasciargli il corpo.

«Piccolo, ciao» soffiò avvicinandosi a lui. Salì sul letto e si mise su di lui, gli tolse i capelli da davanti al viso e si chinò per baciarlo. Harry però, spostò il viso da un lato per evitare che il contatto avvenisse.
Draco alzò il viso di poco e lo guardò. «Ehi, che succede?»

«Vai via Draco, domani te ne pentirai» rispose cercando di toglierselo di dosso ma era difficile. Il biondo era ben convinto di quello che voleva fare e non sembrava per nulla intenzionato a spostarsi.

Infilò una gamba in mezzo a quelle del corvino che sussultò. Doveva fermarlo.

«So che ti manco anche io, perché non ti lasci andare?»

«Perché non è il caso ora, spostati» gli mise le mani sul petto per cercare di spostarlo fallendo miseramente.

Il viso del biondo si abbassò di nuovo e le sue labbra rosee si posarono sul suo collo depositandogli una serie di baci che per un momento fecero tremare il corvino. Ma avrebbe dovuto resistere. Non gli avrebbe permesso di impossessarsi del suo corpo e sentire le sue lamentele una volta che si sarebbe ripreso da quella sbronza. Non era il momento di cedere. Lo avrebbero fatto quando Draco sarebbe stato lucido, punto.

«Dai, amore. Lo so che vuoi anche tu» insistette posando una mano sul cavallo del suoi pantaloni. Harry sussultò di nuovo e il respiro gli divenne irregolare. Draco, il suo Draco, non si sarebbe mai permesso di toccarlo in quel modo. Di violarlo in quel modo.

«Draco...» soffiò. «Togliti, ti prego».

Il biondo non lo ascoltò e infilò la mano dentro i pantaloncini da calcio che indossava. Harry sgranò gli occhi e con tutta la forza che aveva in corpo, lo staccò da lui facendolo cadere ai piedi del letto.
Gli occhi erano lucidi e il respiro ancora irregolare. Ma che diavolo era successo? Che cosa gli era saltato in mente?

«Vai via, Draco. Perfavore» sussurrò e Draco, in silenzio, si alzò. Si prese qualche secondo per guardarlo e solo poco dopo si smaterializzò lasciando il corvino lì, seduto su quel letto, con le guance umide e lo sguardo perso. Si passò una mano fra i capelli scompigliati e lasciò che altre lacrime gli scendessero lungo le guance leggermente abbronzate.

Perché lo aveva fatto?
Sentiva ancora i suoi baci languidi, i suoi sussurri e le sue mani addosso. Lui che aveva da sempre amato i baci, i sussurri e le mani di Draco su di sé. Lui che aveva passato un'adolescenza ad amarli e una vita a cercarli, ora gli facevano quasi venire i brividi di disgusto.

Draco lo aveva toccato come mai aveva fatto prima di allora, era sicuro che nemmeno Alex si fosse mai comportato così, e ora che era successo il suo cuore era diviso a metà. Quello non era il Draco che aveva conosciuto, non era il Draco che amava. Era qualcuno di oscuro che si era impossessato del suo corpo quando aveva ingerito un bicchiere di troppo.

Come se l'avesse udito, la porta cigolò leggermente e Harry alzò lo sguardo verso di essa. Un esemplare di Albus in pigiama e assonnato si affacciò facendo affrettare il corvino ad asciugarsi le lacrime.

«Papà, che succede? Ho sentito dei rumori. Con chi parlavi?» chiese con la voce impastata dal sonno. Maledetto Malfoy.

«Con nessuno, piccolo. Vieni, è ancora presto per alzarsi» allungò un braccio verso di lui per invitarlo a raggiungerlo e il piccolo fece come detto. Raggiunse il padre e si buttò fra le sue braccia chiudendo anche gli occhi.

«Era Draco?»

Harry rabbrividì nel sentire quel nome. «No, amore. Mi sono alzato per andare in bagno e ho sbattuto, dovevo immaginare di aver fatto troppo rumore. Scusami» mentì stringendo il bambino fra le braccia.

«Non fa niente» rispose. «È per colpa sua se piangi?»

Come faceva a notare sempre tutto? Cazzo.
Harry lo strinse un po' di più e si sdraiò sul letto, se lo mise accanto a lo coprì con la coperta. Gli passò una mano fra i capelli e gli depositò un bacio sulla fronte.

«Torna a dormire, piccolo. È presto».

Albus si riaddormentò mentre Harry non ci riuscì.
Quei ricordi erano ancora vividi e facevano male. Sperava solo che Draco si riprendesse e una volta fatto, si sarebbe dimenticato di tutto quello che era successo.

Avrebbe fatto bene ad entrambi dimenticarsene.

IG: @acciodanjel 🦋

In un'altra vita - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora