Ventisei - Chi ha ucciso Astoria Greengrass?

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Erano passati alcuni giorni da quella sera e Harry e Draco non si erano né visti e né sentiti.
Non si erano scritti messaggi né tantomeno inviati qualche lettera via gufo; avevano capito che gli sarebbe servito tempo ad entrambi e quell'allontanamento non avrebbe potuto far altro che bene, nonostante tutto.

Quella mattina il sole aveva deciso di non sorgere, e aveva lasciato spazio alle nuvole e alla pioggia. Tutta la casa era predominata dal silenzio e Harry fu il primo ad alzarsi, scese le scale e si accese la moka per farsi un caffè: non stava dormendo troppo quei giorni ed era solito svegliarsi prima degli altri. Anche Albus si svegliava molto presto rispetto al solito, da quando aveva fatto ritorno a casa in quelle condizioni non riusciva a dormire serenamente e Harry si sentiva impotente perché non esisteva modo per tranquillizzarlo, l'unica cura sarebbe stata il tempo.
Come se tutto ciò non bastasse, Ginny non collaborava minimamente a tutta quella situazione. Non aveva fatto altro che incolparlo del fatto che il figlio avesse scelto di stare con lui invece che con lei, non aveva fatto altro che puntare il dito anche contro Draco scaricando una buona dose di colpa anche a lui. E Harry era stufo di sentirla parlare, ma nonostante questo aveva sempre fatto in modo di non essere maleducato. Le rispondeva a modo e la rimetteva al suo posto, forse con il tempo avrebbe capito che quel suo atteggiamento aveva rovinato una famiglia. O almeno il corvino sperava che lo avrebbe capito.

Harry poi aveva provato varie volte a far parlare Albus da quando era tornato ma gli era risultato sempre impossibile. Il bambino non parlava e non diceva niente che non fosse "non voglio parlarne" e il corvino lo lasciava stare perché non voleva forzarlo nel dire qualsiasi cosa. Se mai avesse voluto parlare, sarebbe andato lui dal padre senza troppi sforzi.

Ad interromperlo dal flusso di quei pensieri fu il telefono che squillò. Quell'aggeggio non suonava mai così presto, l'unica volta che era successo era stato qualche giorno prima a causa di Draco che lo aveva chiamato ubriaco e completamente fuori di sé.

Draco...
Chissà cosa stava facendo in quel momento, se lo stava pensando, se anche a lui gli mancava. Non ebbe bisogno di chiedersi di più perché il nome sullo schermo era proprio il suo. Harry si irrigidì e sperò con tutto il cuore che fosse lucido, magari anche lui si era svegliato presto e gli era venuto in mente.
Rispose titubante e con la speranza e pungergli la lingua.

«Ti pensavo».

La sua voce risultò fioca e leggera. Un soffio che gli solleticava l'udito, una folata di vento a colpirgli la pelle. Quanto gli era mancata.

«Anche io» rispose allo stesso modo il corvino facendo sorridere leggermente il biondo dall'altro capo del telefono.

«Come stai?»

«Non troppo diversamente rispetto a qualche giorno fa, tu?»

«Temo lo stesso» rispose.

Harry sospirò e spense il fornello, si versò il caffè dentro una tazza e si sedette sul divano dove si rigirò la tazza tra le mani in continuazione.

«Vorrei fossi qui» sussurrò Draco facendo chiudere gli occhi al corvino. Maledetto.

«Vieni qui, solo un momento» sussurrò in risposta Harry. «Abbracciami, alleggeriscimi e vai via. Ti va?»

«Non penso sia ancora il momento, Harry».

«Hai ragione» annuì anche se il biondo non poté vederlo. «Ma averti lontano è una tortura».

«Lo è anche per me» rispose. «Ti ho chiamato solo per sentire la tua voce. Avevo paura di dimenticarmene ed è l'ultima cosa che voglio».

«Quando tutto questo sarà finito-...»

In un'altra vita - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora