Diciotto - Dettagli

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Harry irruppe nell'ufficio di Smith con un senso di calma ad invadergli il corpo totalmente inaspettato. Nonostante le condizioni in cui si trovava, parecchio fuori dalla norma, Smith fu in grado di capirne il motivo. Non indossava i suoi soliti pantaloni eleganti da lavoro e la camicia bianca accompagnata da una giacca ma solo dei skinny neri con una felpa nera sopra. I capelli erano scompigliati e completamente fuori controllo ma non glie ne importò troppo. Suo figlio era scomparso e le sue condizioni non rientravano tra i suoi interessi in quel momento.

Si sedette sulla sedia di fronte al suo agente e lo guardò pronto a sentire cosa avesse da dirgli. C'era un motivo se lo aveva spinto ad andare fino a lì e voleva ascoltarlo.

«Harry» lo chiamò. «Buonasera, Signor Malfoy».

«Puoi chiamarmi Draco».

«Bene, sono Smith. Penso lo avrai capito».

Draco fece un cenno di assenso con la testa e si sedette al fianco di Harry pronto ad ascoltarlo. Se Harry lo aveva spronato a venire con lui un motivo c'era. Doveva esserci per forza.

L'uomo aprì un cassetto della sua scrivania e ne tirò fuori un bigliettino sgualcito e in alcuni punti anche strappato. Lo mise sulla scrivania e lo poggiò proprio davanti agli occhi dei due uomini. La scrittura era imprecisa e a tratti disordinata ma lasciava comunque trasparire una certa eleganza. In quel disordine spiccava qualcosa... qualcosa che non sfuggì all'occhio ormai attento e allenato di Harry.

Non importa dove sia, lo troverò e me lo prenderò.
Non potrai scappare per sempre, Draco. Non me lo merito.

Draco tremò e alzò lo sguardo dal foglietto più arrabbiato che impaurito. Non gli importava chi fosse, qualsiasi cosa fosse successa suo figlio non c'entrava nulla. E aveva sbagliato a mettersi contro di lui. Si era estremamente sbagliato.

«Che cosa vuol dire questo?» chiese Harry al posto del biondo non ancora in grado di formulare una frase di senso compiuto.

«Questo è stato trovato al Manor, sotto al divano. Nelle prime ispezioni non l'abbiamo trovato ma l'abbiamo fatto questo pomeriggio. Ciò vuol dire che è stato messo tra stanotte e questa mattina e con estrema attenzione. Non ci sono impronte, chi ha messo quel biglietto è stato molto attento a non farsi scoprire. Abbiamo a che fare con una persona molto furba» spiegò Smith, «Più furba di quello che pensiamo».

Harry aveva iniziato a mordersi le pellicine delle dita insistentemente a causa del nervoso. Che cosa c'entrava suo figlio in tutta quella storia? Si alzò dalla sedia e si passò le mani fra i capelli. Sospirò pesantemente e iniziò a fare avanti e indietro per la stanza.

«Chi ha messo quel biglietto ha le chiavi del Manor» disse il corvino facendo sussultare Draco per la freddezza con cui lo disse.

«No» rispose il biondo, più per convincere se stesso che chi lo circondava.

«Sì» lo contraddì l'uomo dagli occhi smeraldini. «Se le avessero rubate, qualcuno se ne sarebbe accorto. L'assassino è lo stesso che ha rapito i nostri figli e vuole qualcosa. Sia da te che da me».

«Tu non c'entri in questa storia, Harry».

«Sì che c'entro! Altrimenti perché mio figlio è stato rapito insieme al tuo? Me lo spieghi?» urlò piazzandosi davanti al suo volto.

Il biondo serrò la mascella e si alzò con forza dalla sedia. «Io non so chi sia questa persona e nemmeno cosa voglia da noi ma una cosa la so: devi abbassare questa cazzo di voce» ringhiò.

«Calmatevi» stavolta fu il turno di Smith di alzarsi dalla sedia. «Qui nessuno ha colpe, siamo qui per cercare di capire cosa sia successo e non per attaccarci reciprocamente» parlò cercando di calmare gli animi.

In un'altra vita - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora