Ventisette - Ultime scelte

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«Stai scherzando, spero» rise nervosamente il biondo.

«Vorrei» rispose. «Se non mi credi parla con Scorpius. Albus mi ha detto che l'ha chiamata nonna prima che li rispedisse qui in quelle condizioni».

Draco lo guardò interdetto e confuso: aveva la bocca semiaperta e il respiro era per metà irregolare. Non poteva crederci. Non poteva esser stata davvero lei a rapire suo figlio e ad assassinare sua moglie. Sembrava impossibile.

«Vengo con te» decretò infine ma Harry scosse la testa.

«No, hai bisogno di metabolizzare l'accaduto. Ti serve tempo. Lascia fare a me».

«No io... io voglio capire perché l'ha fatto, cosa le è saltato in mente. È mia madre, Harry!» compose quella frase a fatica e con alcune lacrime a rigargli il viso. Era scosso e a dir poco incredulo.

«Lo so» si avvicinò prendendogli il viso fra le mani. «Ma non sei abbastanza lucido per affrontarla. Ti chiamerò appena l'avremo presa, parleremo in ufficio».

Il biondo scosse la testa energicamente. «Ho bisogno di venire con te. Perfavore, lasciamelo fare».

«L'ultima volta con tuo padre è finita male, non voglio che ti trovi lì ad assistere all'arresto di tua madre».

«Harry...».

«Ci vediamo in ufficio, Draco. Lì potrai parlarle quanto vorrai e avere tutte le risposte che cerchi».

Il ragazzo rilasciò un singhiozzo e si accoccolò al corpo del corvino così che potesse abbracciarlo. Harry lo strinse forte a sé passandogli anche una mano fra i capelli platinati.

«Andrà tutto bene Draco, te lo prometto».

Il ragazzo fra le sue braccia annuì e si staccò. «Chiamami».

«Te lo prometto».

*

Harry si smaterializzò al Malfoy Manor dove trovò già la sua squadra pronta ad intervenire e non ci pensò due volte ad attraversare quel lussuoso giardino per andare a catturare l'unica persona che non solo aveva distrutto psicologicamente Draco, ma aveva anche rapito suo figlio regalandogli un trauma non indifferente.

Spalancò la porta e si diresse a passo rapido verso il salotto seguito dalla sua squadra che aveva le armi pronte in caso di qualsiasi attacco inaspettato. Non dovette andare altrove, la donna la trovò lì, seduta sul divano intenta a leggere la Gazzetta del Profeta con una tale tranquillità che fece arrabbiare Harry ancora di più.

«Narcissa» la chiamò il corvino come se l'avesse sempre chiamata così, come se avessero una confidenza innata. Anche se non era mai stato così.

La donna chiuse il giornale e fece un mezzo sorriso. Alzò lo sguardo verso l'uomo posto davanti a sé. «Ciao, Harry» lo salutò. «Ce ne hai messo di tempo».

Harry serrò con forza la mascella. «Alzati. Dobbiamo andare».

«Quanta fretta. Parliamo prima, so che non aspetti altro».

«Parleremo nel mio ufficio. Draco ha delle domande da farti».

«Oh, Draco. Non hai perso tempo, vedo».

«Alzati» ripeté con più autorità. «Farai compagnia al tuo amato marito. È tuo complice. Lo è sempre stato».

La donna dovette trattenere una risata. «Lucius non c'entra niente in questa storia, mio caro. Non sa niente. Anzi, sospetta addirittura che sia stato tu per gelosia».

«Allora sarà felice di scoprire che si sbaglia» ribatté. «Non lo ripeterò ancora, Narcissa: alzati».

Narcissa fece spallucce e si alzò posando il giornale con cura sul divano. «Devo prendere una cosa prima...».

«È inutile, non ti servirà» controbatté ma non servì a niente. Non fece in tempo. La donna tirò fuori dal retro della gonna un coltello affilato che Harry intercettò in un batter d'occhio. Sgranò gli occhi e...

«No!» urlò una voce che il corvino riconobbe all'istante. Girò immediatamente lo sguardo e quello gli fu fatale. Non riuscì a spostarsi, non riuscì a schivarlo. La lama di quel coltello lo prese in pieno all'altezza del fianco e Draco fece appena in tempo a prenderlo prima che cadesse. «No, no, no» cantilenò con tono agitato. «Mamma sei impazzita per caso? Che cazzo ti è saltato in mente?» urlò girandosi verso la donna che aveva un sorriso fiero dipinto sul volto.

«Ha avuto quello che si merita, Draco».

«D-Draco» sussurrò il corvino fra le sue braccia che a fatica si tolse la lama dal fianco. «Draco, ti prego».

Il biondo, con gli occhi lucidi e le mani tremanti, gli dedicò tutta la sua attenzione. «Rimani con me, okay? Ora... ora cerchiamo d-di...» gli scese una lacrima e a fatica afferrò il telefono, compose un numero che Harry non riuscì a riconoscere e schiacciò la cornetta.

Nel giro di qualche secondo, la persona dall'altro capo del telefono rispose e Draco tirò un sospiro di sollievo. Non riuscì a capire chi fosse, il sangue che stava perdendo era troppo e iniziava a sentirsi debole. Strinse fortemente un lembo della felpa del biondo e chiuse gli occhi non riuscendo ulteriormente a tenerli aperti.

«Ehi, sono qui con te. Non accadrà niente, piccolo. Niente» la mano pallida del ragazzo finì fra i capelli corvini e li strinse come per cercare un appiglio a qualcosa, come per aggrapparsi a una qualsiasi speranza.

«Dammi il permesso» sussurrò pianissimo.

«D-Di fare cosa?»

«Perfavore Draco, dammi il permesso».

«I-Io non... non capisco».

Harry girò a fatica la testa puntando lo sguardo annebbiato sulla sua squadra che aveva le armi cariche puntate contro la donna che stava guardando quella scena impassibile. Gli scivolò una lacrima.

«Lasciamelo fare» singhiozzò. «Lascia che lo facciano, ti prego».

Draco, se possibile, sbiancò ancora di più e strinse di più il corpo del corvino a sé. «No, no non posso» tremò. «È mia madre».

«Ha ucciso tua moglie e il figlio che portava in grembo, quello che avevi tanto desiderato. E ha rapito tuo figlio riempiendolo di botte per non si sa quale motivo. E ha accoltellato me» riassunse gli accaduti a voce bassa e a fatica. «Non ti basta?»

«Tu non... non puoi chiedermi di acconsentire a una cosa simile. Non sei in te».

Harry si strinse di più a lui e alzò gli occhi verdi nei suoi. «Avrei voluto avere più tempo con te» sussurrò.

«Tu lo avrai. Lo avremo. Sono qui per te» sussurrò in risposta con la voce che tremava. «Hermione sta arrivando».

«Ricorda che ti amo» soffiò. «E che ti ho amato più della mia stessa vita».

«No, no, no» piagnucolò. «Resta qui, non andare».

Fu un attimo. La presa sulla sua felpa si indebolì e la mano cadde a terra debole. Le palpebre si abbassarono sancendo la resa finale. Lui che di resa non ne aveva nemmeno mai conosciuto il significato, ora non riusciva a fare altrimenti. E Draco lo strinse ancora scoppiando a piangere. Il suo corpo fu scosso dalla rabbia e pronunciò una frase, una sola frase che mise fine a tutto. Ogni singola cosa.

«Smith» ringhiò. «Spara».

La fine.

IG: @acciodanjel 🦋

In un'altra vita - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora