Quattro - Fiducia

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La cena aveva proseguito bene, Albus, Scorpius e James non facevano altro che ridere e scherzare anche davanti alla minima cosa mentre Harry e Draco continuavano a lanciarsi occhiate come se quella visione fosse assurda ai loro occhi anche se non poteva essere così. Anche loro gli ultimi anni si erano notevolmente avvicinati l'un l'altro ma non potevano paragonarlo: il loro rapporto era stato diverso. Totalmente.

Quando la cena finì, Harry si alzò da tavola con l'intenzione di aiutare Ginny a sparecchiare ma non fece in tempo. Il telefono gli squillò e l'attenzione di Draco venne immediatamente catturata dal dispositivo luminoso; lì sopra si leggeva solo un nome "Smith". Era l'Auror che si trovava a casa sua il giorno dell'omicidio. Aveva notizie.

Posò i suoi occhi argentati sul corvino che si affrettò a rispondere uscendo in giardino. Il biondo immediatamente lo seguì.

«Smith, che succede?» rispose Harry.

«Buonasera, Harry. Abbiamo qualche novità riguardo l'omicidio di Astoria Malfoy alias Astoria Greengrass».

Il corvino mise immediatamente in altoparlante facendo ascoltare anche Draco. «Chiamala Astoria Greengrass, Smith. Parla».

L'uomo dall'altra parte del telefono si schiarì la voce. «Bene. A quanto pare ad ucciderla è stato qualcuno che voleva farle realmente molto male. L'autopsia dichiara che è stata accoltellata per ben venticinque volte, un numero notevole per una povera donna completamente innocente. I segni sotto le unghie fanno capire che abbia provato a difendersi fino all'ultimo ma Harry... la donna era viva. Non sono state le coltellate ad ucciderla».

Draco trattenne il respiro davanti a quelle parole così crude. Lo avrebbe ammazzato. Chiunque aveva osato compiere quel gesto tanto vile l'avrebbe pagata cara.

«Cosa hai trovato?» domandò il corvino.

«L'hanno soffocata» dichiarò. «Le coltellate non erano mortali, l'assassino l'ha colpita sulle gambe, sulle braccia, sulle cosce ma mai nei punti vitali... forse la coltellata più importante è stata quella all'altezza della milza. Supponiamo le sia stata data per indebolirla e soffocarla più facilmente».

Harry dovette appoggiarsi alla parete più vicina per riprendere un po' d'aria. Tutto quello era troppo anche per lui.

«E cosa mi dici dell'assassino, Smith?»

«Niente di troppo rilevante. Non abbiamo trovato nulla sul corpo della vittima che possa aiutarci a ricondurci a lui o lei».

Il corvino sospirò pesantemente e serrò la mascella. «Grazie Smith, se hai altre novità richiamami».

«Lo farò» disse l'uomo prima di attaccare.

Harry si ripose il telefono in tasca e si girò verso Draco che notò avesse lo sguardo fisso nel vuoto. Doveva essere difficile per lui e anche molto, non aveva la più pallida idea di come ci si potesse sentire ma le sue reazioni erano chiare e comprensibili.

L'uomo piano si avvicinò e permise agli occhi del biondo di posarsi di nuovo su di lui, erano lucidi e leggermente arrossati. Durante tutto quel periodo mai, nemmeno per una volta, aveva visto Draco cedere; mai lo aveva visto piangere, disperarsi, al contrario, aveva sempre notato come a farlo fosse Scorpius e il biondo fosse sempre lì. Lo abbracciava, lo stringeva, lo coccolava e lo spronava ad asciugarsi le lacrime perché tutto quello prima o poi sarebbe passato. Ma mai, Draco aveva asciugato le sue di lacrime semplicemente perché non gli erano mai cadute.

«Dovrai sbattermi in galera, Harry, perché ti giuro che chiunque sia stato, lo ammazzo. Te lo giuro» disse prima di voltargli le spalle e rientrare in casa.

Harry sospirò pesantemente, si passò le mani fra i capelli e si sedette sul dondolo presente in giardino. Tirò fuori dalla tasca della sua tuta il pacchetto di sigarette e se ne accese una sperando gli potesse esser utile per alleviare tutto quel dolore che sentiva.
Astoria non aveva mai fatto niente per essere amata e idolatrata da lui ma non aveva nemmeno mai fatto niente per essere odiata. Ciò che era accaduto anni prima era stato solo colpa di Draco, Astoria era solo stata una vittima di quel gioco subdolo che aveva tirato su il biondo per ribellarsi dal volere dei genitori.

Quello che le avevano fatto era stato vile e crudele. Nemmeno tutto l'odio del mondo sarebbe riuscito a giustificare l'accaduto.
A distoglierlo dai suoi pensieri fu Ginny che uscì cautamente dalla porta di casa per raggiungerlo. Si sedette al suo fianco.

«Draco è fuori di sé» disse la rossa.

Il corvino fece un tiro più lungo del solito. «Lo so» rispose semplicemente. «E lo capisco».

«Forse non è stata un'idea così geniale farli trasferire qua momentaneamente» disse poi. «Tra pochi giorni sarà la vigilia e poi Natale... ci riuniremo tutti qui, come sempre».

Harry la guardò. «Draco è una persona diversa, ora» lo difese. «Non ha più l'incoscienza di anni fa, ha un figlio e sta facendo il possibile per non farlo crescere come è cresciuto lui. Non sottovalutarlo, vedrai che non ci darà problemi».

La rossa sospirò pesantemente. «È incredibile, vero?»

Il corvino aggrottò le sopracciglia. «Cosa?»

«Dopo tutti questi anni ancora lo difendi, ancora lo metti davanti a tutto e tutti» gli rubò la sigaretta dalle dita per fare un tiro anche lei. «Non ti è mai passata Harry, lo ami ancora... dopo tutto questo tempo».

Harry sentì qualcosa smuoversi dentro di lui e non sapeva dire se fosse una cosa positiva o negativa. Scosse leggermente la testa e sul suo viso si dipinse un mezzo sorriso nervoso.

«Ti sbagli» la guardò. «Ho smesso di amarlo molto tempo fa».

«Sei tu a sbagliarti, solo che ancora non l'hai capito» si alzò e buttò la sigaretta a terra, la schiacciò con la suola della scarpa. «Hai tre figli, Harry. Non mi importa niente di me, ma loro si meritano un po' di considerazione. Qualsiasi cosa deciderai di fare, loro dovranno saperlo. Non escluderli dalla tua vita, loro non l'hanno mai fatto».

«Che significa tutto questo?» scattò in piedi. «Mi stai accusando di qualcosa che non ho fatto e tantomeno pensato. Stai già dando per scontato che ti lascerò!»

«No, mi sto solo preparando al peggio nel caso in cui dovesse arrivare. Non sono mai stata tranquilla con Draco tra i piedi, tu non mi rendi tranquilla se c'è lui lo capisci? E non importa quanto sia passato, il potere che ha lui si di te è sempre stato forte, chi può dirmi che ora si è indebolito?»

«Dovresti fidarti di me, non dovrebbe dirtelo nessun altro».

«Non mi fido di te quando di mezzo c'è lui» rispose freddamente la donna. «Non l'ho mai fatto».

Harry sentì l'aria mancargli nei polmoni. Era davvero così forte ciò che aveva provato per Draco? Così forte da mettere in allarme anche una come Ginny che di gelosia ne aveva sempre avuta zero? Non poteva crederci, gli sembrava assurdo. Erano passati vent'anni e si rifiutava di credere che il suo cuore battesse ancora per lui, per loro.

«Fai quello che credi, Ginny, ma sappi che Draco non è più un problema».

«Me lo auguro».

Fu l'ultima cosa che disse la rossa prima di rientrare in casa. Fu l'ultima cosa che Harry udì prima di rientrare anche lui.

Ora Draco non era l'unico ad essere fuori sé.

IG: @acciodanjel 🦋

In un'altra vita - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora