Capitolo 7.

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Jisung rimase a guardare Minho per qualche secondo. Era ovvio che volesse provocarlo. Perché mai avrebbe voluto fare qualcosa per il bene di un altro (soprattutto se si trattava di Jisung) sapendo che non gli avrebbe dato vantaggi?

Un sospiro irritato uscì dalle sue labbra. Poi si alzò dal tavolo, prese il suo vassoio e camminò con Hyunjin alla ricerca di un altro posto libero.

Tutti gli studenti lì presenti avevano assistito a quella scena con la bocca aperta. Se dei loro drammi ne era a conoscenza solo qualcuno, proprio in quel momento tutta la scuola lo venne a scoprire. E la cosa sarebbe stata ancora più insopportabile per Jisung.

Un'altra settimana trascorse, e per il corvino fu decisamente la peggiore. I "seguaci" di Minho avevano iniziato a schierarsi contro di lui, lanciandogli occhiatacce e facendo battutine fastidiose.

Ma con i suoi quattro amici al suo fianco, non fu troppo difficile sopportarli. Aveva deciso di dargli finalmente ascolto e di ignorare Minho, di fingere che non esistesse. Questo lo aveva aiutato a concentrarsi e a recuperare gli argomenti che non gli erano chiari.

Tuttavia, dovette rifiutare diverse uscite con i suoi amici per studiare. La cosa lo faceva stare male; non voleva tornare ad essere come era prima, ma allo stesso tempo non voleva rinunciare al suo posto.

Doveva perlomeno andare bene nella verifica di matematica che sarebbe avvenuta la settimana successiva.

Mentre la svolgeva gli sembrava che tutto fosse giusto, era quasi sorpreso della facilità del compito. Eppure, qualche giorno dopo, la professoressa ritornò con le verifiche corrette in mano. Si avvicinò quasi mortificata a Jisung. Lui, confuso, cominciò a preoccuparsi. Prese il compito e vide una cosa che non vedeva da tempo: la penna rossa. Sbatté le palpebre con fare scioccato, girò il foglio e lesse il punteggio: 75/100.

La sua bocca si spalancò ed il foglio gli cadde dalle mani. Non poteva essere vero. Non vedeva un punteggio così basso da anni. In quell'esatto momento, stava realizzando che mantenere il suo posto non sarebbe stato così facile.

Mentre da un lato c'era lui che si disperava per un 75, dall'altro lato della classe c'erano altri che festeggiavano per un 60. E a qualche passo da lui, invece, c'era Minho che guardava il suo compito con un piccolo sorriso sulle labbra.

Jisung si girò leggermente per sbirciare, e quasi gli venne un mancamento quando lesse il suo punteggio: 100/100.

In quel momento non solo si era completamente rovinato la media scolastica, ma era stato davvero superato da qualcuno. Un sospiro disperato uscì dalle sue labbra, prima di far cadere la testa tra le sue braccia incrociate.

Suonata la campanella, tutti gli studenti fecero per uscire dalla classe, ma due in particolare vennero fermati dalla professoressa. Si lanciarono uno sguardo veloce, poi si avvicinarono alla cattedra.
-"Jisung, hai rifiutato la mia proposta e hai visto com'è andata. Non pensi che forse ti aiuterebbe prendere ripetizioni da Minho?" Domandò la donna, mentre il corvino aveva le braccia incrociate ed il castano lo guardava con fare divertito.

Trascorse qualche momento di silenzio, poi deglutì e finalmente si decise a parlare.
-"Ha ragione. Forse dovremmo... provare." Mormorò, lanciando una veloce occhiata al ragazzo davanti a sé. La professoressa sorrise, poi diede il permesso ai due ragazzi di uscire.

Jisung aveva lo sguardo fisso proprio davanti a sé, mentre attraversava il corridoio pieno di studenti che si stavano affrettando a liberare il passaggio. In quel momento, Minho accelerò il passo e si mise a camminare affianco al corvino senza dire una sola parola.

Tutta la scuola li guardava con curiosità.
-"Che vuoi?" Chiese Jisung quando si rese conto della presenza che lo accompagnava.
-"Quando ci vediamo per queste ripetizioni?" Domandò a sua volta Minho, guardando il corvino che non si preoccupava di pensare ad una risposta.

Così il castano scattò e si mise davanti all'altro, bloccandogli la strada. Questo sospirò con esasperazione.
-"Domani alle 16 nella biblioteca qua sotto. Ciao." Fece per aggirare Minho, ma questo si spostò nella sua direzione per non farlo passare.

-"Domani non posso. Oggi." Ribatté, guardando l'altro dritto negli occhi.
-"Va bene. Ciao." Rispose Jisung, stufo di quella situazione. Finalmente aggirò l'altro e svoltò per un altro corridoio, mentre tutti gli studenti ridacchiavano per la scena a cui avevano appena assistito.

Giunto a mensa, non perse tempo a raccontare l'accaduto ai suoi amici.
-"Minchia, magari lo prendessi io un 75 a matematica." Disse Changbin, mentre veniva fulminato con lo sguardo dai suoi quattro amici. Alzò le mani. "Scusate."

-"Per me hai fatto bene, Jisung. Magari non è così insopportabile come pensi tu." Disse poi Jeongin, mettendo una mano sulla spalla del corvino, che sospirò.
-"È l'essere più insopportabile della terra, e queste ripetizioni non mi serviranno a nulla." Dette queste parole, salutò i suoi amici pigramente ed uscì da scuola.

Giunto a casa, subito si buttò sul letto. Era così demoralizzato. Solitamente una verifica di matematica era un gioco da ragazzi per lui. Questa volta si era persino impegnato ed aveva ricevuto pessimi risultati. Gli sembrava incredibile.

Perdendosi tra i suoi pensieri, si addormentò con la testa dolorante. Quando riaprì gli occhi, si stiracchiò e prese il telefono. Lesse l'orario: erano le 16.15. Aveva dormito parecchio. Posò nuovamente il telefono sul comodino, quando la realizzazione lo colpì.

Si era dimenticato delle ripetizioni, e neanche aveva il numero di Minho per avvertirlo. Con le mani tra i capelli, prese a girare per la camera, non sapendo cosa fare. Poi decise di indossare velocemente le scarpe ed uscire di casa, con i capelli tutti disordinati ed i quaderni che stavano per cadergli dalle mani.

Cominciò a correre per le strade, attraversando con il rosso e rischiando di essere preso in pieno da un paio di macchine, ma fortunatamente fu abbastanza veloce da schivarle. Tutta quella resistenza neanche lui sapeva dove l'aveva trovata, dal momento che a educazione fisica non riusciva a fare neanche un giro di campo senza stancarsi.

Cinque minuti dopo, era finalmente giunto davanti alla biblioteca. Dopo aver recuperato il fiato, si rese conto di avere una figura proprio di fronte a sé.
-"Sei in ritardo." Disse il castano con le mani in tasca ed un'espressione fredda come il ghiaccio. "Di 25 minuti."

Non me n'ero proprio accorto, Sherlock.

Better Than Me?; MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora