Capitolo 10.

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Le vacanze furono, a detta di Jisung, le più belle che avesse mai vissuto (tranne per l'inconveniente con sua madre, che gli costò una discussione di ben 2 ore).

Non si sarebbe mai dimenticato di quando, la sera di Natale, i suoi amici si presentarono a casa sua (vestiti in maniera oscena) per dargli dei regali, facendolo sentire in colpa che lui non gliene avesse fatti. Si inventò una scusa, e un paio di giorni dopo anche lui aveva dato un regalo ai suoi 4 amici.

Quando tornò a scuola si sentiva così felice. Nulla avrebbe potuto rovinare il suo buon umore. Ed effettivamente, così fu.

Per qualche giorno Jisung si rese conto che Minho non aveva neanche provato a dargli fastidio. Non gli aveva mai rivolto la parola, nemmeno un solo sguardo. Anzi, sembrava quasi spaventato quando incontrava il corvino per i corridoi.

Tanto che Jisung si chiese se la teoria di Hyunjin fosse vera.

-"E quindi non avete visto niente?" Domandò a Changbin e Jeongin con fare disperato. Necessitava di conoscere la verità, in un modo o nell'altro.

-"Te l'abbiamo detto. Un momento prima eri affianco a noi, quello dopo eri per terra." Spiegò Jeongin per l'ennesima volta.
-"Se può esserti d'aiuto, subito dopo abbiamo visto un ragazzo dai capelli castani correre via. Nulla di più." Aggiunse Changbin.

-"E non ricordi... che ne so, com'era vestito?" Chiese Jisung. Qualsiasi informazione, anche insignificante, gli sarebbe stata d'aiuto. In ogni caso, i due ragazzi si scambiarono un'occhiata, poi scossero la testa. Il corvino sospirò, poi prese a camminare per il corridoio assieme ai suoi due amici.

-"Bene, allora forse sono io che mi faccio troppe paranoie. Insomma, quanti ragazzi hanno i capelli castani? Lui non è mica il re dei capelli castani, no?" Disse, ridacchiando nervosamente, cercando di autoconvincersi che non si trattasse davvero di lui.

Gli era venuta una vera e propria ossessione per questo... "mistero". Beh, di certo non gli capitava tutti i giorni di ubriacarsi e baciare un tipo a caso, quindi era ovvio che fosse curioso. Soprattutto se c'era la possibilità che si potesse trattare del suo nemico.

Cominciò a studiare ogni foto della festa che trovava, di ogni studente, per capire se nello sfondo avesse potuto vedere qualcosa, ma nulla.

Questo fatto lo stava tormentando, tanto che aveva ricominciato a perdersi durante le lezioni. Ancora una volta, la professoressa si ritrovò a parlare con Jisung delle ripetizioni.

-"Se avete smesso, trovo sia opportuno che voi due ricominciaste. Stavolta, per aiutarvi a vicenda. Ho notato che entrambi state rimanendo indietro su argomenti diversi, perciò potreste darvi una mano l'un l'altro." Propose la professoressa, e stavolta il corvino accettò senza esitare.

Per come erano andate le cose, pensò che ormai era meglio smettere di fare resistenza e di rassegnarsi. E, per la prima volta, sarebbe dovuto andare a cercare Minho.

Uscito dalla classe, poté vederlo svoltare nello stesso corridoio in cui si trovava lui. Rimasero a guardarsi per qualche secondo, poi il castano deglutì e cambiò direzione, affrettandosi a tornare da dove era venuto.

Jisung aggrottò le sopracciglia, poi allungò il passo per raggiungerlo. Finalmente arrivò a camminargli di fianco, ma questo sembrava poco interessato. Al contrario di tutti gli studenti che popolavano il corridoio, fin troppo curiosi di questa improvvisa interazione.

-"Stai cercando di evitarmi, Minho?" Domandò il corvino, mentre l'altro teneva lo sguardo fisso di fronte a sé.
-"Perché? Non è quello che volevi?" Il castano si fermò, poi guardò il più basso con un sorrisetto. "O forse ti manco?"

Jisung sospirò, poi si fermò e guardò Minho.
-"Dobbiamo riprendere le ripetizioni. La prof dice che-"
-"Va bene." Lo interruppe il castano.

Il corvino fu piuttosto irritato, non amava le persone che lo interrompessero quando stava parlando. Ma infondo, neanche lui era tanto interessato a portare avanti quella conversazione.

-"Oggi alle 16 in biblioteca?" Propose Jisung, incrociando le braccia.
-"Perfetto." Ribatté Minho. I due rimasero a guardarsi per qualche secondo, poi presero due direzioni opposte.

All'orario che avevano accordato, entrambi si trovavano già seduti ad uno dei tavoli messi a disposizione.

-"Allora, visto che mi hai sempre aiutato tu... magari stavolta posso iniziare io. Ad aiutare te, dico." Jisung parlò, mentre disponeva i suoi quaderni e libri sul tavolo.

Non ricevendo una risposta, si voltò verso il castano, che lo stava già guardando in maniera preoccupante.
-"Ti senti bene?" Gli domandò guardandolo dall'alto in basso. Minho deglutì ed annuì, ritornando alla realtà.

-"Quindi? Su che hai difficoltà?" Chiese poi, incrociando le braccia. Lo sguardo del castano sembrava essersi perso nel vuoto, come se in quell'istante la sua memoria fosse stata cancellata.

-"Minho? Che hai?" Lo chiamò il corvino, portando una mano sulla sua spalla come per risvegliarlo.

E in quel momento, il tempo fu come essersi fermato. Nella mente di Jisung si annebbiò tutto e, solo per un secondo, evidenziò quel ricordo. Il ricordo del ragazzo che aveva baciato.

In solo quell'istante sembrò ricordarsi delle sue labbra dolci, del suo piacevole profumo, dei suoi morbidi capelli, delle sue mani sui propri fianchi.

E quegli occhi. Quei maledetti occhi scuri che aveva guardato prima di svenire, prima di perdere ogni ricordo dell'avvenimento.

I loro sguardi si incrociarono per qualche secondo, mentre in quel momento il silenzio era più rumoroso di qualsiasi altro suono.

Minho si schiarì la voce e sbatté le palpebre come per svegliarsi dai pensieri che invadevano la sua mente, e lo stesso fece Jisung.

-"Dicevo... su cosa hai, uhm... dubbi, difficoltà?" Prese a dire il corvino, mentre cercava in qualsiasi modo di non incontrare gli occhi del castano.

-"Il nuovo argomento di storia. Non mi entra proprio in testa." Rispose quasi subito l'altro, aprendo il quaderno e leggendo i suoi appunti che, per la prima volta, erano molto confusionari.

-"Oh, in effetti ci sono parecchi dettagli da ricordare. L'importante però è che tu capisca i concetti fondamentali." Mentre iniziava a spiegare l'argomento, Minho sorrise timidamente e lo lasciò fare. Neanche lui sembrava essersi accorto del sorriso che aveva sulle labbra, ma a Jisung non poté sfuggire.

Si chiese il motivo, ma onestamente poco gli importava. Se era vero che lo aveva baciato... beh, che ci poteva fare? Non era in sé, e probabilmente nemmeno Minho lo era. Forse anche lui era ubriaco, forse anche lui non si ricordava con esattezza ciò che era successo quella sera.

Quando i due ebbero finito con le ripetizioni, si diressero verso l'uscita. Jisung fece per andare, senza neanche salutare l'altro, dato che non gli sembrava necessario. Ma questo lo prese per il polso e lo fece girare verso di lui.

Il corvino fu confuso da quell'azione, soprattutto perché Minho aveva un sorriso sulle labbra. Un sorriso che sembrava naturale, non provocatorio.
-"Che fai, te ne vai senza salutare?" Gli domandò, ridacchiando. Jisung lo guardò dall'alto in basso, non capendo il perché di quel comportamento, poi ridacchiò nervosamente giusto per non rendere ancora più imbarazzante la situazione.

-"Ehm, ciao, immagino." Disse, e finalmente l'altro mollò la presa sul suo polso. Rimasero a guardarsi per qualche secondo senza dire nulla, poi Jisung si girò e se ne andò. Invece Minho rimase lì, immobile, guardandolo mentre quello si allontanava.

E si chiedeva se anche Jisung si ricordasse di quel bacio, che lui ricordava tanto chiaramente. Si girò nella direzione opposta, e prese a camminare con un sorriso sulle labbra. Si chiedeva anche se fosse negativo che gli era piaciuto.

Better Than Me?; MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora