Capitolo 25.

87 20 12
                                    

-"Credo di aver visto la porta." Avvertì Minho ad alta voce, cercando di sovrastare la musica così che il corvino potesse sentirlo. Cercò di farsi spazio tra la gente, ma si rese conto troppo tardi che Jisung non fosse più dietro di sé.

Questo, fuori dalla sua volontà, era stato trascinato nei bagni del locale da due ragazzi che non era riuscito a vedere in volto e, per quanto avesse provato a dimenarsi per scappare, non gli era stata concessa nessuna via di fuga.

-"Che cazzo-" Non riuscì a finire di parlare che uno dei due ragazzi prese il suo volto con entrambe le mani e lo baciò. Il suo corpo reagì all'istante e, portando entrambe le mani sulle sue braccia, lo spinse via con forza, ma si sbilanciò e cadde per terra, ritrovandosi seduto con la schiena poggiata contro il muro.

Ebbe il coraggio di alzare lo sguardo, e riconobbe immediatamente quei due volti. Gli stessi due ragazzi che avevano fermato lui e Minho in corridoio qualche settimana prima, gli stessi che avevano quasi iniziato una rissa quel giorno, prima che Wonyoung intervenisse.

-"Ma che cazzo di problemi hai?" Urlò Jisung, mettendosi in piedi e stringendo le mani in due pugni, fumante di rabbia. In risposta, i due ragazzi gli risero in faccia, prima che chiudessero la porta dietro di loro a chiave. Jisung stava cominciando ad avere paura.

-"Che state facendo adesso? Perché chiudete..." Fece un passo indietro.
-"Non farti un'idea sbagliata, non sarei interessato a te neanche sotto tortura. Ma diciamo che..." Si voltò verso il suo amico, impegnato a cercare qualcosa nel suo telefono, e rise. "Per trecentomila won (circa 200 euro), si fa di tutto."

Jisung era scosso. Non capiva per quale possibile motivo qualcuno vorrebbe mai pagare quella cifra per far rapire un ragazzo a caso e baciarlo, rinchiudendolo nei bagni. Doveva uscire da lì.

Con passo deciso, andò incontro ai due ragazzi e cercò di superarli per raggiungere la porta, ma questi due lo bloccarono e lo fecero tornare indietro.
-"Lasciatemi andare, cazzo! Perché state facendo tutto questo?" Urlò con le lacrime agli occhi, confuso e adirato come non mai.

I due ragazzi si scambiarono un'occhiata, poi tornarono a guardare il corvino con un ghigno. E subito la realizzazione colpì Jisung. Non stava succedendo tutto per caso. C'era qualcosa dietro, o meglio qualcuno. E la paura cominciò a far tremare il suo corpo.

-"No, cazzo, no. Siete fuori di testa." Mormorò con la voce tremolante mentre estraeva il telefono dalla tasca dei suoi jeans. Fece fatica a distinguere i contatti con tutte quelle lacrime che minacciavano di uscire dai suoi occhi, ma non appena trovò il contatto di Minho, lo chiamò all'istante.

Questo, d'altro canto, era rimasto nel locale a cercare Jisung.
-"Ma dove si è cacciato?" Si domandò, non poteva certo essere andato lontano. Per il tragitto incontrò anche Hyunjin e Yongbok, ma loro non l'avevano visto. Allora pensò di uscire fuori, magari l'aveva anticipato.

Tuttavia, non appena fu uscito dalla porta sul retro, appoggiato al muro a due passi da sé riconobbe una figura fin troppo familiare. Quella ciocca bionda tra i suoi capelli corvini, purtroppo, l'avrebbe riconosciuta tra migliaia di persone. Sospirò e roteò gli occhi con fare infastidito; fece per tornare dentro, prima che la sua voce lo fermasse.

-"Cerchi qualcuno?" Domandò, con un tono di voce un po' troppo sicuro. Il castano allora si congelò sul posto, poi indietreggiò e si avvicinò a Kyungmin per fronteggiarlo.
-"Come fai a saperlo?" Ribatté, incrociando le braccia al petto. Sul volto dell'altro comparve un ghigno.

-"Di solito girate sempre insieme, tu e il tuo ragazzo. Sempre se state ancora insieme." Le ultime parole uscirono mormorate, tanto che Minho stesso fece fatica a sentirle, ma quando capì cosa avesse detto aggrottò le sopracciglia con confusione.
-"Perché non dovremmo stare più insieme?" Gli chiese con un brutto presentimento. Qualcosa gli diceva che stava solo perdendo tempo a restare lì con lui.

Kyungmin lo guardò con un ghigno.
-"In una relazione, di solito, non ci si nasconde nei bagni per baciarsi altri ragazzi." Disse quasi in un sussurro, mentre la sua espressione ritornava ad essere fredda come il ghiaccio.

-"E io che ti stavo anche dando ascolto. Fammi un favore, Kyungmin, evita di continuare a rompermi il cazzo." Disse Minho mentre tornava alla porta, ma ancora una volta le parole dell'altro lo fecero bloccare sul posto.
-"L'ho visto con i miei occhi."

Minho sbuffò e si voltò verso Kyungmin.
-"E tu pensi davvero che io ti creda? Se è un modo per cercare di farmi tornare da te, fidati, non funziona." Fece qualche passo verso di lui, fino a ritrovarsi faccia a faccia con lui. "Ho occhi solo per Jisung, mettitelo in testa."

Ancora una volta, sul volto di Kyungmin si disegnò un ghigno. Tirò fuori dalla tasca dei propri pantaloni il suo telefono, e girò lo schermo verso Minho.
-"Puoi vederlo con i tuoi stessi occhi, se proprio non mi credi. Lo so che è difficile da accettare, ma lo sto facendo per te."

Minho, confuso, guardò quella foto. In primo piano c'era un ragazzo alto, le cui spalle larghe coprivano quasi completamente il ragazzo che aveva davanti a sé, di cui si poteva vedere solamente una mano, che circondava un suo braccio, e qualche ciocca dei suoi capelli corvini.

Minho scoppiò a ridere.
-"E tu vorresti convincermi che questo sia Jisung? Andiamo, non sono così stupido. Potrebbe essere qualsiasi ragazzo con i capelli..." Le parole gli morirono in bocca nel momento in cui notò un dettaglio della foto che gli era sfuggito.

Guardò con più attenzione la mano del ragazzo, ingrandì la foto su quel particolare. L'anello. L'anello d'argento con la M incisa su di esso. Minho rise ancora, ma stavolta era una risata nervosa, incredula.

-"Non è possibile." Mormorò, mentre teneva gli occhi incollati su quella foto, e più la guardava, più quel ragazzo cominciava a sembrargli Jisung. La statura, il modo in cui i capelli corvini erano sistemati, le mani. Alcune lacrime si formarono nei suoi occhi.

Kyungmin spense lo schermo del telefono e lo ripose nella propria tasca. Minho cominciò a tremare. Non poteva crederci, non riusciva a crederci. Jisung non avrebbe mai potuto fargli una cosa simile, eppure quella che aveva davanti a sé era una foto. Non poteva essere modificata, quell'anello gliel'aveva dato lui stesso. Doveva essere autentica.

Si forzò a cominciare a crederci, perché quella davanti a sé, anche se non voleva ammetterlo, era una prova autentica. Era davvero stato così stupido da aver creduto di poter essere amato? Era davvero stato così stupido da convincersi che Jisung lo amasse? Forse era vero che uno come lui non poteva essere amato. Le lacrime cominciarono a bagnare le sue guance.
-"Mi dispiace." Disse Kyungmin.

E in quel momento, la porta si spalancò. Ne uscì Jisung, con il fiato pesante e le lacrime che ancora scendevano lungo le sue guance. I suoi occhi erano spalancati, aveva paura, non poteva credere che qualcuno avesse tanta cattiveria da fargli una cosa del genere. I suoi occhi finirono prima su Kyungmin, e poi su Minho davanti a lui.

-"Minho. Minho, ti prego, non potrai veramente credere che..." Le parole gli morirono in bocca quando gli occhi del castano finirono nei suoi. E in quegli occhi vedeva un dolore estenuante. Un dolore che aveva causato lui, per la cattiveria e il divertimento di qualcun altro.

Ma Minho, tra tutte le lacrime, riusciva a vedere solamente un traditore.

Better Than Me?; MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora