Capitolo 23.

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La cena fu terribilmente imbarazzante. Minho teneva lo sguardo fisso nel suo piatto, evitando qualsiasi tipo di interazione col ragazzo affianco a sé, che invece cercava di iniziare una conversazione chiedendogli di passargli prima il pane, poi l'acqua, poi un tovagliolo, e così via.

-"Non appena ho conosciuto il mio nuovo fidanzato, ho chiesto a Kyungmin di tornare qui. Purtroppo il mio ex marito è sempre stato un mostro; non avrei mai voluto lasciarlo con lui in primo luogo, ma me l'ha portato via senza sentirmi, a quel tempo." Prese a spiegare la donna seduta affianco a Kyungmin, sua madre.

-"Sono felice che ci siamo ritrovati." Disse con un sorriso la madre di Minho, riprendendo la chiacchierata, di cui il castano non ascoltò neanche una parola. Non sopportava stare lì, voleva solo andarsene.

Lo sguardo di Kyungmin che cercava costantemente il suo lo soffocava, non lo lasciava respirare, e per distrarsi cercava Jisung tra i suoi ricordi, le sue parole, le sue rassicurazioni, il suo sorriso, che gli davano un po' di forza.

Fu quando sentì la sua mano sfiorare la sua che non si controllò più. Scattò in piedi e deglutì, prima di annunciare agli altri che sarebbe andato al bagno, non specificando che non aveva alcuna intenzione di tornare.

Dunque, si allontanò dalla sala da pranzo e si rifugiò nel bagno, estraendo il telefono dalla tasca e cercando Jisung tra i contatti. Aveva bisogno di sentire la sua voce.

Prima che potesse cliccare il suo nome sullo schermo, però, sentì la porta del bagno dietro di sé aprirsi. Aveva dimenticato di chiuderla a chiave, e adesso si era ritrovato Kyungmin sulla porta che lo guardava.

Senza dire una parola, si avvicinò al castano e lo superò, appoggiandosi poi al davanzale della finestra ed estraendo un pacchetto di sigarette e l'accendino dalla tasca dei jeans. Ne prese una e la accese, facendo un tiro e buttando via il fumo fuori dalla finestra.

Minho rimase immobile senza guardarlo, un'idea gli piombò della mente. Non poteva continuare a scappare, forse un confronto era ciò che serviva. Molto probabilmente non sarebbe riuscito a reggerlo, ma se era ciò che serviva per liberarsi di lui, allora non aveva scelta.

Così strinse i pugni, fece un profondo respiro e si voltò, avvicinandosi all'altro e poggiando la schiena contro il muro affianco a lui. Fu Kyungmin ad iniziare la conversazione.

-"Vuoi?" Disse, posando lo sguardo su di lui e porgendogli la sigaretta. Minho la guardò, ci pensò su per qualche secondo ed annuì lentamente, non molto convinto, ma forse era una buona occasione per facilitare quel confronto. La prese tra le dita e Kyungmin si spostò leggermente, lasciandogli lo spazio per poggiarsi al davanzale con lui.

Dopo aver fatto un tiro, restituì la sigaretta al proprietario, poi cominciò a parlare.
-"Che cosa vuoi da me?" Domandò, con un tono di voce non necessariamente arrabbiato. Era solo stanco, e voleva sentire la verità uscire dalla sua bocca, o non ce l'avrebbe fatta più.

Una risatina uscì dalle labbra di Kyungmin, forse a causa della sua franchezza.
-"Voglio che tu sappia tutto." Ribatté, i suoi occhi freddi fissi nel vuoto celavano le sue emozioni, rendendole non interpretabili. E quando Minho si voltò per guardarlo in faccia, non poté fare a meno di notare quanto fosse cambiato.

Non disse nulla, aspettò che fosse lui a parlare. Dopo aver preso un'altra boccata della sigaretta, finalmente cominciò a parlare.

-"Lo sapevo già da tempo che sarei dovuto trasferirmi. E se non ti ho detto nulla, Minho, era perché non volevo ferirti. Lo sapevo quanto ci tenevi a me, lo sapevo cosa significavo per te. E sapevo anche di provare qualcosa per te." Minho deglutì e distolse lo sguardo, momento in cui Kyungmin si voltò per guardarlo. "Al tempo io non lo avevo capito, avevo a malapena 13 anni, non sapevo cosa significasse ciò che provavo per te. Sapevo solo che lo ritenevo sbagliato, perché eri il mio migliore amico, e non eri una ragazza."

Distolse lo sguardo anche lui, prendendo un'ultima boccata della sigaretta, gettandola quando fu terminata.
-"Mio padre mi ha costretto a venire con lui, perché voleva portarmi via da mia madre e ferirla. E non feriva solo lei. Non mi voleva davvero. Mi picchiava, si prendeva gioco di un ragazzino, traeva divertimento dal mio dolore. Per questo sono tornato, appena ne ho avuto l'occasione." Si voltò nuovamente verso Minho. "Ti pensavo ogni giorno, lì. Non potevo scriverti, mio padre mi controllava il telefono. Ma eri sempre nella mia mente. L'ho capito troppo tardi, Minho, di essermi innamorato di te."

Minho cominciava a fare fatica a trattenere le lacrime. Non voleva più sentire nulla. Era troppo per lui. Ci fu qualche momento di silenzio, prima che riuscì a trovare la forza per parlare.
-"Non hai ancora riposto alla mia domanda." Disse, cercando di nascondere il dolore nel suo tono di voce. Lo guardò negli occhi, con un'espressione più fredda del ghiaccio.

-"Voglio scusarmi con te. Avevo 13 anni, non sapevo cosa fare." Disse, e per la prima volta Minho poté giurare di aver visto un'ondata di dolore scintillare nei suoi occhi. "Il mio cuore ti appartiene, Minho."

Il castano deglutì, e distolse lo sguardo. Quelle parole si ripeterono ancora un'altra volta nella sua mente, prima che trovasse di nuovo la forza di parlare.
-"Sei stato la prima persona a trattarmi come un essere umano, a non farmi sentire sbagliato. Mi sono sentito abbandonato, quando te ne sei andato. Ero distrutto, solo e spaventato." Fece una pausa. "Mi piacevi, Kyungmin. Volevo dichiararmi, ma era già troppo tardi."

Il silenzio fu assordante. Sembrò durare un'eternità, fu insopportabile per Minho. Si voltò, fece per andarsene, prima che Kyungmin lo afferrasse per il polso e gli impedisse di allontanarsi.

-"Riproviamoci."

Better Than Me?; MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora