Capitolo 14.

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-"CHE COSA CAZZO MI STAI DICENDO JISUNG." Le parole di Hyunjin uscirono praticamente gridate, a giudicare da come tutti gli studenti presenti a mensa si fossero girati verso il loro tavolo.

Il corvino gli diede un colpetto sul braccio per rimproverarlo. Neanche voleva dirglielo, sinceramente. Non sapeva come l'avrebbe presa, dal momento che... neanche lui stesso aveva ben realizzato la cosa.

-"E tu che cosa hai fatto?" Gli chiese Yongbok con curiosità, dopo aver mangiato l'ultima patatina nel suo piatto. Jisung alzò lo sguardo verso di lui e deglutì.
-"Beh... per un momento ero rimasto paralizzato. Ma poi... diciamo che mi sono rilassato." Rispose, ma continuò a parlare prima che i suoi amici potessero solo mostrare una reazione. "E poi sono scappato."

I quattro amici sospirarono e scossero la testa con fare deluso.
-"Prima lo baci e poi scappi? Guarda che lo spaventi." Scherzò Changbin.
-"Innanzitutto è lui che ha baciato me. E poi... era una situazione strana."



Le labbra di Minho erano premute dolcemente contro quelle di Jisung. Lui inizialmente era rimasto immobile, come se il suo corpo si fosse congelato sul posto. Ma la sensazione era così piacevole, che per un attimo si dimenticò di tutto e ricambiò quel bacio.

Lentamente il castano si allontanò dal viso del corvino con un sorrisetto sulle labbra, mentre i loro occhi erano incatenati l'un l'altro.

Ad interrompere la dolce quiete che si era creata furono dei colpi sulla porta. Minho sospirò con irritazione e si diresse verso di essa, facendo segno all'altro di attendere lì.

Questo rimase totalmente immobile. La sua mente ancora non concepiva ciò che era successo, ma soprattutto il fatto che gli fosse piaciuto.

Nel momento in cui Minho aprì la porta, venne rivelata la figura della madre proprio lì con le braccia conserte.
-"Io e te dobbiamo fare una bella chiacchierata. E senza di lui." Disse, mentre il castano cominciava già ad innervosirsi.

-"Perché non-"
-"Lascia stare. Me ne stavo andando in ogni caso." Lo interruppe Jisung, che aveva velocemente raccolto le sue cose e si era avvicinato a loro.

Minho lo guardò, senza dire una sola parola. E iniziò a pensare che aveva rovinato tutto. Pensò che avesse mandato all'aria quella poca simpatia che il minore aveva nei suoi confronti solo con quel bacio.

Il corvino deglutì, poi superò i due ed uscì da quella casa, mentre un'ondata di emozioni lo colpiva dritto nel petto. Non ci stava capendo più niente. Perché stava così male se stava anche così bene? Perché gli sembrava così sbagliato ma anche così giusto?



-"Dici che è per questo che oggi Minho non è venuto a scuola?" Domandò Hyunjin mentre riaccompagnava il suo migliore amico a casa. Quello fece le spallucce, poi annuì.
-"Non lo so. Credo che abbia preso ciò che ho fatto come qualcosa di negativo." Ribatté, fermandosi quando giunse davanti alla porta di casa sua.

Il biondo sospirò, poi posò entrambe le mani sulle spalle del più basso e si avvicinò al suo viso, come quando si parla con dei bambini e si vuole attirare a pieno la loro attenzione.

-"Ascolta Jis, non è molto comune che uno prenda e bacia il suo nemico dal nulla. Lascia stare quello che prova lui, ne parlete quando ne avrete l'occasione. Io voglio che tu ti concentri su quello che provi tu, su quello che vuoi tu." Gli disse, ed il corvino annuì con un piccolo sorriso sulle labbra.

Il biondo ricambiò quel sorriso e poi gli diede una pacca sulla spalla, facendo per andarsene, ma fu fermato dall'altro.
-"E che mi dici di te e Yongbok?" Gli domandò. Hyunjin sospirò e chiuse gli occhi, prima di girarsi nuovamente verso Jisung.

-"Non ricorda nulla, ma è meglio così. Troverò l'occasione per parlargli bene di tutto." Ribatté poi, annuendo come per riconfermare le sue stesse parole.
-"Bene, ma fallo davvero eh. Dovete proprio confrontarvi, voi due. È quello che vi serve." Rispose Jisung, sorridendo e salutando l'altro prima di entrare in casa.

La mattina seguente, come ogni giorno, Jisung si incontrò con i suoi amici prima dell'inizio delle lezioni, e poi si diresse nella sua aula.

Ma una cosa non poté proprio sfuggirgli: il banco di Minho era di nuovo vuoto. E qui iniziò a preoccuparsi se la cosa dipendesse da quello che era successo tra loro due.

Per tutta la durata delle lezioni non poté fare a meno che pensarci. Ed il giorno dopo si ripeteva la stessa storia: Minho era assente ancora una volta.

Dopo il fine settimana, Jisung aveva chiarito i suoi pensieri. Era arrivato alla conclusione che, forse, avrebbe dovuto concedere una possibilità a Minho. Insomma... richiede tanto coraggio baciare una persona sapendo che questa ti odia a morte. E se lui l'aveva fatto, forse ci teneva davvero.

Ricordò anche il modo in cui lo aveva difeso da sua madre, il modo in cui era stato così gentile con lui durante le ripetizioni. Forse non era una persona così odiosa come lo aveva sempre visto. Forse nascondeva di più, qualcosa che stava avendo il coraggio di mostrare a Jisung. Si meritava una possibilità.

E a Jisung, l'occasione di parlargli, gli si presentò proprio quel lunedì mattina, quando mise piede nella sua aula e subito i suoi occhi incontrarono quelli così scuri e meravigliosi del castano.

Deglutì. Era preoccupato per lui, ma vederlo lì voleva dire che andava tutto bene. Rimasero a guardarsi per qualche secondo, prima che la professoressa entrasse in classe e cominciasse a fare l'appello.

Al termine della lezione, Minho si avvicinò al corvino, che non si era ancora alzato dal proprio banco.
-"Jisung... possiamo parlare?" Mormorò, guardandolo negli occhi. Ma prima che questo potesse rispondere, una voce femminile interruppe la loro interazione.

-"Minho, Jisung, volevo dire che ho visto i vostri progressi nell'ultima verifica, e complimentarmi per i vostri 100/100. Non c'è più bisogno delle ripetizioni." Furono le sue uniche parole, prima di uscire dalla classe con un ampio sorriso.

Trascorse qualche secondo di silenzio.
-"Dicevi?" Chiese Jisung con un dolce tono di voce, ma Minho scosse la testa e si diresse verso la porta dell'aula.
-"Niente di importante, lascia perdere." Ribatté, prima di uscire da lì. Ma Jisung non poteva lasciarlo andare.

Subito si alzò dal banco e lo seguì a passo svelto, prendendolo per il polso e facendolo girare verso di lui. Quando i loro sguardi si incrociarono, tuttavia, deglutì. Come se tutta la sicurezza che aveva poco prima fosse svanita nel nulla.

Erano nel bel mezzo del corridoio, e gli studenti li stavano guardando con fare stupito, mentre ridacchiavano e si sussurravano cose tra di loro. Ma loro due non ci facevano caso. In quel momento, mentre si guardavano negli occhi, niente era abbastanza importante.

-"Scusa, sono stato uno stupido." Fu Minho a parlare. Jisung schiuse le labbra per ribattere, insicuro di cosa volesse dire, e rimase a guardare il castano come per dirgli "non importa. Resta." Ma il suo silenzio non venne preso come avrebbe voluto lui, dal momento che Minho si liberò della sua presa e sparì da quel corridoio.

Better Than Me?; MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora