Capitolo 15.

379 45 15
                                    

Per i giorni che seguirono, Jisung pensò che forse a Minho serviva del tempo per pensare, siccome a lui aveva notevolmente aiutato. Magari non aveva le idee tanto chiare, visto come non aveva neanche provato a parlargli dopo averlo baciato.

Tuttavia, non fu una grande idea. Adesso per i corridoi era cominciata a girare la voce che Minho avrebbe cambiato scuola. In effetti non sarebbe stato tanto assurdo; vista la sua famiglia, non avrebbero avuto problemi a fargli cambiare scuola un'altra volta.

Ma Jisung semplicemente non ci credeva. Voleva sentire la conferma dal diretto interessato. Così, quella mattina, si decise a parlargli.

-"Ciao Minho." Gli disse all'uscita di scuola, affrettandosi a raggiungerlo tra la folla di studenti.
-"Ciao Jisung." Ribatté questo, tenendo lo sguardo dritto di fronte a sé, non voltandosi neanche a guardare il minore, per far capire che non aveva tanta voglia di parlare.

-"Cos'è? Prima mi baci e poi non hai neanche il coraggio di guardarmi in faccia?" Gli disse allora il corvino. A quel punto Minho si fermò, sospirò e finalmente lo guardò.
-"Sai, a giudicare da come te ne sei andato subito dopo, non pensavo che saresti rimasto a sentirmi." Disse, riprendendo a camminare. Tuttavia, non gli lasciò il tempo di rispondere. "Comunque, il marciapiede affollato non è il posto migliore per discuterne."

Jisung per un momento non disse nulla. In effetti aveva ragione, ma come avrebbe dovuto reagire? Non era tanto prevedibile ricevere un bacio dalla persona che meno sopportava.

-"Allora incontriamoci oggi pomeriggio. Proproni tu il posto che ti sembra più adatto per discuterne." Rispose subito dopo, seguendo l'altro. Questo sembrò pensarci su per qualche momento. Non lo dimostrava, ma gli importava davvero sapere cosa ne pensava Jisung.

-"Vieni sotto casa mia alle 17, poi ti porto io in un posto." Disse, con la sua solita espressione più fredda del ghiaccio. Al contrario, sul volto del corvino era stampato un sorriso divertito.
-"L'hai trasformato in un appuntamento?"

-"Consideralo come ti pare." Ribatté il maggiore, non riuscendo a nascondere il sorrisetto che era comparso sulle sue labbra. E questo non sfuggì a Jisung; amava quei piccoli momenti in cui la sua maschera cadeva, e rivelava il vero Minho.

-"Bene, allora sarò puntuale. Ci vediamo dopo." Lo salutò, dirigendosi della direzione opposta.
-"A dopo." Ribatté l'altro, continuando a camminare con un sorriso che adesso poteva smettere di nascondere.

Giunto a casa, Jisung chiamò immediatamente Hyunjin per raccontargli di quanto era accaduto. Inutile dire che uscì fuori di testa.
-"E quindi andrai ad un appuntamento con Lee Minho?" Continuava a domandare, incredulo. Il corvino sospirò.

-"È tutt'altro che un appuntamento, idiota. Dobbiamo solo... parlare." Ribatté Jisung, mentre un piccolo sorrisetto compariva sul suo volto. L'idea di andare ad un appuntamento con Minho non gli dispiaceva, ma non l'avrebbe mai ammesso.

-"Appena torni devi raccontarmi tutto, sia chiaro." Rispose il biondino dall'altra parte del cellulare. Ma, prima che terminasse la chiamata, riprese a parlare. "E non reprimere i tuoi sentimenti, Jisung, capito? Metti da parte l'orgoglio e fai quello che ti sembra più giusto, segui il tuo cuore."

Alle 17 in punto, come si erano accordati, Jisung si trovava sotto casa di Minho. Qualche minuto dopo, poté finalmente vedere il castano uscire dalla porta d'ingresso ed avvicinarsi a sé.
-"Le 17:03." Fu la prima cosa che il corvino disse, con un sorrisetto sulle labbra. "Sei in ritardo." Aggiunse poi.

-"Chiudi la bocca e seguimi." Lo mise a tacere l'altro, scuotendo la testa per cercare di nascondere il sorriso che aveva sulle labbra. Jisung alzò le mani e ridacchiò, poi fece come gli era stato detto e seguì il più alto.

Per il tragitto nessuno dei due disse una sola parola. In effetti il corvino avrebbe voluto parlare, ma sapeva che non era lui a dover dare spiegazioni, così decise semplicemente di tacere e vedere dove Minho lo stesse portando.

Nel giro di dieci minuti, si ritrovarono in un parchetto ben curato, circondato interamente dal verde. Si sedettero su una panchina sotto un'albero da cui era visibile il piccolo laghetto posto proprio lì davanti.

-"È davvero stupendo." Commentò Jisung guardandosi attorno, rompendo il silenzio.
-"Già. Ci vengo da quando sono piccolo, mi trasmette tranquillità." Ribatté il castano, con un ampio sorriso sulle labbra.

Trascorse qualche attimo di silenzio, quando finalmente Minho riprese a parlare.
-"Senti, Jisung." Lo chiamò, dal momento che si era distratto ad ammirare il paesaggio. "So che ti devo molte spiegazioni." Aggiunse.

Adesso aveva la piena attenzione del corvino, che annuì per incitarlo a continuare.
-"Se ti devo dire la verità, Jisung... Io non mi pento di averti baciato. Nessuna delle tre volte." Disse. Le guance del corvino si colorarono di un leggero rosso, mentre un piccolo sorriso si faceva strada sulle sue labbra.

-"Aspetta... tu come fai a sapere di avermi baciato la seconda volta, se eri bendato?" Ribatté, e Minho ridacchiò con imbarazzo.
-"Sai, ho pensato che nessuno l'avrebbe scoperto se avessi barato..." Rispose, e questa volta fu il minore a ridere.

-"Beh, adesso però io lo so." Disse con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra.
-"E sei fiero di saperlo?" Domandò Minho sarcasticamente.
-"Sì che lo sono. Adesso so che non l'hai fatto solo perché eri costretto a farlo." Rispose il corvino, sorridendo alle sue stesse parole.

Era proprio così: Minho aveva scelto di baciarlo, non si era tirato indietro quando avrebbe potuto farlo senza problemi, dopo aver tolto il pezzo di stoffa che copriva i suoi occhi ed aver visto Jisung. Ma la domanda sorgeva spontanea: perché lo aveva fatto? E la risposta arrivò prima che il corvino potesse solo iniziare a pensarci su.

-"Esattamente. Ho scelto io di farlo." Disse, giocando nervosamente con le proprie mani. Raccolse il coraggio e finalmente alzò lo sguardo sul minore. "Avrei davvero tante cose da dirti, Jisung. Cose che mi tengo dentro da un po' ma non ho il coraggio di farle uscire fuori."

Quelle parole, in qualche maniera, riscaldarono il cuore di Jisung. Lo aveva sempre visto con la sua corazza, con la sua espressione fredda, con il suo atteggiamento menefreghista e sicuro di sé. Ma adesso, vederlo così insicuro dei propri sentimenti, gli aveva fatto aprire gli occhi. Gli aveva fatto capire che forse Minho non era mai stato ciò che vedeva, ma era solo Jisung a forzare quella visione di lui.

E in quel momento si sentì un totale idiota, ma comunque un sorriso si formò spontanteamente sulle sue labbra.
-"Stai tranquillo. Me ne parlerai quando sarai pronto." Ribatté, e Minho si sentì più sereno.

-"Però... insomma, ti ho fatto venire fino a qui, e tu probabilmente non ti aspettavi di sentirti dire questo. Mi dispiace." Disse, abbassando il capo.
-"Chi ti dice che a me dispiaccia?" Rispose immediatamente Jisung, facendo alzare lo sguardo del castano. "In qualsiasi caso, a me non dispiace stare in tua compagnia. Possiamo cambiare i piani, così non sarò venuto fino a qui per niente, come supponi tu." Disse poi, con un ampio sorriso sulle labbra.

A quelle parole Minho si sentì sollevato, quasi non ci credeva. Anche sul suo volto si fece strada un raggiante sorriso, uno di quei sorrisi così sinceri che probabilmente Jisung non aveva mai visto da parte sua.

Si alzò dalla panchina e porse la mano al corvino, che la guardò per qualche secondo e infine la prese nella propria. Si alzò anche lui e insieme passeggiarono per quel parco che Minho conosceva così bene. Jisung lo seguiva proprio come stava seguendo il suo cuore.

Minho non si sentiva così felice da tempo. Iniziava a pensare di non doversi sentire un idiota per quello che provava nei confronti di Jisung, perché era semplicemente così bello stare insieme a lui, sentire il proprio cuore battere così stupidamente forte ogni volta che un meraviglioso sorriso si formava sulle sue labbra, rendendolo più bello che mai.

Forse non era tanto da idioti innamorarsi di uno che lo aveva sempre odiato. Amare qualcuno che ti odia non è facile, ma non riusciva a fermare i propri sentimenti, perché amare è così straordinario che non si può controllare. E Jisung stava lentamente iniziando a realizzare che quel forte sentimento che provava quando stava con Minho era ben altro che odio.

Better Than Me?; MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora