Capitolo 5

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Dopo le lezioni siamo tornati al dormitorio e mi sono sdraiata sul mio divano/letto. Oggi sono esausta: le lezioni mi hanno distrutto. Nemmeno la lotta mi ha distrutto così tanto.

Sento il telefono vibrare e noto che mi ha risposto l'allenatore con un vocale:

"ciao Akemi, per stasera ti lascio saltare l'allenamento. Non prenderci troppo l'abitudine perché è il primo e l'ultimo che ti faccio saltare. Anche perché oggi non sarei riuscito in qualunque caso dato che in centrale hanno bisogno di me e, come ben sai, devo fare il notturno. Mi hanno detto della mini lotta che hai fatto a scuola: ottimo lavoro. Hai dato un montante stupendo. Buona giornata e stai attenta

Adoro quando si preoccupa per me. Mi ha praticamente fatto da secondo padre. Mi sono lasciata sfuggire un sorriso e i ragazzi se ne sono accorsi.

"che è successo Akemi?" chiede Tanjiro

"il mio allenatore mi ha lasciato il via libera, stare posso venire alla festa" rispondo entusiasta

"menomale. Temevamo che non potessi" dice Genya

Sentiamo la porta sbattere, siccome noi siamo andati in camera a parlottare tranquilli, non sappiamo chi sia.

"mettetevi sotto il letto. Vado a vedere" dico prendendo la pistola

Loro si sono sdraiati sotto il letto e io sono uscita a controllare. Mi metto dietro al muro e poi ho puntato la pistola urlando "CHICAGO PD". Si, ok, sono in fissa con questa serie televisiva. La adoro e siccome non sapevo che diamine dire, ho detto quello.

Praticamente era semplicemente Inosuke che era tornato dall'infermeria e ovviamente aveva già la testa nel frigorifero. Si, forse ho veramente esagerato quella sera.

"ragazzi falso allarme!!" urlo ai miei amici dell'altra stanza

Loro sono arrivati e poi abbiamo parlato con Inosuke e io gli ho chiesto scusa. Lui, stranamente, mi ha detto che è stata colpa sua e che mi sono guadagnata il suo rispetto. Figo, strano ma figo.

La sera siamo andati nella stanza di Mitsuri e abbiamo iniziato a parlare del più e del meno. Alla fine abbiamo optato per andare a mangiare fuori siccome è sabato e abbiamo il coprifuoco alle 24:00.

"allora, come vi chiamate? Insomma, siamo assieme già da 3 ore e non so manco i vostri nomi" dico 

"allora io sono Obanai, lui è Giyu, lei è Shinobu, va be Tengen lo sai già, lui è Kiojuro con suo fratello Senjuro, Sanemi lo conosci e poi credo basta" risponde lui

"bei nomi. Io sono Akemi, faccio pugilato e grazie al cazzo, ho una moto e grazie al cazzo pt. 2, ho una pistola e faccio la 3°" dico mentre ci dirigiamo al ristorante

Loro volevano andare al Sushi ma a me non piace, perciò abbiamo optato per una pizzeria. Abbiamo preso le pizze e poi siamo andati a mangiarle al parco. 

Questo parco è vicino alla centrale di polizia dove lavora Antonio. Sapevo che faceva il notturno perché me lo aveva detto nel vocale. Di conseguenza ho preso 2 pizze per me.

"ragazzi scusate un'attimo ma devo andare a portare una cosa ad una persona" dico prendendo la pizza

"dove vai?" chiede Nezuko

"a portare la pizza alla centrale di polizia. Lavora un mio amico lì, oggi ha il notturno e io gli porto da mangiare" dico incamminandomi.

Loro mi sorridono e mi rispondono che mi aspettano. Che dolci!

Arrivo in centrale e suono il campanello. Mi aprono e poi vado alla sua scrivania. Si sta praticamente addormentando con la faccia sulla tastiera.

"coach, svegliati che ti ho portato la cena" dico dandogli una pacca sulla spalla

"Akemi! Che diamine ci fai qui? Mica hai il coprifuoco ed eri con i tuoi amici?" chiede addentando la sua pizza

"sapevo che eri qui e non potevo far finta di nulla. Siamo andati a prendere delle pizze e quindi ho voluto approfittarne per vederti" dico felice

"grazie ma non dovevi sai. Mi fa piacere che sei venuta, ora torna dai tuoi amici: devo lavorare adesso" dice battendomi il cinque

"a, giusto. Tieni anche il caffè: l'ho preso prima alle macchinette. Anche perché ti stai addormentando in piedi" dico mettendoglielo sulla scrivania

"sai che non eri tenuta a comprare nulla vero?" chiede

"lo so, ma siccome mi stai facendo da padre per dei motivi che conosci bene, questo è il minimo che io possa fare" dico abbracciandolo

"sei troppo gentile. Ora vai dai tuoi amici e grazie di tutto" risponde dandomi un bacio in fronte

"se non hai una mazza da fare, passa al dormitorio quando vuoi" urlo mentre esco

Torno dai miei amici che stavano parlando. Erano felici mentre parlavano e questo mi fa ancora più felice.

"finalmente sei tornata Akemi, ti stavamo aspettando" dice Muichiro, strano che si ricordi il mio nome

"si ecco, diciamo che mi sono fermata a parlare" dico grattandomi la nuca

"hai fatto bene. Ora torniamo al dormitorio va, che poi quelli rompono" dice Sanemi scazzato

Siamo tornati al nostro dormitorio tranquilli e, dopo esserci salutati, siamo andati a dormire. 

Il mattino seguente mi sono alzata presto: oggi vado dai miei nonni. Quando ho del tempo libero lo passo con loro.

Mi do una sistemata veloce e poi esco dalla stanza senza fare casino. Passare per i corridoi e non sentire nessuno è strano, ma è piacevole.

Vado alla moto e ci salgo sopra. La accendo per poi partire verso la mia nuova meta: casa dei nonni, sto arrivando.

Loro abitano nel bel mezzo di un bosco: per questo ho la moto da cross. Faccio il pezzo di sterrato che porta nel vialetto. La loro Jeep è parcheggiata davanti al portico: come sempre d'altronde.

"nonno, nonna sono tornata" dico entrando

"o nipotina mia, ben tornata. Come va la scuola, ti piace?" chiede la nonna abbracciandomi 

"si nonna. Mi piace molto e ho fatto anche delle nuove conoscenze" dico

"sono felice per te. Il nonno dorme ancora. Siediti pure che ti do una tazza di the" dice indicandomi la cucina

La loro è una casa abbastanza classica: non amano la modernità. Infatti nella camera dove dormivo quando abitavo con loro è ancora come quando avevo 5 anni: una lucina giusto per vedere dove avo la notte e basta.

Certo ho il mio futon e un mobile dove appoggiare il cellulare, che tanto non va perché non c'è internet, però magari modernizzare un pochino non sarebbe male.

Ho bevuto il mio the in compagnia della nonna che, oltre la solita domanda "vuoi ancora qualcosa" dove io rispondo sempre con la solita frase, non ha detto nulla.

Ho capito che il nonno si era svegliato perché hai sentito una cosa cadere e poi lui che urlava "state pronti, al mio segnale fate fuoco!!". Lui non è mai stato in guerra, ma dato che hanno la televisione a tubo catodico e ha solo un film che ha visto forse un po' troppe volte.

Ormai posso fare la doppiatrice di quel film però fa niente. Lui è venuto in cucina e, dopo avermi salutata, ha bevuto il the pure lui. 

Diciamo che con loro ho vissuto dai 4 ai 12 anni. Poi ho iniziato le scuole medie e da lì mi ha fatto da padre Antonio. Considero molto di più loro la mia famiglia rispetto a quella vera, però dietro c'è tutta una storia molto particolare. 

Sono fiera di te (Genya x reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora