Capitolo 2

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Siamo gocce di un passato
Che non può più tornare
Questo tempo ci ha tradito
È inafferrabile
Racconterò di te
Inventerò per te
Quello che non abbiamo.


«Asia... è tutto okay?» Ignazio mi posa una mano sulla schiena. Annuisco.
«Mi dispiace Asia! L'abbiamo cercata con tutti i mezzi a disposizione.» la dottoressa Marchigiani mi guarda con dispiacere.
«Com'è morta?»
«Overdose.»
«Ma stava meglio...»
«Lo so Asia... servirebbe il consenso per l'autopsia.»
«Cosa? Perché?»
«La richiede la polizia. Vogliono fugare ogni dubbio.»
«Okay.» sospiro stranita. C'è qualcosa che non mi sta dicendo.
«Ti aspettano in commissariato per i documenti da firmare.»
«Lo so. C'ho parlato prima.» annuisco ma non non ho la forza di muovermi.
«La ringrazio.» Ignazio le stringe la mano e poi prende la mia. «Vieni Asia.» mi stringe la mano nella sua ed io mi sforzo di alzarmi e uscire di lì.
«Ce l'ho portata io lì.»
«Non è colpa tua Asia.» mi fa entrare in macchina e si affretta a salire anche lui.
«Invece si! Sono stata io a portarle via i bambini. Sono stata io a rinchiuderla lì.» nonostante non voglia urlo, perché sento di non avere alternativa. Come se l'unico modo di farmi capire che ho a disposizione sia quello di urlare.
«No, bambolina. La colpa non è assolutamente tua.» mi accarezza la guancia.
«Io non so cosa devo fare. In generale. Cosa si aspettano tutti da me adesso?»
«Niente Asia! Nessuno si aspetta niente da te.» fissa i suoi occhi nei miei. «Io non mi aspetto niente da te.» mi accarezza le labbra. «Lo so che non è questo che ho detto ma...» mi stampa un bacio sulle labbra.
«Andiamo dalla polizia?» annuisco e in pochi minuti siamo dentro al commissariato.
«Posso aiutarvi?» la poliziotta ci guarda.
«Sono Asia Gallo, la sorella di Valeria Gallo.»
«Avviso il commissario.» dice qualcosa al telefono. «Potete andare, ultima stanza in fondo a destra.» Ignazio stringe la mia mano e insieme andiamo. Bussa e dopo qualche secondo entriamo.
«Salve!» una donna di circa cinquant'anni ci porge la mano.
«Salve.» ricambiamo il saluto.
«Accomodatevi.» ci indica due sedie. «Lei è la sorella di Valeria Gallo?» annuisco deglutendo, improvvisamente la voce mi è sparita.
Essere qua rende tutto ancora più reale. Come se fossi su una scala, e gradino dopo gradino questo incubo diventa realtà.
Ho il terrore di arrivare in cima.
«Sono io.» rispondo dopo uno sguardo sfuggente ad Ignazio.
«Stiamo indagando, inoltre dovrebbe firmare per procedere con l'autopsia.»
«Se pensate che sia necessario, okay.» inspiro profondamente ma di aria ne entra poca, come se avessi un sasso che mi comprime i polmoni.
«La nostra intenzione è di vagliare ogni possibilità, senza lasciare niente al caso.» mi porge un foglio ed una penna. Leggo velocemente ciò che c'è scritto e do il consenso.
«Avete bisogno di altro?» annuisce e guarda un attimo Ignazio, che inspira profondamente.
«Dovrebbe fare il riconoscimento!»
«Che cosa?»
«La legge prevede che sia un parente prossimo a riconoscere il defunto.»
«Non può farlo la dottoressa del centro? La conoscevano.» non penso di riuscirci.
«Mi dispiace. È la legge.» mi guarda con compassione.
«Okay.» mormoro sconvolta, non credo di avere alternative.
«Potrebbe farlo vostra madre o vostro padre, ma noi non siamo riusciti a trovarli.»
«Mia madre è una tossica che passa la vita a sputtanare soldi in giro per l'Italia, e mio padre è sparito quando avevo cinque anni. Credo che sia a Parigi con l'altra moglie e gli altri figli.» la mia è una famiglia esemplare.
«Mi dispiace...» mormora, anche se adesso quella piuttosto sconvolta è lei. «Vi faccio accompagnare dal medico legale.»
«D'accordo.» Ignazio si alza e mi prende la mano, esortandomi a fare lo stesso. «Arrivederci.» gli porge la mano che lei stringe.
«Arrivederci.» stringe la mia mano. «Appena ho novità le faccio sapere, e sarebbe meglio se rimanesse qui in Italia per un po' di tempo.»
«Va bene. Arrivederci.» finalmente usciamo da quell'edificio, scortati da un poliziotto, ma comunque sono fuori. Ho bisogno di aria, sento di vomitare da un momento all'altro.
«Quando siete pronti possiamo andare.» l'agente ci rivolge un sorriso cordiale.
«Si, un attimo.» risponde Ignazio ma non distoglie lo sguardo da me. «Stai bene?»
«No... ho la nausea. Io non ce la posso fare.» mi viene di nuovo da piangere.
«Guardami Asia.» continuo a mantenere lo sguardo a terra. Vorrei guardarlo, ma non riesco proprio. «Guardami.» sussurra e mi costringe a mettere gli occhi nei suoi posandomi una mano sotto il mento. «Non sei sola.» accenna un sorriso. «Io sono qua.» afferma sicuro. «Non abbiamo fretta, quando vuoi andare, andiamo.»
«Se aspetto di voler andare, staremo qua a vita.» ammetto e poso la fronte sulla sua clavicola.
«Allora andiamo.» afferma ma nessuno dei due sembra intenzionato a farlo, anzi, passa un braccio dietro la mia schiena e mi stringe a se. Mi fa sentire così piccola quando mi stringe così. Mi sento protetta, ed la sensazione più bella del mondo, forse per questo l'ho temuto tanto, perché sentirmi così – con lui – mi da quasi la sensazione di non riuscire a combinare niente da sola.
«Andiamo.» mormoro staccandomi da lui, non posso rimanere abbracciata a lui in un parcheggio della polizia a vita.
Saliamo nella volante, entrambi dietro. Ignazio e l'agente portano avanti una conversazione di circostanza mentre io sono completamente assorta nei miei pensieri. Il paesaggio circostante scorre veloce tanto quanto la macchina, forse addirittura di più, un po' come i miei pensieri. Viaggiano, ed io non sono in grado di fermarli, vorrei, ma proprio non ci riesco.
«Asietta.» Ignazio mi scuote dolcemente. «Siamo arrivati.» mormora e scende dall'auto. Mi porge la mano e lo faccio anche io.
Ignazio segue l'agente dentro l'edificio senza mai lasciare la mia mano, anzi rafforzando la presa.
«Seguitemi pure.» ci fa entrare in uno stanzone immenso e, freddo. Un brivido mi percorre dalla testa alla punta dei piedi. La mia percezione cambia, mi sento come divisa in due. Da una parte la ferma convinzione – sbagliata – che mia sorella non sia quel corpo nascosto da un telo bianco ma che sia in qualche parte del mondo e che sia semplicemente scappata. Dall'altra invece, la consapevolezza che sia proprio mia sorella quella. Una consapevolezza che cerco di scacciare dal mio cuore.
«Appena siete pronti, possiamo procedere.» ci comunica una ragazza che indossa la tuta verde tipica degli ospedali e un orribile camice bianco. Annuisco e le faccio segno di procedere, e lei lo fa. Scopre il viso ed è mia sorella. È mia sorella.
«È mia sorella.» deglutisco e con voce poco convinta confermo, con non so quale coraggio. Sento Ignazio stringermi a se, come per tenermi in piedi ma assurdamente riesco a farcela. Ho le lacrime bloccate in gola e negli occhi, ma non scendono. Non riesco a piangere. Lì, sul quel tavolo freddo, a pochissimi metri da me c'è mia sorella, la madre dei bambini che sto crescendo, ed io non riesco a versare nemmeno una lacrima. È come se fossi anestetizzata a tutto ciò che mi circonda, non percepisco il caldo, il freddo, il dolore, non percepisco quasi niente. Di fatto l'unica cosa che sento sono le sue mani sulla schiena.
Non mi rendo conto di niente di quello che succede. Non so nemmeno come io sia arrivata alla macchina di Ignazio, la riconosco dall'aria pregna del suo odore. Lo riconoscerei tra mille.
«Asia.» sussurra. «Siamo a casa.» afferma muovendo delicatamente il pollice sul mio ginocchio.
«Siamo a casa?» lo guardo.
«Si.» conferma ed io non so quale sia il motivo, non so perché in questo momento ma scoppio a piangere come una bambina. Le lacrime scorrono giù senza che io riesca a controllarle.
«Io... quando mi hanno chiamata la prima cosa che mi è venuta in mente è stata che non era possibile! È mia sorella! La mia sorellona! Come cazzo è finita dal leggermi le favole a morire di overdose? Dove ho sbagliato?»
«Non hai sbagliato niente Asia. Eri solo una bambina.»
«Una bambina fuori dalla grazia di Dio.»
«Non dire così.» chiude gli occhi, per un attimo ho visto un bagliore di luccichio ma quando li riapre è svanito, probabilmente il mio ennesimo sbaglio.
«È la verità.»
«No.»
«Nella vita l'unica cosa che non mi è mai mancata sono stati i soldi. Non ho mai avuto una madre, mio padre quasi non ricordo che faccia abbia e mia sorella...» sospiro mentre le lacrime continuano a cadere lungo le guance. «Mia sorella è morta a 38 anni, e Martina tra un po' nemmeno la riconosce in foto. Mattia la odia, e Lucrezia non capisco cosa provi. Ho rovinato tutto, li ho portati via e ho rovinato tutto. Anche noi due ho rovinato.»
«Basta Asia!» esclama, il suo tono di voce sicuro è quasi rassicurante. «Devi smetterla di addossarti tutte le colpe del mondo.» mi appoggia le mani sulle guance. «Più di prenderti cura dei bambini, quando tu eri ancora una bambina, cosa avresti potuto fare?» mi passa i pollici sotto gli occhi. «Nessuno avrebbe fatto ciò che hai fatto tu!» ripete ancora.
«Cosa dovrei fare?»
«Non farti domande troppo complicate. Procediamo passo per passo. Poco alla volta.» mi slaccia la cintura e mi attira a se. «Passo dopo passo.» sussurra con le labbra che sfiorano la mia tempia.
Sospiro e mi lascio andare sul suo petto.
«Va tutto bene, bambolina.» mi accarezza i capelli. «Va tutto bene.» ripete, come una litania.
Non so quanto tempo rimango qui, accoccolata al suo petto, so solo che è il pianto isterico di Martina a riscuoterci da questa bolla.
Ci stacchiamo e vedo la piccola scappare in lacrime. Dietro di lei i gemelli e Caterina.
«Tesoro, adesso la zia arriva.» le parla con voce calma.
«Eccomi Marti.» scendiamo in fretta dalla macchina. «Sono qui.» mi corre incontro ed io mi abbasso per accoglierla. «Sono qui, piccolina.» le accarezzo i capelli per calmarla. Non posso più permettermi di crollare, ho loro a cui pensare. Loro hanno solo me. Non posso essere egoista e stare male.
«Non sei andata via.» singhiozza.
«Io non vado da nessuna parte, non senza di voi. Okay, ciucciola?»
«Si.»
«Ora però fai dei bei respiri profondi.» la sento respirare con più calma. «Brava bimba, così.»
«Tu non mi lasci sola, vero?»
«No.» deglutisco.
«Non fai come lei?»
«No, amore mio.» mi alzo continuando a tenerla in braccio. È grande, pesa, ma non mi interessa.
«Vuoi venire in braccio a me?» Ignazio le si rivolge con un tono dolcissimo e allunga le braccia verso di lei, che sorprendentemente, ci si getta.
«Tu l'hai vista?»
«Chi?»
«Valeria.» sentirla chiamare per nome, e non mamma è un colpo al cuore.
«Io...» mormora, ma non sa cosa dire.
«Si, l'abbiamo vista entrambi.» le spiego io.
«Ma io non devo vederla, vero?» mi guarda con la testina posata sulla spalla di Ignazio.
«Se non vuoi, no.»
«Okay.»
«Andiamo dentro.» Ignazio mi posa una mano sulla schiena e mi spinge in casa.
«Ho preparato i tortellini con il brodo.» esclama Caterina. Ignazio mi spinge verso una stanza e mi trovo davanti una tavola apparecchiata. «Ti vanno, vero?»
«Si...»
«Allora mettetevi a tavola, dai.» Ignazio annuisce verso sua madre, mette Martina su una sedia e poi mi fa sedere accanto a lei.
«Prendo una bottiglia di coca cola e arrivo.» sparisce e dopo qualche secondo ritorna, posa la bottiglia sul tavolo e si siede al mio fianco. Accanto a lui i gemelli, sono seri. Non parlano.
«Tieni Matti.» Caterina porge il piatto.
«Grazie.» mormora con il tono sommesso.
Finisce di riempire i piatti di tutti e mangiamo in silenzio. In realtà io, Ignazio e Caterina c'abbiamo provato a dire qualcosa, ma inutilmente.

«Ho pensato che voleste dormire insieme, voi tre.» Caterina sorride e apre una stanza dove c'è un letto matrimoniale ed un lettino.
«Va benissimo, grazie.» Lucrezia fa un piccolo sorriso.
«Io dove dormo?» chiede Martina.
«Qui con noi, Mimì.» Mattia le accarezza i capelli.
«E la zia?» chiede.
«Con me!» esclama Ignazio.
«Cosa?» esclamo. Che ha detto?!
«La zia dorme con me.»
Oddio.

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Ciao a tutti! Non tutto il male vien per nuocere...! Asia e i ragazzi sono a pezzi per la morte di Valeria, ma a quanto pare questo sta riunendo i due protagonisti. Di fronte ad un dolore così grande, spesso, gli ostacoli che vedevamo insormontabili diventano cose di poco conto. Speriamo solo che nient'altro si metta in mezzo!
Un bacio e fatemi sapere cosa ne pensate, vi aspetto nei commenti.

Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora