Capitolo 17

46 5 3
                                    

*POV Asia*

«Mi si è atrofizzato il culo.» mi lamento sottovoce rivolta ad Ignazio.
«Io mi offro per massaggiarlo, se hai bisogno.» mormora sorridendo. Mi stringe i fianchi mentre Martina cammina di fronte a noi osservando tutto guardinga.
«Ma dobbiamo proprio andare dove lavoravi tu?»
«Si Marti, ma facciamo presto!» affermo. «O almeno spero.» sussurro poi rivolta verso Ignazio. Forse non dovrei, ma un po' di paura e di dispiacere ce li ho.
«Tutto bene?» mi posa le labbra sulla tempia ed ispira il mio profumo. Annuisco ed entro in quello che negli ultimi 7 anni è stato il mio luogo di lavoro.
Cerco di farmi coraggio da sola ma mi arrendo quasi subito e intreccio le nostre dita, dirigendomi verso l'ufficio di Marcos. Busso alla porta e dopo aver ricevuto il permesso, entro.
«Ciao...» lo saluto leggermente timorosa e dalla sua faccia posso immaginare che abbia già capito cosa ho intenzione di dirgli.
«Già di ritorno dall'Italia...?» mi guarda facendo sbattere sulla scrivania il retro di una penna. «E a quanto pare non sei da sola...» guarda Ignazio come se fosse un dolcetto ripieno di cioccolato, adesso me lo mangia.
«Devo rassegnare le mie dimissioni...» non è facile dire queste parole, e non pensavo ne sarei mai stata in grado... anche se il minimo dubbio che per una frazione di secondo mi si è insinuato nella testa viene scacciato velocemente dall'immagine della famiglia che mi sto costruendo insieme all'uomo al mio fianco.
«Perchè non ti prendi un anno di aspettativa e poi decidi?»
«Perchè ho già deciso!» esclamo, pienamente convinta di quello che sto dicendo.
«Beh... ti capisco!» fa un inquietante sorrisino malizioso e continua a guardare Ignazio come se fosse un fottuto cupcake.
«Smettila!» lo fulmino con lo sguardo.

È stato estremamente difficile lasciare quel lavoro. Immaginavo che lo sarebbe stato, ma mai così tanto. Ho lottato molto per ottenere quell'impiego, ed è stato negli ultimi sette anni, uno dei pochi posti in cui riuscivo a respirare. Ho concentrato tutto quello che mi restava, fuori dai ragazzi, in quel lavoro. Tutte le mie forze, le mie energie, sono state solo per quel posto, è stato il mio modo di sopravvivere a tutto il dolore che mi ha sempre divorata.
Mi guardo intorno, il divano color carta da zucchero è stata la prima cosa che mi sono comprata con i soldi che mi sono guadagnata da sola. Per me è molto più di un divano. Su questo divano Martina ha imparato a stare seduta da sola e i gemelli ci sono diventati grandi.
«Piccola.»
«Igna... dimmi.» sospirando distolgo lo sguardo dal mio divano e mi volto verso di lui.
«Stai bene?» mi accarezza una guancia e poi posa le labbra sulle mie.
«Si sto bene... ma non è facile lasciare questa casa.»
«È tua o sei in affitto?»
«Mia.»
«Non devi venderla se non vuoi. Possiamo venirci in vacanza, o quando vogliamo scappare dalla realtà. O ancora più semplicemente quando ci va.»
«Davvero passeresti i tuoi momenti di stop qua?»
«Per te? Assolutamente si. Lo so che stai facendo un sacrificio enorme per noi due, quindi si.» mi abbraccia forte posando le labbra sul collo.
«La bimba?» sospiro mentre dei brividi mi percorrono tutta la schiena.
«Sta dormendo profondamente.» mormora continuando a baciarmi il collo, mi stringe i fianchi e mi attira a se. «E noi siamo soli.» esclama malizioso mordendomi l'orecchio.
Slaccia i primi due bottoni della mia camicetta per poi far saltare gli altri per la troppa fretta. Me la toglie gettandola in terra, abbiamo fin troppo bisogno l'uno dell'altra. Porta le mie mani dietro la schiena per slacciare il reggiseno che fa cadere insieme alla camicia.
Mi stacco da lui solo per togliergli la maglia e riprendo subito a baciare le sue labbra. Mi sono mancate tantissimo.
«Amore...» sospiro, se non smette di mordicchiarmi il collo non resisto più.
«Tu adesso ti sdrai sul tuo adorato divano e stai zitta.» ordina. «D'accordo piccola?» mi guarda dritto negli occhi ed io annuisco, incapace di proferire parola. Mi slaccia i jeans, con estrema maestria, li abbassa insieme alla brasiliana e mi lascia nuda di fronte al suo sguardo. «Sei la cosa più bella della mia vita!» mi lascia senza parole, e l'amore che provo per lui mi brucia le viscere, sento lo stomaco prendermi fuoco.
«Ti amo.» esclamo. Non potevo più resistere. Queste parole mi bruciavano dentro.
«Anche io piccola, anche io.» mi preme una mano sullo sterno e mi fa sdraiare. «Adesso però stai zitta, perché se alzi la voce si sveglia la bimba, ed io la adoro, la adoro davvero, ma adesso ho troppa voglia di scop...»
«Stai zitto!» lo guardo male, con le guance che si imporporano. Mi fa arrossire come una maledetta quindicenne.
«Stai zitta tu, principessa.» mi schernisce per poi posare i denti sulla coscia nuda. Tira fuori la lingua e percorre tutta la gamba, dal ginocchio al sedere. «Sei buonissima!» esclama. «Da mangiare.» mi morde la gamba, ripetutamente, fino a posare la testa tra le cosce. «Mh sisi. Proprio da mangiare.» mormora prima posare le labbra sulla mia intimità. Muove la lingua lentamente, ma con costanza. La muove in circolo, picchietta con la punta, e percorre tutta l'apertura facendomi gemere a voce fin troppo alta. Ridacchia, struscia la barba sulla pelle sensibile e mi piazza una mano sulla bocca per farmi stare zitta.
Infilo le dita tra i suoi capelli e getto indietro la testa, intenzionata a godermi tutto questo, senza pensare a nient'altro che non siamo noi due.
«Ignazio...» gemo con le labbra premute sulla sua mano.
«Dimmi piccola.» sussurra, senza staccare la bocca da me, e stuzzicandomi con le dita. «Tesoro, che c'è?» mi schernisce, facendo entrare le dita dentro di me.
«Basta.» mormoro con tutta la forza di volontà che possiedo.
Smette immediatamente di toccarmi e mi guarda timoroso. Mi metto seduta e gli sorrido prima di attirarlo sulla mia bocca.
«Stai bene?» si preoccupa quando smette di baciarmi.
«Mai stata meglio.» lo faccio girare e mi metto seduta sulle sue cosce. «Ma sei troppo vestito.» mi alzo per sfilargli i jeans e abbassare contemporaneamente i boxer. «Credo di dover ricambiare il favore.» mormoro inginocchiandomi.
«Non devi ricambiare il favore.» mi guarda sereno ma eccitato.
«Voglio ricambiare il favore, amore.» lo guardo dritto negli occhi accarezzando la sua lunghezza con le dita.
«Okay piccola.» sospira eccitato.
Poso le labbra sulla sua lunghezza stringendolo tra le dita.
«Cazzo Asia.» geme, infila le dita tra i miei capelli e mi guida delicatamente il capo.
«Si?» sorrido e torno a dedicarmi al suo membro che stringo leggermente tra le dita, ora più velocemente ora più lentamente. Pianto i polpastrelli delle dita nei suoi fianchi e succhio, senza distogliere gli occhi dai suoi. Vederlo così, per merito mio, è più eccitante di qualsiasi altra cosa.
«Basta Asia.» geme forte e mi fa staccare. «O la smetti o vengo subito.»
«Fai piano... la bimba!»
Mi prende dalle braccia e mi fa sedere su di se, entrando a fondo nel mio corpo. Ad entrambi sfugge un gemito che soffochiamo con un bacio umido.
«Guardami.» ringhia mordendomi le labbra. Gli occhi si socchiudono in preda al piacere, mi stringe a se, affondando i polpastrelli della dita nella carne del sedere, delle cosce e dei fianchi.
Mi stringe i capelli in un pugno, li tira all'indietro costringendomi ad esporre il collo, che assalta con i denti, continuando ad alternare spinte più veloci ad alcune molto più lente.
«Ti prego.» lo imploro, stremata da questo alternare che mi rende frustrata.
«Dovrai fare molto di più che pregare, amore.» sibila continuando a prendersi gioco di me.
«Mi fai incazzare.» sibilo sulle sue labbra.
«Si?» chiede ansimando mentre porta la mano sulla mia intimità. Inizia ad accarezzarmi, contrastando il ritmo, ora lento, ora veloce, delle spinte del bacino.
«Io...» soffio sulle sue labbra, mentre mi sciolgo tra le sue braccia, raggiungendo l'apice del piacere.
«Ti amo.» ruggisce lasciandosi andare dentro di me.
«Anche io amore.» sospiro esausta e infilo la testa nel suo collo.

Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora