5 - Piccolo uomo

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Andrea

«Cosa diavolo è successo?» presi ad andare in su e giù nel locale. Nando da dietro il bancone puliva con forza dei boccali di birra. Gli ultimi avventori si dileguavano. Ed io premevo ogni passo con furia sul pavimento, non sapendo come mettere in fila pensieri. Piccolo uomo risuonava forte. Ed è esattamente come mi sentivo. Un piccolo uomo in fallo.

«Non si vuole sentire in colpa e mi bacia. Perché mi ha baciato Nando? E perché diavolo ho corrisposto il bacio?»

Un'alzata di spalle fu l'unica cosa che ottenni da lui.

«Tu non me la racconti giusta» dissi indicandolo con il dito «cosa non mi stai dicendo?» rimasi in attesa.

Con una lentezza disarmante Nando mise le mani sopra il bancone, lo sguardo stanco la diceva lunga su quanto avesse voluto essere da qualsiasi altra parte.

«Non ferire quella ragazza, ha già sofferto abbastanza.»

Fermai i passi. Ci guardammo a lungo finché gli occhi scuri di lui si staccarono dai miei e riprese a fare ciò che occupava il suo tempo.

Ne ho pensate così tante nel tragitto bar-casa dei miei genitori, ho allungato la strada per poter dare respiro al mio cuore malato. Non so come sia nato questo continuo e folle incontro. Ma lo ha fatto. Mi sono ritrovato a pensare che a quella festa universitaria non sarei dovuto andare. Ho maledetto Giulio per avermi chiamato quella sera, perché alla fine il mio soccorso l'ho dato a Ginevra non certo a lui, che a casa ci è arrivato lo stesso. Mi son detto, mille volte nel giro di un'ora, dimentica. Dimentica Andrea. Non esiste che una persona sia in grado di entrarti dentro, così.

Sono stato impulsivo in ogni mossa fatta. Sono stato tutto ciò che non avrei dovuto.

L'ho scritte di impulso quelle parole che a volte nascono dai pensieri più nascosti e più scomodi.

Non ho riflettuto come sono abituato a fare.

Sono tornato al bar. Mi sono seduto al solito tavolo lungo vetrina. E ho scritto.

Cara Ginevra, maledetta Ginevra. Hai perso il tuo libretto universitario. Per caso forse, o forse no. Non aprirò il libretto per vedere chi sei, dove vivi o quanti anni tu abbia realmente. Perché non posso, semplicemente. Dovessi sintetizzare il motivo ti direi "trentaquattro". Ci sono trentaquattro validi motivi per non irrompere nella tua vita ed incasinarla. Porto confusione nella vita degli altri. I tuoi occhi splendono. I miei non brillano più da molto tempo.
Non cercarmi.
Andrea.

Mi sono avvicinato al bancone. Nando ha alzato gli occhi su di me.

«Non voglio farla soffrire.» ho allungato la mano verso di lui. La mia scrittura elegante sul retro del biglietto riportava il suo nome. Ginevra.

Ha annuito. Mi sono girato ho dato un'ultima occhiata al bar e ne sono uscito. Per sempre.

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