19 - Wind of change

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Ginevra

A svegliarmi, improvvisamente è un tocco preciso e continuo alla porta.

C'è un richiamo lontano che immediatamente non riconosco.

«Ginevra!»

«Svegliati dormigliona!»

Il tempo che ci vuole a capire che Giulio è alla porta e Andrea è steso (abbastanza) nudo qui di fianco a me è un secondo. Lo butto giù dal letto. Lui grugnisce, ed io gli faccio segno di stare zitto indicando la porta.

«Radice userò le chiavi di riserva se non ti muovi ad aprirmi.»

Lo sguardo allarmato di Andrea parla. Gli intimo di salire nel soppalco e nascondersi dentro all'armadio e di stare zitto e lui per tutta risposta mi strappa un bacio.

Mi metto una maglietta e un paio di short e corro alla porta.

«Eccomi.» urlo. Mi guardo intorno sperando non ci sia traccia di abiti maschili.

«Cristo Gine mi hai spaventato. Ieri sei scappata, stamattina non sei passata, da Nando non c'eri, ho pensato il peggio» dice con quel sorriso sghembo che non raggiunge gli occhi.

«Dormivo, vieni entra e scusa la confusione.»

«Siete tutti strani questa mattina.»

«Strani?»

«Mio fratello.»

«Tuo fratello?»

«Oh. Disincantati da queste ripetizioni. Andrea, si, dorme a casa ma c'è solo traccia della sua macchina.»

Ops. Non faccio in tempo a rispondergli che continua.

«Ma chi c'è stato qui?»

Io mi guardo intorno, non c'è segno del passaggio di un uomo, se non per la tazza. La tazza che adesso Giulio ha in mano e dondola davanti alla mia faccia.

«Che fai mi stai tradendo?»

Io strabuzzo gli occhi.

«Ma che stai dicendo?»

Non mi guarda prende tempo.

«Senti Gine, riguardo l'altra sera, se ho detto qualcosa di sbagliato, devi perdonarmi. Quando bevo sai che esagero. Io non intendevo dire ciò che credo di aver detto.»

«Avevi realmente bevuto, da non ricordare nulla Giulio?» Non lo guardo negli occhi. Mi giro verso la libreria. Premo play. Nell'aria suona wind of change.

«No.» pesa il silenzio. Ed il silenzio con lui non ha mai avuto peso.

«Quindi?»

«Tu, mi piaci Ginevra.»

Si appoggia al tavolo. Al tavolo dove ieri sera Andrea mi ha mangiata.

Mi sento la testa girare.

Ma cosa diamine sta accadendo.

Guardo Giulio per la prima volta dopo molto. Vent'anni, bello da togliere il fiato, sorridente e disponibile. Qualcosa mi dice che è finito il tempo della doccia, le dormite, e i dolci amichevoli sorrisi, insieme.

«Io ti piaccio. Come amica o...?»

Sono i suoi occhi a darmi una risposta.

«Cazzo, cazzo, cazzo...» urlo e questa volta forte.

Lui scuote la testa, allarga le braccia e cauto si avvicina.

«Ok Gine, calmati. Scordati questo discorso. Vieni qua.» Mi abbraccia. Purtroppo l'unica cosa che riesco a pensare è il significato che lui possa dargli.

Si allontana da me e mi regala uno dei suoi sorrisi.

«Ci vediamo oggi pomeriggio in biblioteca.»

Esce così da casa.

Quando è che il tempo ha preso a correre? Lui è la mano che mi protegge quando il mondo si fa casino. Tiene al mio cuore più di me che mando avanti questo corpo strisciando tra le lacune della mia vita. Si incastra ai miei pensieri prima che loro stessi mi soffochino. E' sempre stato libero di andare, restando al mio fianco. 

Questa nuova situazione mi uccide. Mi sento in una bolla scoppiata e piena di crisi a cui non sono pronta. Non con Giulio. Posso gestire Andrea, struggermi per lui, piangere, capitolare, ma non Giulio. 

Mi metto a sedere ed inizio a singhiozzare.

Sento abbracciarmi da dietro.

E' Andrea che ovviamente ha sentito tutto.

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