Ginevra
Non so chi sei, Andrea. Ci hai mai pensato? Ti torno in mente, mai? Perché ci siamo scontrati? Cosa ci ha fatto incastrare con la stupida pretesa che non sapere nulla dell'altro ci sarebbe bastato? Vorrei aver avuto la faccia tosta quella sera, magari non ti saresti accorto dei miei occhi ed io non mi sarei incollata ai tuoi.
La stupida necessità di pensare di esserci appartenuti. Che errore.
Non tengo più il conto, ma so per certo che tra qualche giorno sarà il trentaquattresimo giorno, successivo, che non ci vedremo.
Pensano di poterti sfiorare e non riescono a non farlo, certi pensieri.
Sto distesa qui sul letto e una strana calma mi prende dentro. Si distendono i muscoli, si calmano, si rilassano i nervi, sospira la mia bocca, si chiudono gli occhi, si addormenta il mio corpo.
America suona dalle casse nel mio minuscolo appartamento e la chitarra si ripercuote su tutta la mia pelle. La sento battere dentro lo stomaco, sul ventre, gola, braccia, piedi.Pensano di poterti sfiorare e non riescono a non farlo, certi pensieri.
I denti stringono il mio labbro. Si socchiudono gli occhi. La mano scende in cerca di carezze, la pelle diventa calda ad ogni millimetro che l'arto compie. Sembra così facile darsi piacere con te che mi martelli il cervello.
Pensano di poterti sfiorare e non riescono a non farlo, certi pensieri.
Accelera il cuore. Diminuiscono i respiri. Aumentano i battiti. Si chiude la bocca dello stomaco. Si spalancano le labbra. Si stringono i nervi. Esplodono tutte le voglie represse.
Pensano di poterti sfiorare e non riescono a non farlo, certi pensieri.
Ho imparato a prendermi cura di me stessa fin da piccola. Quando una carezza non mi era concessa per non mostrare fragilità. Le lacrime bandite, uccise da dentro. I singhiozzi ingoiati. E poi da più grande quando l'amore iniziava ad entrarmi sotto pelle ed io che non sapevo come maneggiare, troppo piccola per contenerlo, troppo grande per capirne il meccanismo. Ho imparato a nascondermi dagli sguardi. Mi sono spostata per certi occhi. Eppure con i tuoi è come se non avessi voluto altro che farmi vedere.
Lo hai mai pesato il cuore Andrea? Lo sai che coraggio serve per tornare a soffrire? -Ginevra
È il secondo biglietto che lascio a Nando. Il nostro tavolo ancora vuoto. Le risposte che ancora non arrivano.
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Ginevra
Short StoryLa bellezza di Ginevra, Andrea, l'ha percepita nei suoi occhi. Vacui, spenti, vuoti. Pieni di domande a cui avrebbe voluto rispondere senza tante pretese. Seduti ad un tavolino di un bar, con un caffè disgustoso davanti ogni trentaquattresimo giorno...