Capitolo tre.

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"Martina buongiorno, oggi sono a casa, che ne dici di andare a fare un po' di scarti tra le cose in garage? " mia mamma mi accarezzava i capelli mentre mi rigiravo tra le lenzuola. Mi ricordò molto i tempi delle scuole elementari quando mi portava la colazione a letto e io ancora praticamente con gli occhi chiusi bevevo il latte per iniziare la giornata.

Guardai la sveglia ed erano le undici...quanto avevo dormito?

Di solito ci mettevo un po' ad abituarmi ai nuovi ambienti e sopratutto ai cambi di cuscini che non mi facevano stare mai comoda come avrei voluto.

Scesi in cucina per fare colazione  sotto il suo sguardo premuroso e attento che in qualche modo cercava di scrutarmi e leggere ciò che provavo. Forse Lizardo le aveva detto del cimitero, o poteva essere stata Cami.

Svegliarsi di nuovo lì era parecchio strano, quasi mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo a quando andavo al liceo e perennemente in ritardo addentando un toast e calandomi un caffè di fretta lo raggiungevo in macchina per passare a prendere Ruggero e andare a seguire le lezioni. Lui non faceva che dirmi che un giorno o l'altro mi avrebbe lasciata a piedi, ma in fondo sapevo che non l'avrebbe fatto mai. E poi Ruggero non gliel'avrebbe permesso...era una tradizione entrare insieme in classe dopo aver fumato una sigaretta in cortile.

Andammo in garage e come al solito l'umidità penetrava nelle ossa. 

C'erano una decina di scatoloni di cartone con etichette con su scritto "MARTINA". 

Ne aprimmo un paio. In alcune trovai vecchi vestiti che di certo non avrei utilizzato e decisi di darli in beneficenza, in altri dei libri,dei diari.

"Guarda qui" mia mamma mi porse un album. C'era un reportage del nostro viaggio di famiglia in Italia di quando avevo 9 anni. 

All'ultima pagina sporgeva l'angolino di una foto. C'eravamo io e Ruggero abbracciati davanti al Colosseo. Le nostre famiglie avevano programmato quel viaggio insieme e noi eravamo troppo felici di andare dall'altra parte del mondo senza staccarci. Ricordo ancora tutti i film visti in aereo e la lotta per il posto al finestrino. Alla fine me lo aveva ceduto 'per non sentirmi' così mi ripeteva quando in realtà mi accontentava per essere gentile.

Tenni la foto tra le mani per qualche secondo, senza dire niente.

"Vuoi che compriamo una cornice?" disse mia madre con discrezione

"Preferisco conservarla qui" la richiusi nell'album dove l'avevo trovata e cercai di darmi pizzicotti alle braccia per distrarmi dalle lacrime che probabilmente da un momento all'altro sarebbero potute arrivare. 

Dopo aver selezionato qualcosa, utilizzai il giorno dopo per sistemare la mia roba e andare anche a consegnare tutta la documentazione per il nuovo incarico lavorativo.

Avrei iniziato la settimana seguente ad andare in studio.

Appena lo vidi rimasi a bocca aperta. Ampie vetrate che davano sull'oceano, scrivania trasparente e comode poltroncine. Bisognava solo personalizzarlo e renderlo più mio.

Pensai tanto alla me del passato, a cosa avrebbe detto vedendomi ora. 

Probabilmente non ci avrebbe creduto.

"Signorina Stoessel, devo dire che questo posto è meraviglioso" disse Lizardo che mi aveva aiutato a portare su un paio di scatoloni con documenti e attrezzatura da montare. 

Io non risposi, ero troppo concentrata a guardare il mare. Non se ne vedeva la fine e inevitabilmente mi venne in mente quella volta in cui io e lui fantasticavamo su una nostra possibile convivenza e dicevamo che la vista mare era un qualcosa di irrinunciabile. 

Eravamo cresciuti con il rumore delle onde e quando sei abituato a qualcosa è difficile lasciarlo andare e disfartene. 

Quante cose erano cambiate da quei tempi. Pensai che in effetti lui aveva distrutto tutto quello che avevamo spazzando via ogni briciolo di fiducia. Eppure era la persona più importante della mia vita, quella che pensavo non mi avrebbe mai distrutta ed invece l'ha fatto. 

Probabilmente è vero che non si finisce mai di conoscere una persona.

Tornata qui, respirando quest'aria, non faccio che pensare ai progetti che avevamo, non faccio che pensare a tutto quello che ci è successo. 

Lo odiavo perché aveva mandato tutto in frantumi, perché mi aveva fatto sentire di essere il problema tra i due.

Lo odiavo perché nonostante l'odio, mi mancava. Mi mancava lui e ciò che eravamo

Avevo imparato a convivere con questi pensieri e con la sua mancanza, così come avevo imparato a vivere a New York senza mare vicino.

Lì vedevi solo palazzi troppo grandi in confronto alla tua esistenza troppo piccola. I primi tempi quasi mi davano l'impressione di schiacciarmi o soffocarmi. 

A Jorge New York non sarebbe mai piaciuta.

I giorni passarono in casa tra le mille cose da fare, il guardaroba da rifare. Il sabato andai a fare il consueto giro della città accompagnata da Lizardo. Avevo tanta voglia di andare al mare e godermi la parte più bella di Los Angeles, il sole cocente alternato all'ombra delle palme.

Andai al solito posto, quello isolato, perfetto per le coppiette della città.

Io e lui passavamo giornate intere lì tra giochi stupidi, gare di tuffi, gelati rubati al chioschetto. Sembrava sempre un posto lontano dal casino della quotidianità dove potevamo rifugiarci. 

"Signorina, è sicura del posto dove stiamo andando?" mi chiese Lizardo quando gli dissi di svoltare in una stradina sperduta. 

"Sicurissima, ma adesso tocca andare a piedi. Fermati lì." indicai un piazzale.

"Cosa? A piedi tra gli scogli?" iniziò ad essere titubante "ha le calzature adatte?" 

Io scoppiai a ridere.

"Si, sta tranquillo, venivo sempre qui. E tu puoi evitare di venire se hai paura di rovinare le tue scarpe lucide" lo scimmiottai un po'.

"non posso lasciarla sola, lo sa"

"mia madre non lo saprà mai e poi le ho detto che avrei girato la città" 

"e va bene, la aspetterò qui tra due ore. Ma mi raccomando, per qualsiasi problema mi chiami"

Scesi dall'auto e iniziai a correre dimenandomi tra gli scogli per arrivare alla spiaggia. 

Una volta venimmo qui anche di notte io e lui. Le nostre case ci stavano strette e avevamo voglia di saltarci addosso e la spiaggia ci sembrava un posto romantico per farlo se non fosse stato per la sabbia che si infilava letteralmente ovunque. 

Decidemmo dopo quella volta che era molto meglio l'auto che la spiaggia.

Arrivai finalmente davanti al mare, tolsi l'abito leggero di cotone a fiori per rimanere in costume e mi fiondai in acqua. Era fresca, mi immersi sotto anche con la testa per poi risalire e tornare a respirare. 

Uscii con non poca difficoltà viste le pietre sul fondale e mentre stavo sul bagnasciuga vidi qualcuno arrivare. Qualcuno che conoscevo. 



Angolo autrice.

Ammetto che il finale potrebbe essere un po' da stronza, ma in qualche modo devo farvi restare incollati ai capitoli che pubblico, no? E poi con i ritmi che sto avendo, state certi che non aspetterete molto. 

Spero che la storia stia piacendo a tutti come alle mie chicas che ormai attendono aggiornamenti continui viaggiando tra la mia storia e quella della nostra amiga.

Aspetto le vostre stelline e i vostri commenti! ❤️

Il cuore non dimentica [Jortini]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora