Tornata a casa, il primo passaggio era sicuramente evitare mia madre. Avrebbe iniziato con domande troppo approfondite e ci avrebbe messo davvero poco a capire dai miei occhi che qualcosa era accaduto.
Entrai chiudendo silenziosamente la porta alle mie spalle, vidi la luce della cucina accesa e David ai fornelli che cercava di arrangiare la cena.
"vuoi unirti a me?" mi chiese "tua madre è fuori con delle amiche"
"non ho fame, ma se vuoi posso farti compagnia" dissi senza essere troppo schiva. In fondo era un brav'uomo e non avevo motivo di evitarlo o di avercela con lui. Era una cosa che avevo capito con il tempo. Non potevo dare la colpa ai nuovi compagni dei miei genitori solo perché loro non si amavano più.
Sorseggiammo insieme un bicchiere di birra mentre la carne era in cottura nel forno. Mi chiese di più della mia carriera e io mi interessai alla sua e in breve ottenni racconti su interventi chirurgici quasi miracolosi e tanto all'avanguardia.
Lui finì di cenare e si spostò in salotto per vedere la partita dei Lakers. Mi disse che era un patito e non potei non pensare a tutti i match visti insieme a Jorge e a Ruggero a casa di quest'ultimo. Avevamo le postazioni fisse che non cambiavamo per scaramanzia.
Jorge stava sulla poltrona a destra della tv, Ruggero sul divano e io sul tappeto con le spalle appoggiate alle gambe del mio ragazzo. Tante volte perdevamo la voce, tante altre ce la prendevamo con i giocatori, ma era un appuntamento fisso, un appuntamento nostro.
Salii di sopra e dopo essermi messa comoda controllai il telefono. C'era un messaggio di Jorge.
- quando torni qui?
Sorrisi pensando alla giornata trascorsa insieme e alla notte passata.
- quindi vuoi che torni?
- beh se ti va...
- ho bisogno di mettere in ordine un po' di cose e poi torno
- non farmi aspettare troppo...altrimenti poi arrivo io
- una minaccia?
- no, è che mi manchi già
Lo chiamai per parlare un po', non feci troppo tardi visto che il giorno dopo mi toccava andare a lavoro.
L'indomani avrei anche dovuto vedere Sebastian e non facevo che pensare ai suoi modi e al mio essermi sbagliata totalmente. Per mesi mi ero forzata a provare cose per qualcuno a cui non appartenevo.Io continuavo ad appartenere solo e soltanto a lui.
Arrivò presto il mattino e in ufficio le cose da fare erano sempre di più. La portinaia mi avvisò che qualcuno era venuto per me e le dissi di farlo salire.
Lasciai la porta socchiusa mentre ritornai alla scrivania.
La vidi aprirsi e poi spuntare i suoi occhi inconfondibili.
"si può?" disse dopo essersi già fatto avanti. Mi alzai sorridendo dalla sedia per andargli incontro. Mi prese dai fianchi per avvicinarmi a lui e lasciarmi un leggero bacio sulle labbra.
"che ci fai qui?" gli feci spazio sulla poltrona sulla quale subito si sedette per poi farmi sedere a mia volta sulle sue gambe.
"passavo e allora ho pensato..." stava palesemente raccontando una bugia visto che arricciava il naso così scoppiai a ridere "oh va bene, volevo vederti"
"devo abituarmi a tutto questo romanticismo, prima eri..."
"un coglione, ero un coglione" intrecciò la sua mano alla mia e continuavamo a guardarci negli occhi. Era bello e strano quello che sentivo. Mi sembrava che ci stessimo curando a vicenda dalle nostre paure, sentivo di rischiare, ma anche di vedere una certa felicità avvicinarsi quando lui stava accanto a me.
"a che pensi?" mi riportò a quel momento, in quella stanza accarezzandomi i capelli.
"a noi" dissi spontaneamente.
"interessante" sul suo viso si palesò un sorriso lucente.
"Cosa pensi succederà?"
"non lo so Tini, so solo che mi sento di nuovo bene e che voglio te...hai visto tutto il mio buio eppure sei ancora qui""è una storia così complicata la nostra" avvicinai il mio volto al suo facendo sfiorare le punte dei nostri nasi e respirando profondamente.
"ma l'amore semplifica tutte le cose, anche quelle più difficili"Chiusi gli occhi dopo aver sentito le sue parole, percepii poi la sua mano toccarmi il mento e avvicinarmi verso le sue labbra per incontrare le mie. Iniziammo a baciarci con passione crescente, non volevamo staccarci, se uno ci provava l'altro continuava con più foga quasi per trattenerci e non terminare quell'attimo perfetto.
"pomeriggio parlerò con Sebastian" dissi tra un bacio e l'altro "e poi lo dirò a mia madre... voglio che ricominciamo"
Mentre gli sussurravo queste cose con poco fiato sentivo la sua mano farsi spazio tra le mie gambe fasciate dai jeans stretti. Mi stuzzicava, sapeva bene come farlo e come accrescere il desiderio che avevo.
"devo tornare a lavorare"
"un altro po' di pausa ci vuole..." nel frattempo aveva tirato giù la mia zip e stavo per perdere il controllo. Faceva una leggera pressione sugli slip, mi torturava il collo con i suoi baci.Dopo poco mi fece sedere sulla scrivania, tirò giù definitivamente ogni tessuto che era d'intralcio e iniziò a darmi piacere facendomi raggiungere il limite.
Aveva poi dipinta sul volto un'espressione soddisfatta, sorrideva come un bimbo mentre io invece ero appagata e lo guardavo innamorata. Raccolsi gli slip da terra e cercai di rivestirmi e lui non mi toglieva gli occhi di dosso.
"ci vorrebbero più pause così" ridacchiai sistemandomi i capelli che si erano un po' arruffati
"non ti abituare troppo"
"sei bellissimo e scemo" lo ribaciai mentre mi stringeva a sé.
"stasera vieni da me allora?"
"ah tutto questo era per convincermi a tornare tra le tue grinfie?"
"ha funzionato?"
"trovo una scusa per mamma e Lizardo e vengo...però adesso davvero ho da fare" gli feci gli occhi dolci così da meritarmi un altro paio di baci.
Avevamo il tempo di un caffè insieme prima di dover tornare tra i mille documenti aperti sul mio PC."me ne vado, me ne vado...alle sette da me"
Ci scambiammo qualche altra parola dolce prima di dividerci. Finii gli adempimenti che mi restavano, andai a pranzo in un localino sotto al palazzo e poi andai al parco per incontrarmi con Sebastian.
Chiusi con lui molto in fretta e senza girarci intorno.
Aveva ragione, avevo provato a cercare altro che non fosse Jorge e lui era diventato la mia seconda scelta. Non lo avrei mai visto con gli stessi occhi con cui lui mi vedeva, non avrei mai provato le stesse cose.
La mia testa voleva andare avanti senza nemmeno ascoltare il mio cuore.
Quello che c'era tra noi non era amore.
L'amore è una promessa che non scompare, come quello che c'era tra me e Jorge.
In fondo era per quello che ero tornata.
Perché nonostante tutto io e Jorge continuavamo a tenerci per mano anche a chilometri di distanza.
Sebastian era dolce e premuroso, carino e gentile, ma non faceva per me. Lo vedevo che mi guardava con quello sguardo della compassione. Continuava a vedermi come la Martina ferita da una tragedia della sua vita, come una da proteggere e tenere in una campana di vetro.
Io non avevo bisogno della pietà di nessuno, io avevo bisogno di qualcuno che mi capisse. Che capisse i miei sguardi vuoti a fissare il soffitto, qualcuno con la mia stessa ironia, qualcuno che mi rifacesse sentire viva dopo essermi abbandonata per troppo tempo.
Io venivo da un periodo in cui tutto nella mia vita era spento e probabilmente solo chi percepiva lo stesso nella sua, avrebbe avuto la capacità di riaccendermi.
Angolo autrice
Eccomi qui con un'altra piccola parte di questa storia, spero vi piaccia!❤️
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Il cuore non dimentica [Jortini]
FanfictionOgni polo positivo, ha il suo corrispettivo polo negativo e per quanto provi a tenerli lontani e per quanto sembrino respingersi, si ricongiungeranno in un modo o nell'altro. Nonostante le sollecitazioni esterne o interne che li portano a distaccars...