Capitolo quattordici.

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Sei mesi dopo...

"buongiorno" sentii prendermi dai fianchi sotto le lenzuola e feci uno strano verso ancora assonnata. 

"voglio dormire e poi come sei entrato?" sussurrai con la bocca ancora impastata. 

"mi ha aperto tua madre e oggi non si dorme, si va al mare insieme come programmato"iniziò a farmi il solletico e fui costretta ad alzarmi e a prepararmi per la giornata da passare con Sebastian.

Si, io e Jorge abbiamo lasciato perdere. Non potevamo riprovarci e ho pensato di dare una possibilità a Sebas per ricostruire la mia vita sentimentale.

Sentivo di aver bisogno di ricominciare da capo e archiviare quanto avevo vissuto. A volte tutti abbiamo bisogno di un reset. 

Lui era così premuroso con me, mi guardava con gli occhi di chi vuole proteggerti e mi spingeva ad essere una persona migliore. 

Mi aiutò a togliere lentamente tutti gli strati che si erano accumulati su di me. Ogni giorno un piccolo pezzo, ogni giorno tornavo ad essere un po' di più io. Come se fossi stata un pianoforte scordato e abbandonato in una stanza buia, cercavo di togliere a poco a poco gli infiniti strati di polvere che c'erano sopra. La musica non era ancora perfetta, delle volte stonavo un po' e delle volte non c'era proprio la musica. E allora lui mi aiutava a  fermarmi, sedermi e restare ad ascoltare il mio silenzio. Cercavo di togliermi di dosso tutta quella pesantezza che non mi apparteneva, cercavo di respirare un po' più forte, cercavo di diventare quello che sapevo di essere.

Tornare qui doveva servire a farmi stare meglio, non a peggiorarmi e farmi ripiombare nel mio buio più assoluto. 

Scesi al piano di sotto e trovai Sebastian che sorseggiava un caffè freddo con mia madre. Lui gli piaceva e questo aveva rasserenato il nostro rapporto e anche il rapporto con Camilla.

Io avevo addosso un bikini blu elettrico molto sgambato e un copricostume trasparente che lasciava vedere quanto avevo sotto. I capelli raccolti in una coda alta e gli occhiali da sole un po' anni 50. I miei preferiti. 

"sono pronta" piombai in cucina interrompendo la loro chiacchierata sull'amministrazione di Los Angeles. Entrambi si voltarono a guardarmi contemporaneamente e la scena mi fece molto ridere. Sebastian venne verso di me e andammo verso la spiaggia.

Vedendomi si era limitato ad un 'sei bellissima' e per quanto lo trovavo carino, non feci che pensare a cosa mi avrebbe potuto dire Jorge vedendomi. Avrebbe detto qualcosa di sconcio e romantico al tempo stesso, qualcosa che mi avrebbe fatto ridere e arrossire, qualcosa che mi avrebbe accesa. 

Ma Sebastian non era Jorge e io dovevo smetterla di fare il paragone.

Non era giusto per lui e non era giusto per me. 

Il mare quel giorno era uno spettacolo. Luccicava sotto la luce del sole e si muoveva lento, calmo, quasi ipnotico. Andammo ad un lido di un amico di Sebas, anche se io avrei preferito la spiaggia libera. Più intima, più tranquilla. 

Tolsi il copricostume e lo vidi guardarmi di sfuggita senza farsene accorgere. 

Se ci fosse stato lui, mi avrebbe guardata intensamente con quel suo sorrisetto.

"mi sei mancata questa settimana" mi lasciò un bacio sulla guancia per poi andare a tuffarsi in acqua facendomi segno di seguirlo. Io tolsi gli occhiali da sole e andai per raggiungerlo. 

Mi avvicinai. "oggi sono due mesi che stiamo insieme" disse con gli occhi socchiusi infastiditi dal sole. 

"lo so" risposi, ma in realtà io odiavo queste cose. Odiavo contare il tempo che dedicavo ad una persona. Non mi piaceva quantificare e considerare speciali solo alcuni giorni. 

Accanto alla persona giusta, non c'è bisogno di tenere traccia del tempo. 

"penso di essere innamorato" continuò e io non dissi nulla. Mi limitai ad abbracciarlo in acqua e dargli un bacio. Mi piaceva e non potevo negarlo, ma l'amore...quello era un'altra cosa.

La mattinata passò velocemente tra un bagno e l'altro e qualche gelato. Sentii quel giorno di essere un po' fredda con Sebastian, ma in realtà non facevo che domandarmi se fosse la scelta giusta. Mi ricordai poi che la sera, quel sabato sera, ci sarebbe stata la rimpatriata con i compagni di classe e che lo avrei rivisto. Erano sei mesi che non lo incrociavo nemmeno per sbaglio.

Sebas dormicchiava sulla sdraio e decisi di essere un po' meno distaccata. Dovevo provarci con tutta me stessa a costruire qualcosa e poi volevo rassicurarlo per la serata. Lui sentiva molto la competizione con Jorge. Era consapevole che per me fosse speciale e diverso. 

"basta dormire" gli lasciai un bacio sulla guancia per poi mettermi seduta accanto a lui. 

"non dormo, riposo gli occhi" ridacchiò dicendo la frase che dicevo sempre io e mi tirò a sé per baciarmi. Fu un bacio lento.

"stasera dopo la cena resti da me?" chiese e io annuii. Gli dicevo sempre di no e lui non insisteva. 

"sarà bello ritrovarci tutti...o quasi" l'ultima parte della frase la dissi sussurrando. Ci saremmo stati tutti tranne Ruggero e la cosa mi faceva male. 

"sarà come se ci fosse, perché è sempre qui" mise la mano sul mio cuore e io poggiai la mia mano sulla sua. Feci un lungo sospiro.

Dopo qualche ora, poco prima del tramonto tornammo a casa per prepararci dandoci appuntamento direttamente al locale della cena.


Angolo autrice.

Un capitolo un po' strano e di transizione, ma che spero vi piaccia. Grazie a chi vota, legge e commenta! ❤️



Il cuore non dimentica [Jortini]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora