Capitolo nove.

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JORGE'S POV

Era tornata.

Era lei, ne ero sicuro.

Appena l'avevo vista, avevo capito e di colpo il mio pianto si era fermato.

Probabilmente avevo riconosciuto il suo profumo o il mio corpo aveva riconosciuto la sua presenza.

Erano quattro anni che immaginavo questo momento.

Quattro anni che pensavo a lei, a dove fosse, a chi fosse diventata. Quattro anni in cui rimpiangevo di averle buttato addosso tutto lo schifo avevo dentro solo perché non sapevo affrontare il dolore. Quattro lunghissimi anni in cui io non ero più io.

Provai a parlarle, ma lei scappò...ormai la fuga era diventato il suo strumento di difesa. E in qualche modo anche io avevo imparato a scappare dalla realtà per cercare di stare meglio.

Non ci riuscivo da solo e mi facevo dare una mano da qualche pillola. Era l'unica cosa che mi dava un po' di sollievo. L'unica cosa a parte venire da Ruggero e parlare come se nulla fosse accaduto.

Quante volte chiesi scusa a lui per quanto detto a Martina. Sapevo che non era vero. Sapevo che lei mi amava, ma in quel momento era stato comodo prendersela con qualcun'altra che non fossi io. La verità è che ero incazzato con me stesso per non essermi accorto del disagio del mio migliore amico. Avrei potuto aiutarlo e non sarebbe successo nulla. La verità è che mi sentivo troppo piccolo per una ferita troppo grande che mi aveva praticamente colpito e spezzato in due.

Vederlo su quel pavimento e non poter fare nulla.

Sentire le urla di Martina e non poter fare nulla.

Mi sentivo in preda all'immobilismo e mi sentii in colpa per essermela lasciata scappare. Martina era la mia ancora di salvezza e io avevo tagliato la corda affondandomi da solo.

Avevo provato a rimediare senza successo.

Lei non era più qui. Lei mi odiava.

E faceva bene.

Anche io mi odiavo.

Al cimitero non mi rispose, se ne andò e la prima cosa che feci fu ringraziare Ruggero. Probabilmente era merito suo il nostro incontro.

Uscii sperando di trovarla fuori, ma era troppo tardi. La macchina nera di sua madre probabilmente guidata da uno degli autisti aveva appena varcato la strada.

L'avevo persa di nuovo.

Tornai a casa e presi il telefono e la cercai sui social.

Vidi le foto del suo profilo Instagram, pensai che era ancora più bella del solito.

Decisi di scriverle un messaggio senza speranze, non mi avrebbe mai risposto.


MARTINA

- Eri tu, io lo so, l'ho sentito- era un messaggio di Jorge. Persi il battito per un attimo. Cosa avrei dovuto fare?

- ero io- mi limitai a scrivere

- sei scappata- continuò

- non riuscivo a restare, non potevo-

- ti faccio così schifo? beh, potrei capirlo-

- non credo sia una buona idea parlare, Jorge. Io ho ricominciato da zero la mia vita e...-

-e io in questa vita non ci sono, è chiaro-

- non dopo quello che è successo-

- vorrei tanto incontrarti per poterti parlare, per favore-

- non credo di farcela-

-Martina, ti prego-

Mi salì intanto un senso di nausea e corsi in bagno a vomitare.

-Martina, ci sei?-

-è vero che ti droghi?- chiesi a bruciapelo

- vediamoci e parliamo, posso spiegarti tutto-

- tra un'ora al parco, finita la nostra conversazione, non dovrai cercarmi più-

Uscii pensando molto a quella decisione. Non sapevo se stessi facendo bene, se affrontare le cose poteva aiutarmi a mettere ordine nella mia vita.

Mentre andavo mi chiedevo che effetto mi avrebbero fatto i suoi occhi, la sua voce. Avevo paura di riprovare quel dolore così insopportabile da non riuscire a vivere.

Lo trovai al parco, sulla nostra solita panchina. Mi vide e provò ad abbracciarmi, io lo allontanai di colpo. Doveva starmi lontano.

"grazie per aver accettato" disse abbassando lo sguardo "avrei solo bisogno di scusarmi con te per tutto. Eravamo innamorati, condividevamo una vita e..."

"io ero innamorata" lo interruppi "non tu. Se lo fossi stato certe parole non sarebbero uscite dalla tua bocca"

"io ti amavo,Martina"

"hai detto che ti facevo schifo"

"non dicevo sul serio"

"non mi hai dato modo di spiegarti nulla, ti sei fatto impossessare dalla rabbia e non hai fatto che buttarmi addosso tutta quella merda, come se la morte di Ruggero non fosse abbastanza dolorosa per me. Cosa credi? Che in quel momento stessi soffrendo solo tu? Che per me era una passeggiata? Che non rimpiangevo di non essere rimasta con lui dopo quella chiacchierata prima che si drogasse per andare in overdose? Mi chiedo ancora cosa avevi in quel fottuto cervello"

"non mi sono reso conto di nulla, non mi hai dato modo di farmi perdonare"

"tu per me sei imperdonabile Jorge. Tu per me sei morto insieme a Ruggero" lo dissi con parecchio disprezzo, così tanto che la sua espressione si incupì.

Forse avevo esagerato.

"non dire così" sussurrò

"e poi ora cosa fai? Non hai imparato abbastanza?Non hai visto quella merda come ti riduce? Hai deciso di fare finta di nulla e diventare un tossico? Dimmi, sentiamo..."

"hai ragione, hai ragione su tutto, ma ora stai facendo il mio stesso errore. Stai buttando tutta la tua sofferenza su di me."

"te lo meriti, ti meriti di soffrire come ho sofferto io" sentii una lacrima scendere sul viso. Fu quello il segnale che dovevo andare via.

Tornai a casa piangendo e singhiozzando. Era stato un errore. Ero stata crudele e ancora una volta ero andata via.

Angolo autrice

Finalmente i due hanno modo di parlare, ma forse non è stata un'ottima idea.
Vi lascio questo capitolo prima della piccola vacanza che inizierà domani.
Torno presto, promesso💗💗

Il cuore non dimentica [Jortini]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora