Capitolo 8

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Si respira un'aria carica di tensione quella mattina alle scuderie. Tutti sono indaffarati a urlare ordini e controllare l'elenco delle cose da fare sulla propria agenda, per poi metterci affianco una spunta una volta supervisionato il lavoro.

Henry ha riposato male la notte precedente, troppo agitato per riuscire a rilassarsi.

Perciò non appena il suono della sveglia si è fatto sentire con insistenza, si è precipitato da Orione rifugiandosi nelle stalle.

Ha trascorso l'ultima ora a spazzolarne il pelo bianco lucido, passando poi alla criniera e intrecciandola in tante piccole trecce ordinate.

Sa che quel compito non spetta a lui, ma ha bisogno di tenersi occupato o rischia di impazzire.

Orione nitrisce piano, spostando il muso verso i suoi capelli in segno di affetto.

Henry non può fare a meno di sorridere a quel gesto ormai familiare e allunga la mano destra ad accarezzargli la porzione di manto accanto alle orecchie.

«Sapevo di trovarti qui.»
Mormora piano la voce di Alex, prima che quest'ultimo si avvicini porgendogli una busta di carta bianca.

«Ti ho portato la colazione, perché sapevo anche che non avresti mangiato nulla. Hai bisogno di tutte le tue energie, Hen.»

Gli spiega poi, allungandosi per lasciargli un bacio a stampo.

Henry sorride nel bacio per quella premura, aprendo poi la busta e tirandone fuori una brioche ancora calda. Ne addenta quasi metà in un boccone; non si è nemmeno reso conto di quanto in realtà il suo stomaco sia affamato.

«Il mio salvatore.»
Lo punzecchia, guardandolo con espressione divertita. «Grazie, amore.» Aggiunge infine, stringendogli una mano, prima di tornare a mangiare.

Alex gli bacia velocemente una guancia, sedendosi poi affianco a lui sulla panca di legno fuori dal box di Orione.

«Allora, pronto per la gara di oggi?»

Gli chiede, fissandolo e studiando la sua espressione. Henry annuisce, sospirando e finendo la brioche.

«Credo di si. Ci siamo allenati fino allo sfinimento nelle ultime settimane, ma non vinco una partita da molto tempo, Al.»

Constata Henry, mordicchiandosi poi le labbra e muovendo le dita in un tic nervoso.

Alex le intreccia alle sue, stringendole appena in segno di supporto.

«Ce la farai, baby. Stavolta farai il culo a quegli snob scozzesi. Va là fuori e dimostragli cosa significa essere davvero un campione.»

Conclude, dandogli una leggera spintarella con la spalla.

Finiscono di equipaggiare Orione, allacciando anche i parastinchi e la sella e controllando che tutto sia in ordine.

Poi si avviano insieme verso il terreno di gioco e gli spogliatoi accanto ad esso. C'è un discreto via vai di persone, in lontanza si notano già alcuni spettatori che prendono i loro posti in tribuna con largo anticipo.

Alex ferma Henry trattenendolo dolcemente per un braccio poi, quando ha tutta l'attenzione del suo ragazzo, si sfila dal collo una catenina dorata.

Alla sua estremità è appeso un ciondolo rotondo con scritto Perseverancia.

Alex apre la mano destra di Henry e lascia scivolare la catenina sul palmo.

«Era un regalo della mia abuelita. C'è scritto 'perseveranza'.»
Spiega con tono malinconico ma fiero. Sua nonna è venuta a mancare da un anno e il dolore del lutto è ancora fresco.

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