02.

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"Volevo urlare quello che sentivo ma sono rimasto zitto per paura di non essere capito"
-Charles Bukowski

Sentì qualcosa di morbido sul mento e qualcosa di caldo sulla coscia, era piacevole eppure fastidioso. Quel calore le ricordava Thomas ma c'era qualcosa di diverso, quel tocco era più delicato.
Isabelle aveva gli occhi chiusi ma quel calore l'aveva svegliata, lentamente aprì gli occhi e la persona che si trovò davanti era tutto tranne che Thomas.
«Flavio cosa fai?» chiese con voce assonnata e aggrottando la fronte.
«È dal primo giorno che ti ho vista varcare la soglia della porta che mi piaci» rispose lui con voce roca facendo su e giù sulla coscia scoperta di Isabelle. «Che cosa?» «Levati» gli urlò contro la ragazza. Voleva un bene infinito a Flavio ma non l'aveva mai considerato come un candidato alla sua prossima relazione sentimentale, il suo cuore sfortunatamente apparteneva già a qualcun altro. «Sst.. goditi il momento» quelle parole le rimbombarono nella scatola cranica, ricordava quel giorno benissimo in Cina..
«Signo Willows c-cosa-» «Shh Isabelle goditi il momento»
Poteva percepire ancora il soffio nelle orecchie e l'odore di menta; quel ricordo le faceva male, così male che era più dolente di un male fisico, Isabelle balzò in piedi e spinse via il ragazzo. «Vaffanculo Flavio! Come ti permetti di toccarmi nel sonno? Sei un porco» gli ringhiò contro, era infuriata perché al posto di quel ragazzo ci doveva essere l'amore della sua vita.
«Isabelle scus-» «No! Stai zitto, io ti odio» disse con disprezzo e rabbia.
Andò in camera sua e tirò fuori la sua unica valigia, ci buttò tutti i suoi abiti, prese una borsa e mise tutte le sue cose. Era stanca di quei due che le facevano rivivere il passato, più cercava di non pensarci e più finiva per pensarci.
Guardò l'orologio appeso al muro della sua stanza, erano le sette del mattino, dove poteva andare a quell'ora? Si arrese. Decise di farsi un lungo bagno magari anche di affogare dentro la vasca ma era troppo codarda. Portò con se in bagno una sigaretta e una lattina di birra che aveva nel minifrizer in camera.
Aprì il rubinetto e riempì la vasca con l'acqua calda poi si immerse dentro, accese la sigaretta ed aprì la lattina di birra, quello era il suo modo per rilassarsi: nicotina ed alcol, quando poteva fumava anche la marijuana con Amedeo. Erano tre mesi che lo faceva ma giusto quando era tanto giù di morale, in quel momento avrebbe tanto voluto un po' di marja.
Dopo un eternità passata nella vasca uscì e tirò fuori dalla valigia un paio di leggins neri e una camicia di jeans accompagnate da Dr. Martines basse e nere.
Si raccolse i capelli in uno chignon disordinato e si buttò sul letto.

La sua anima era divisa in due: una parte voleva prendere il primo volo per New York e tornare da Thomas, abbracciarlo, baciarlo, farci l'amore e dirgli che sarebbe stata suo per sempre. Mentre l'altra parte di lei voleva scappare, solo scappare, scordare tutto e ricominciare daccapo. Era stufa di tutto.

Flavio bussò più di una volta scongiurandole di aprire, le mandò sei messaggi e la chiamò dieci volte ma niente. Isabelle odiava più quelli che le ricordavano il passato che il passato stesso.
Si ricordò che Thomas una volta l'aveva fatto e in quel momento l'aveva odiato. Di getto le lacrime le solcarono il volto, pensò che la sua vita era un disastro, che lei era un disastro e voleva solo morire. Ad un tratto il suo cellulare iniziò a suonare, lo schermo l'avvisò che era la signora Bernard così fu costretta a rispondere.
«Signora Bernard!» rispose con voce debole. «Oh ciao cara! Volevo sapere se cento cinquanta persone ci entravano nel locale»
«Ma certo
«Perfetto, questo pomeriggio passerò a darti la lista degli invitati e per darti il menù» «Ma certo signora Bernard»
«Mi raccomando, deve essere tutto perfetto» «Ma certo signora»
«Perfetto, a dopo. Chichiwey» «Arrivederci signora Bernard» dopo quella telefonata Isabelle maledí il giorno in cui diede a quella signora il suo numero.
Alle dieci decise di uscire visto che Flavio aveva smesso di bussare e tormentarla. Doveva andarsene ma prima di ciò lasciò sul tavolo una lettera per entrambi i ragazzi.

Cari Flavio e Rebeca,

Mi dispiace ma l'aria qui sta diventando opprimente.
Mi avete sempre chiesto quale fosse la mia storia e oggi per la prima volta ve ne voglio parlare.
Quattro anni fa, mi sono trasferita a New York dall'Australia. Ho conosciuto Shannon McKoney, la mia coinquilina. Siamo diventate migliori amiche, sorelle, inseparabili. Poi sono andata a lavorare in una grande società come segretaria. Dopo tanti anni di filofobia mi sono innamorata di Thomas Willows: il mio capo. Dopo litigi e menate abbiamo dichiarato il nostro amore reciproco ma due donne: ex dipendenti all'azienda hanno dato fuoco alla mia abitazione, minacciato parecchie volte e rapito me e la mia amica. Mi hanno rinchiusa in uno sgabuzzino, legata come un pollo e drogato la mia amica. Grazie al mio coraggio innato sono riuscita a chiamare aiuto, la mia amica è stata liberata e le donne quasi arrestate, ma sono bastate due pallottole a distruggere il mio paradiso terrestre. Una sulla spalla di Thomas e uno al polmone di Shannon. La pallottola era per me ma lei si è sacrificata e io cosa ho fatto? Sono scappata. Come faccio sempre ma non ci posso fare niente.. sto scappando pure ora. Ecco la mia storia. Addio ragazzi e grazie di questi 11 mesi fantastici.

-Isabelle Johnson-

Dopo aver lasciato la lettera scappò via, prese la macchina e andò alla ricerca di un hotel e se non l'avesse trovato avrebbe dormito in macchina tanto era così confortevole. L'aveva comprata cinque mesi prima dopo aver preso la patente europea, fu la prima volta che mise le mani su un manubrio e fu forse l'unico giorno più bello della sua vita; con quel ricordo cercò di tirarsi su il morale. Dopo essersi fermata alla stazione di servizio per fare benzina si mise alla ricerca di un hotel economico ma niente, tutti troppo costosi per lei. Dopo una serie di sbuffi guardò l'orologio e notò che erano le quattordici.

                     ***

«Ciao Francy...» disse la ragazza triste. «Ei' dolcezza cos'hai?» chiese preoccupata Francesca. «Niente tranquilla... per caso è passata una certa signora Bernard?» «Chi la tipa della festa?» Isabelle annuì «No»
«Okay grazie» disse debolmente Isabelle per poi andare nel camerino, indossò la divisa e si diresse verso il bancone.
«Ciao Belle. Ci sono tre tavoli da servire forza!» le disse Amedeo indaffarato a riscaldare tramezzini. Non era giornata, Isabelle sbagliava le ordinazioni e aveva rotto anche un bicchiere, era frustrata.
«Scusa Ame dammi un minuto» disse sbuffando prima di correre nel retro del bar, voleva lanciare un urlo di disperazione ma si limitò a tirarsi i capelli e mordersi l'interno della bocca.
«Ei' baby cos'hai?» chiese Jack sbucando dal nulla. «Niente.» tagliò corto con voce strozzata. «Vuoi parlare?» chiese lentamente Jack «No» disse Isabelle prima di tornare dentro.
Alle quattro venne la signora Bernard a portare la lista degli invitati e il progetto per la festa, mancavano solo sei giorni e ancora non avevano organizzato niente. Il bar sarebbe stato chiuso ai clienti sia venerdì sera per mettere a posto tutto e sabato per la festa.
Alle ventuno salì in macchina e senza metà girovagò fino a parcheggiare in un parcheggio abbandonato, passò la notte lì.

N/A

Che triste la vita di Isabelle senza Thomas, che ne pensate? Chi vuole il ritorno di Romeo? Io non vedo l'ora! CAPITOLO REVISIONATO

Everlasting(2)||Love Trilogy|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora