"Se ti avessi davanti ti urlerei tutto quello che ho passato per te. E fidati piangeresti anche tu."
Cit«Buongiorno ragazzi» disse Isabelle col suo accenti americano. «Giorno Belle!» rispose Rebeca. Erano in salone a pranzare, la casa era piccola ma perfetta per tre persone. Era composta da: tre stanze da letto, un bagno e angolo cottura. Ogni parete aveva un diverso colore e c'erano quadri ovunque, la maggior parte ritraevano Rebeca in posa.
Quella mattina Isabelle doveva andare a lavorare alle due quindi si era concessa un po' di ore di sonno svegliandosi a mezzogiorno. «Dov'è Flavio?» chiese Isabelle sedendosi a tavola, dinanzi a lei c'era un invitante piatto di pasta, il pasto che lei amava di più. «È andato a lavorare, oggi torna tardi» rispose Rebeca prendendo posto davanti lei. Tra una chiacchiera e l'altra finirono il pranzo.
«Ei',ora che siamo sole.. mi racconti un po' della tua vita?» quella domanda spiazzò Isabelle. Da quando se ne era andata dagli Stati Uniti aveva cercato di accantonare quei brutti ricordi ma in quel momento i pensieri le offuscarono la mente, i fantasmi che lei aveva cercato di nascondere in quei undici mesi erano tornati a galla con una sola domanda. Il cuore cominciò a farle male, ricordava tutto troppo bene.
Il limone, le pinze, il cellulare, lo sparo, il sangue, la morte.
«No!» urlò Isabelle prima di scoppiare a piangere e tremare come una foglia. Vedere la sua amica morirle davanti era stato uno spettacolo atroce, quel giorni era morta con lei.
«Isabelle...» sussurrò spaventata Rebeca. «Ho bisogno di aria» rispose prima di scappare in camera sua. Poggiò la schiena dietro la porta e si lasciò scivolare a terra; Shannon le mancava sempre di più, le mancava la sua allegria, la sua simpatia, la sua dolcezza, il suo spirito.***
«Ehm io vado a lavorare» disse Isabelle senza guardare l'amica in faccia prima di uscire. Dopo quella domanda che le aveva fatto Rebeca si chiuse proprio come quasi un anno prima, dopo la morte dell'amica.
Uscì dall'appartamento posto all'ultimo piano, prese l'ascensore e si diresse verso il garage.
Con il telecomando aprì la sua Mini Cooper nera che aveva comprato poco tempo prima e mise il suo borsone con il cambio abiti nel porta bagagli e partì. Da casa a lavoro, con la macchina impiegava un quarto d'ora.
Arrivata, parcheggiò l'automobile nel parcheggio del locale ed entrò; quel giorno aveva il turno dalle quattordici alle ventuno.«Ei' dolcezza!» Francesca, la sua collega di turno quando la vide le regalò un sorriso bellissimo, era innamorata di lei. Si era di un altro orientamento sessulale, una lesbica a stato puro ma dall'apparenza non sembrava. Era bionda con gli occhi come il mare, il suo naso era perfetto e le labbra piccole e sottili, il suo stile era molto provocante a tal punto da far avvicinare al bancone uomini di ogni età.
«Franci!» esclamò Isabelle avvicinandosi a lei per poi posarle un bacio sulla guancia. «Oggi avremo tanto lavoro da fare» disse Francesca sbuffando. «Si lo so..» dopo di che andò nel camerino riservato al personale e indossò la sua divisa ovvero una maglietta a maniche corte bianca con il logo posto in alto a destra blu che rappresentava un cavallo alato.
«Baby!» esclamo Jack Il Ribelle, lo chiamavano così perché faceva sempre come gli pareva e nessuno poteva dirgli o fargli niente: era il figlio del proprietario. «Jack, qual buon vento!» esclamò ironicamente Isabelle che non sopportava per niente quel moro dagli occhi neri come la pece densi di sentimenti. «Sostituisco un amico» disse ammirando con malizia il corpo della ragazza. «Sexy come sempre vedo» disse leccandosi il labbro inferiore. «Amico taci se non vuoi un cazzotto» disse puntandogli il dito contro e lui scoppiò in una risata quasi diabolica.
Isabelle uscì dalla stanza e si ritrovò davanti Amedeo, il fratello di Flavio, un ragazzo dai capelli color mogano occhi neri con lineamenti duri «Oddio Ame, mi hai fatto spaventare» disse Isabelle portandosi una mano al petto «Scusa Isabella..» disse con nonchalance il ragazzo al quanto impegnato. «Isabelle.» lo corresse la ragazza infastidita.
Si diresse verso il bancone e prese una pezza bagnata per pulire i tavoli, le piaceva lavorare al bar, era bello interagire con altre persone, imparò la lingua italiana apposta. Se la cavava al bancone ed era una buona oratrice.
«Scusi signorina» una donna seduta ad un tavolo da sola chiamò Isabelle che si avvicinò per servirla. «Vuole ordinare?» le chiese sfoggiando un sorriso. «Si ma prima volevo avete un informazione» disse la signora levandosi gli occhiali da sole apparentemente firmati che portava. «Certo!»
«Fate feste qui?» chiese la donna guardandosi intorno. «Sissignora, le organizziamo anche» rispose Isabelle sicura di se. «Ah, è straniera? Ha uno strano accento» cambiò argomento la donna. «Si, sono di New York..» «Ag! Io ho casa li e una catena di negozi: "SharmaOn" aprirò un negozio qui a Milano e vorrei fare una festa qui, inviterò anche molti amici miei newyorkesi». «Ah interessante.. se vuole può passare qui domani alla stessa ora e prende l'appuntamento» disse Isabelle sorridendole. «No, no. Devo prenderlo ora.» disse in tono gelido quella donna, le ricordò subito quel mostro che amava.
«Ma signora io no-» non poteva pensare a lei in quel momento, aveva un bar da mandare avanti. «Senti. Devo prendere l'appuntamento oggi quindi: o mi servi o ti faccio licenziare» la donna la fulminò con lo sguardo e Isabelle rabbrividì «Cinque minuti e sono da lei» disse prima di andare alla ricerca di qualcuno che la potesse sostituire ai banconi. «Francy puoi sostituirmi?» «No mi dispiace, ho tantissimi tavoli da servire» disse frettolosa. Isabelle sbuffando andò alla ricerca di un buon samaritano. «Amedeo mi serve il tuo aiuto!» «Belle, non posso. Ho cinque tavoli da servire» rispose il ragazzo indaffarato a lavare dei bicchieri. «Prova a chiedere a Jack» disse alzando la testa per guardarla.
Isabelle arricciò il naso, non aveva scelta così lo cercò ovunque, non era da nessuna parte, provò fuori e lo trovò a fumare una sigaretta.
«Jack! Ti ho cercato ovunque» disse Isabelle col fiatone e lui aggrottò la fronte. «Per cosa?»
«Mi serve il tuo aiuto» «Tutto per te» disse squadrandola maliziosamente. «Devo servire una signora che vuole organizzare una festa, potresti sostituirmi al bancone per un po'?» chiese facendogli gli occhi dolci. «Baby tutto tranne questo! Ho appena staccato!» «Ti prego!» disse la ragazza accoppiando le mani. «E io cosa ci guadagno?» disse facendole l'occhiolino «Poi ne parliamo tanto tu vai» il ragazzo sbuffò e spense la sigaretta. «Grazie!» esclamò la ragazza prima di correre dentro.***
«Affare fatto, quindi sabato prossimo alle ventuno il bar deve essere esclusivamente aperto agli invitati, poi in settimana ti manderò la lista degli invitati» disse la signora alzandosi dalla sedia. «Sissignora» disse Isabelle sfoggiando un sorriso teso, aveva paura. Il bar non era grandissimo eppure la signora Bernard -era così che su chiamava- voleva qualcosa di praticamente impossibile in più entro una settimana.
Poco dopo Isabelle tornò al bancone. «Grazie Jack!» disse Isabelle dando una pacca alla spalla «Di niente baby ma mi devi un favore» disse il ragazzo facendole l'occhiolino. «Okay poi ne parliamo» disse Isabelle ordinando i tavoli.
Alle ventidue staccò dal lavoro e se ne andò a casa salutando tutti i suoi colleghi.
A casa non c'era nessuno, trovò un post-it sul frigorifero.
"Belle scusa x oggi pomeriggio... comunque sono da Giacomo torno domani mattina, Flavio tornerà alle 02. Notte"
Sbuffò ed aprì il frigorifero, prese una pasta confezionata e la mise nel microonde, pensò ai bei tempi quando mangiava a casa di Thomas e ridevano per le cavolate più assurde, stava bene con lui..
Dopo mangiato decise di guardare la televisione ma poco dopo Morfeo l'accompagnò in un sonno tempestato di incubi.CAPITOLO REVISIONATO.

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Everlasting(2)||Love Trilogy||
ChickLit"Non ti meravigliare se siamo ancora qua, abbiamo detto fino alla fine e fino alla fine sarà" Questo è il sequel di Everlasting||Love Trilogy|| Isabelle Ginevra Johnson, ventiquattrenne originaria di Sidney trasferitasi a Manhattan (New York) si è i...