"Si limitò a guardarmi.
Quello sguardo mi disse tutto quello che c'era da dire."
-Bukowski«Sei pronta?» era ora di tornare alla Willows Enterprise e ricominciare a vivere. Non doveva presentarsi come dipendente ma solo come "la ragazza del capo". Era passato ormai un mese e Isabelle era ansiosa di tornare lì o meglio era spaventata. Non sapeva cosa sarebbe accaduto, cosa avrebbe visto... aveva confusione in testa.
«Non proprio ma... andiamo» erano sulla soglia della porta di casa che aspettavano Victor.
Thomas indossava una camicia di lino bianca e un pantalone nero mentre Isabelle indossava un vestito giallo con le maniche a trequarti.
«Tranquilla, andrà tutto bene» la limousine arrivò e loro salirono, dopo venti minuti arrivarono davanti alla Willows Enterprise.
L'insegna era cambiata, era più maestosa e incastonata alla scritta c'era un diamante verdognolo.
«Wow... Nuova insegna.» esclamò la ragazza dando voce ai suoi pensieri, Thomas non disse niente e la precedette ad entrare. Isabelle percepì l'aria condizionata accarezzarle la pelle, era piacevole e aveva proprio bisogno di quell'area fresca. Ultimamente aveva continui cali di pressione. «Mr. Willows buongiorno, signorina Johnson bentornata.» a parlare era Lola Brown, l'anziana receptionist di colore che non aveva mai rivolto la parola a Isabelle eppure i suoi occhi dicevano tanto.. «Lola ti vedo raggiante, come stai?» Oh! Era Thomas, il veccho freddo e antipatico capo a parlare? Da quando era diventato... umano con i suoi dipendenti? «Benissimo ora che la signorina è tornata..» la signora rivolse un ampio sorriso amoroso ad Isabelle che ricambiò un po' stranita, da dove veniva tutto quel affetto? Non la conosceva.
Presero l'ascensore e salirono all'ultimo piano, Isabelle sentiva una melodia di sottofondo nell'ascensore era.. musica! Istintivamente bloccò l'ascensore, stava diventando matta. «Thomas mi devi delle spiegazioni» non era arrabbiata, solo shoccata. «Di che tipo?» chiese curioso il ragazzo sfoggiando uno di quei sorrisi illegali. «Cos'era quel diamante gigante, il tuo "ti vedo raggiante come stai?" e la musica qua dentro?» Thomas scoppiò a ridere, l'ingenuità della ragazza era divertente. «Si chiama cambiamento tesoro mio. Ho dato una spolverata al mio passato e sto andando avanti anzi stiamo andando avanti. Te l'ho detto: sto cambiando per te, sono cambiato per te» quelle parole le fecero tremare il cuore e fece riparti l'ascensore. Era rilassante ascoltare la musica in ascensore.
Arrivarono all'ultimo piano ovvero il trentaquattresimo e si ritrovarono davanti il lungo corridoio.
Al posto di quei muri grigi c'erano vetrate che davano l'opportunità di ammirare lo skyline di Manhattan. Proseguirono lungo il corridoio e quando Isabelle riconobbe gli occhi grigi del mulatto corse verso di lui «Joshua!» esclamò con le lacrime agli occhi e quando il capo sala riconobbe quella voce, il cellulare che aveva in mano cadde, i suoi occhi si riempirono di lacrime e per poco non urlava. Uscì dalla sua postazione e l'abbracciò «Sei tornata.. alla fine sei tornata, mi sei mancata tantissimo..» le lacrime rigarono i loro volti. Isabelle voleva un bene dell'anima a quel ragazzo e rivederlo fu come rivivere le vecchie emozioni. «Come stai?» si staccarono dall'abbraccio e Isabelle gli sorrise «Ora meravigliosamente, tu?» chiese Joshua «Benissimo, sei cambiato, ora hai la barba!» notò Isabelle toccandogliela «Si e tu un tatuaggio» disse il ragazzo puntando il collo.
«Buongiorno Mr. Willows» Thomas replicò col cenno della testa poi cinse la vita della ragazza. «Noi andiamo, sei vuoi puoi venire a pranzo con noi alle dodici» Isabelle guardò Thomas e rimase sbalordita. Lui che invitava a pranzo un altro uomo? La svolta!
«Mi farebbe molto piacere, accetto! Scusate ho un lavoro da continuare, con permesso.» Joshua tornò a lavoro, Thomas e Isabelle proseguirono entrando nell'ufficio del capo.
«Buongiorno signori.» era Patrick, cosa ci faceva lì, sulla poltrona del capo? «Pat, levati, vai nel tuo ufficio e dì a Iliana di dire a Lola di aspettarci per il pranzo, anche tu e lei siete invitati. Vi voglio alle dodici nella hall.» Patrick annuì con la testa ed uscì. Isabelle si guardò intorno; anche lì era cambiato, tutto era molto più chiaro, c'era più luce e notò sulla scrivania una foto di loro due, sentì il cuore battere forte. «Tom, cosa è successo? Perché Patrick è qui? E chi è Iliana non mi dire che-» Thomas non la fece terminare «Tesoro mio, ho donato il dieci percento della società a Patrick perché ci ha salvato la vita un anno fa e perché se lo merita. Si Iliana Brench è la mia segretaria. È molto efficente, seria nel lavoro e non provo niente per lei. Anzi, lei è Patrick vanno molto d'accordo» Lui non aveva mai provato niente per quella donna. Isabelle annuì con il capo.
«Vieni con me» Thomas si diresse verso quella famosa porta: la stanza dove consumavano il loro amore.
Era tutto cambiato: c'era un letto più grazioso, un armadio più piccolo, una libreria stracolma di libri. «Questa è la nostra stanza, l'ho arredata personalmente. Ormai non gestisco più da solo la società. Patrick ha il dieci percento e Franca Bernard il cinque percento quindi loro hanno gestito il rinnovo della struttura ma ho vietato a chiunque di toccare questa stanza. È la nostra stanza» Thomas si avvicinò alla ragazza e le lasciò un sottile bacio sulle labbra che piano piano si trasformò in un bacio passionale. I loro corpi erano caldi, lo percepivano, si volevano.
Thomas tirò giù la zip del vestito di Isabelle e le toccò la schiena. La ragazza gemette al tocco della sua mano contro la sua pelle, le labbra erano ancora incollate, le loro lingue si inseguivano e i loro corpi attaccati come pezzi di puzzle.
«Non sai quanto ti voglio. Dovremmo battezzare il nuovo letto» la voce roca di Thomas provocò brividi lungo la schiena della ragazza, non portava il reggiseno quindi tutto fu più semplice per il ragazzo, con delicatezza le tirò giù il vestito. Isabelle rimase in mutandine di pizzo nero, ciò lo eccitò ancora di più.
Isabelle ancora più eccitata di lui, gli sbottonò la camicia, gli graffio il petto nudo fino a fargli uscire il sangue. Thomas fece stendere la ragazza e si mise a cavalcioni su di lei, le leccò il seno e stuzzicò i capezzoli. Isabelle senza pudore inarcò la schiena e gemette al tocco. «Quanto sei bella» le soffiò sul petto Thomas facendo ansimare ancora di più la ragazza. Isabelle sbottonò i pantaloni dell'amato e cercò di tirarli giù ma tutto in vano perché era troppo presa così Thomas lo fece da solo. Stuzzicò il clitoride della ragazza creando cerchi immaginari, Isabelle urlò dal piacere e ciò comporto l'indurirsi della virilità di lui.
Scostò le mutandine di Isabelle e delicatamente la penetrò con due dita, gli ansimi che fuoriuscivano dalle labbra della ragazza erano come musica per le sue orecchie. «Vieni per me, amore mio» non se lo fece ripetere due volte che scoppiò in un dolce orgasmo.
Subito dopo Thomas la penetrò con delicatezza, non voleva farle male, usciva ed entrava, Isabelle gli accarezzò la guancia e gli lasciò un lieve bacio sulle braccia. Erano all'apice del piacere e istintivamente Isabelle chiuse gli occhi. «Amore voglio vederti in faccia» Thomas voleva osservare, scrutare quegli occhi che diventavano sempre più verdi. Insieme raggiunsero il massimo del piacere e vennero urlando i rispettivi nomi.
Isabelle era praticamente ubriaca, le gambe le tremavano e aveva gli spasmi, era il rapporto più bello che lei avesse mai consumato, pieno di sentimento, pieno d'amore: si, Thomas era cambiato. «Ti amo» sussurrò Isabelle scoppiando in un pianto involontario e lo abbracciò. Si addormentarono così. Non sognarono, era un sonno sereno.N/A
CAPITOLO REVISIONATO
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Everlasting(2)||Love Trilogy||
Literatura Feminina"Non ti meravigliare se siamo ancora qua, abbiamo detto fino alla fine e fino alla fine sarà" Questo è il sequel di Everlasting||Love Trilogy|| Isabelle Ginevra Johnson, ventiquattrenne originaria di Sidney trasferitasi a Manhattan (New York) si è i...