Capitolo 3

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Alexandra non la finiva più di torturarsi le mani, mentre camminava per il foyer del teatro alla ricerca di Juliet, che però sembrava essere sparita nel nulla.
Doveva condividere con qualcuno ciò che aveva appreso in segreto o sarebbe esplosa.
Individuò Howard in un angolo della sala e pensò di andare a chiedergli informazioni sulla sorella, ma le mancò il coraggio.
La sua timidezza la tenne relegata in un angolino finché non fu il momento di andare a prendere posto nel palchetto di famiglia. Le luci vennero abbassate e il concerto iniziò, le note soavi di Vivaldi invasero l'aria, ma lei non prestò attenzione alla musica.
Fece scorrere lo sguardo per tutto il teatro, sperando di riuscire ad individuare Juliet: doveva per forza esserci anche lei, tutta la sua famiglia era lì.
Quando si accorse di un palchetto stracolmo di persone capì di aver fatto centro, come facevano a starci tutti in quello spazio ridotto?
Sbattette le palpebre, andando poi a socchiudere gli occhi nel tentativo di identificare l'amica: era seduta in prima fila, il capo leggermente piegato verso destra, il volto rilassato, sembrava essere del tutto assorta nella musica. All'improvviso si irrigidì, allungando il collo come un'elegante cigno, le labbra si mossero, rispondendo alla persona alla sue spalle, che Alexandra non riuscì a riconoscere, dato che era nascosta nella semioscurità e dal volto annoiato di Frederick. Quest'ultimo non sembrava gradire molto il concerto.
Si chiese con chi stesse parlando Juliet, ma poi scosse la testa: non era importante, ciò che davvero importava era che l'amica fosse lì.
Attese la pausa col cuore a batterle in gola, e quando finalmente le luci vennero alzate, Alexandra si fiondò fuori dal proprio palchetto, camminando a passo spedito alla ricerca dell'altra.
La trovò nel foyer, stava conversando con Lord Lewis.
"Juliet! Eccoti!" Esclamò, questa si voltò verso di lei, congedandosi quindi col gentiluomo.
"Che succede?" Le domandò, venendole incontro, andando a stringerle le mani, notando subito quanto fosse preoccupata.
"Un disastro, un vero disastro! Oh Dio, non so nemmeno da dove iniziare" disse tutto d'un fiato.
Juliet la scrutò attentamente, per poi replicare:
"Forse dovresti rilassarti un po', prendi un respiro profondo."
Annuì, seguendo il consiglio dell'amica: inspirò ed espirò profondamente, prendendosi poi un momento per riordinare i pensieri.
"L'altro giorno stavo passando vicino all'ufficio di mio padre e senza volerlo l'ho sentito parlare con Lord Wright" proseguì.
"Lord Wright? Il vecchio sdentato in disperato bisogno di una moglie?"
Il commento di Juliet l'avrebbe anche fatta ridere, se solo non fosse stata completamente terrorizzata dall'idea che potesse essere lei a diventare la moglie di quell'uomo.
"Esattamente lui... Comunque li ho sentiti parlare e lui stava chiedendo la mia mano, capisci? Vuole sposarmi, e mio padre sembrava d'accordo."
Una morsa le attanagliò lo stomaco, si sentì nauseata e per un momento traballò sulle gambe, riuscendo fortunatamente a ritrovare subito l'equilibrio.
"Oh Juliet, non so che fare" si prese il viso tra le mani, trattenendo a stento le lacrime.
"Potresti rifiutare, sono certa che qualcun altro si farà avanti."
"Non ho molti corteggiatori, sei tu il premio più ambito quest'anno, noi altre, soprattutto quelle considerate meno avvenenti, per un motivo o per l'altro, siamo invisibili, e poi potrebbe essere la mia unica possibilità: sono già alla mia seconda stagione" spiegò Alexandra, per non parlare delle grandi difficoltà economiche della famiglia: Lord Wright poteva essere la soluzione ad ogni problema, ma l'idea di sposarlo... le faceva venir voglia di vomitare per una sera intera.
Juliet per un momento rimase in silenzio, riflettendo, aggrottando le sopracciglia e mordendosi il labbro inferiore. Era evidente che stesse cercando un modo per aiutarla, purtroppo il nodo era più ingarbugliato del previsto e la ragazza non parve arrivare ad una soluzione.
"Troveremo un modo per sistemare tutto" la rassicurò, lo sguardo illuminato dalla determinazione, stringendole con calore le mani: non l'avrebbe lasciata affondare.
Le fece poi un cenno col capo ad indicare che era il momento di tornare a sedersi, Alexandra annuì e tornò a prendere posto nel suo palchetto.

Il giorno seguente Alexandra se ne stava seduta in biblioteca con lo sguardo perso nel nulla, rigida come un pezzo di pietra: aveva il terrore che all'improvviso Lord Wright si presentasse a casa sua, ponendole la fatidica domanda ufficialmente. Sapeva che in tal caso sarebbe stato molto difficile per lei rifiutare.
Pregava soltanto che l'orario delle visite passasse in fretta.
Aveva provato a leggere qualcosa dalla sua raccolta di Shakespeare, un'edizione speciale regalatale da suo padre per il suo diciottesimo compleanno: la copertina era di un delicato color lilla, impreziosita da farfalle viola e verde pallido dipinte a mano una per una.
Comunque il libro, alla fine, non aveva fatto che restare aperto su una pagina a caso, stretto con forza nelle sue mani fino a far sbiancare le nocche.
Lanciò un'occhiata all'orologio, ripetendosi che era di certo troppo tardi, che Lord Wright non le avrebbe fatto visita, almeno non quel giorno: quella sera avrebbe dormito tranquilla e si sarebbe posta il problema di un suo eventuale matrimonio solo una volta che i colori dell'alba avessero colorato il mondo.
Qualcuno bussò alla porta d'ingresso, subito aperta con un cigolio dal maggiordomo.
Alexandra si irrigidì ancora di più se possibile: no, non poteva star succedendo davvero.
Ad ogni passo del maggiordomo il suo cuore saltava un battito, stava per avere un mancamento.
No, non voglio sposarvi!, avrebbe voluto gridare ancor prima che il vecchio entrasse nella stanza.
"Miss Byrne è qui per vedervi signorina" annunciò il servitore.
Tutta la tensione l'abbandonò, fu un sollievo.
"L'ho fatta accomodare nel salottino azzurro" proseguì il maggiordomo.
Lei annuì.
"Grazie."
Si alzò, riponendo il libro sullo scaffale, per poi incamminarsi verso il salottino azzurro.
Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente, concentrandosi solo sull'aria che scorreva nel suo petto fino a riempirle i polmoni, appoggiò la mano sul pomello ed entrò nella stanza.
"Juliet che bello vederti!" Disse, andandosi poi a sedere di fronte all'amica sul comodo divano in velluto.
"Spero di non disturbare, ma la situazione a casa mia era ormai un inferno: mio zio è tornato" spiegò l'altra.
Tutti sapevano che la contessa trattava il figlio maggiore con sufficienza, non era quindi difficile per lei immaginare il caos che in quel momento doveva regnare a casa Halifax.
"Non disturbi, tranquilla, gradisci del tè?"
"Per favore."
Alexandra fece dunque cenno a una delle cameriere, che subito si diresse verso le cucine.
Juliet si guardò intorno con circospezione, chinandosi quindi verso di lei con l'aria di qualcuno sul punto di rivelare un segreto di Stato.
"Forse so come come scollarti di dosso Lord Wright" le disse.
"Davvero?" Chiese Alexandra, gli occhi spalancati, sporgendosi dunque verso l'altra pronta ad ascoltarla: avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di allontanare da sé quel vecchio.
"Posso convincere mio fratello ad attuare un finto corteggiamento per qualche tempo, questo attirerà naturalmente molti gentiluomini verso di te, e visto che presto sarò fuori dai giochi dovresti avere un'ampia scelta."
Le sorrise grata. Non sapeva come Juliet avesse intenzione di convincere il fratello, gli uomini di solito erano convinti di poter controllare ogni cosa e difficilmente davano ascolto alle donne, era ovvio però che Juliet avesse le sue risorse, ma soprattutto che diamine significava che lei presto sarebbe stata fuori dai giochi?
"Qualcuno si è proposto?"
"Non ancora, ma io ho già fatto la mia scelta e probabilmente in poco tempo sarò fidanzata" rispose Juliet, aggrottando poi le sopracciglia: un qualche pensiero la attanagliava, era evidente.
La domestica tornò nel salottino portando loro il tè e un vassoio colmo di biscotti.
Alexandra la ringraziò, e versò poi il tè.
Ci fu un istante di silenzio.
"A volte è spaventoso essere una donna in questa società, non credi?" Le domandò all'improvviso Juliet, girando il cucchiaino nella bevanda così da diluire lo zucchero.
"Sì, lo è" rispose lei, ed entrambe si fecero taciturne, perse nei propri pensieri, cercando di scacciare la paura del futuro, un futuro che sarebbe di certo stato diverso da ciò che desideravano.
"Forse..." mormorò Juliet una volta che ebbe terminato di bere "forse dovrei andare, sai è meglio che vada a controllare che nessuno a casa mia sia rimasto ferito" continuò con sorrisetto, cercando di smorzare la tensione creatasi poco prima.
Ci riuscì bene, Alexandra non riuscì a trattenere una risatina.
Si alzarono, e lei accompagnò l'amica fino alla porta.
"Parlerò con mio fratello, accetterà, stanne certa. Al prossimo ballo ti chiederà di concedergli la prima danza e sarà l'inizio di quella che, mi raccomando, dovrà essere una recita molto realistica" le spiegò, indossando i guanti.
Alexandra annuì, per poi replicare:
"Ci sarai al ballo di Lady Glastonbury domani sera?"
"Sì, ci vediamo lì."

"Howy..." lo chiamò Juliet bussando alla porta della sua stanza, con voce fin troppo dolce.
Che diavolo voleva da lui questa volta quella testarda di sua sorella? Erano nel bel mezzo della stagione, non avrebbe dovuto essere occupata nella ricerca di un marito?
Juliet però non era così, lo sapeva: preferiva di certo le versioni di greco o latino a qualunque gentiluomo.
Doveva amare tanto le lingue antiche perché le davano la possibilità di insultare tranquillamente tutti senza che lo sapessero, l'aveva beccata più volte a mormorare parole incomprensibili: un modo ingegnoso per mantenere la sua immagine pulita, doveva concederglielo.
"Posso entrare?" Domandò lei, aprendo uno spiraglio, non aspettando però il suo consenso prima di infilarsi nella sua stanza.
"Accomodati pure, sorella" borbottò lui, nel tono più sarcastico che gli riuscì: non avrebbe voluto essere tanto scorbutico, ma la nonna aveva assillato tutti quanti quella mattina a causa del ritorno dello zio Michael e le sue urla gli risuonavano ancora in testa, per quel giorno ne aveva avuto abbastanza della sua famiglia, per questo si era barricato in camera.
Lei parve non prestare attenzione al suo tono, e si sedette sul suo letto con un movimento elegante, fin troppo studiato.
"Sai, questa mattina io e Frederick stavamo leggendo un giornale e abbiamo trovato un articolo molto interessante" disse lei, e il rumore di delle pagine che venivano sfogliate gli arrivò chiaramente alle orecchie.
Oh, no... le parole Frederick, giornale e articolo molto interessante nella stessa frase non portavano mai a niente di buono.
"Di che cosa parlava l'articolo?" Domandò lui, dopo aver deglutito rumorosamente: forse c'era ancora speranza.
"Cito testualmente: H.B. è stato visto di nuovo con O.R., famosa cantante del Royal Theatre, in atteggiamenti che non lasciano dubbi su quale sia il rapporto fra i due. Il gentiluomo sembra intenzionato a far cantare la donna ancora e ancora."
La speranza andò in frantumi.
"Mi domando chi H.B. sia..." continuò lei, maliziosa, picchiettandosi un dito sulle labbra "Oh, potrebbe forse essere Howard Byrne?"
"Dammi quel dannato giornale!" Sbottò lui, cercando di strapparglielo dalle mani, ma lei fu più veloce ad allontanarsi e a fare in modo che non potesse afferrare l'opuscolo.
"Non così in fretta fratello, non vorrai che dica alla mamma o alla nonna quello che solo io e te sappiamo."
Howard serrò le palpebre, lasciandosi sfuggire un verso disperato.
Non avrebbe mai dovuto lasciare che Juliet potesse ricattarlo con quella storia, ma lei era sempre talmente convincente e nessuno della famiglia doveva sapere... Forse non avrebbe mai dovuto farsi beccare dalla sorella mentre era con Ottavia in primo luogo.
"Che cosa vuoi?" Le chiese dunque sospirando, e lei tornò a sedersi di fronte a lui.
"Devi corteggiare Miss Hamilton" rispose subito Juliet.
"Corteggiare Miss Ha... Sai che non sto cercando moglie, vero?"
"Intendo per finta" rispose lei come se fosse totalmente ovvio.
Howard aggrottò la fronte.
"Mi stai chiedendo di corteggiare per finta la tua amica? Perché?"
"Perché non posso lasciare che venga costretta a sposare Lord Wright... Sposare uno come lui... non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico ad essere sincera. Ad Alexandra servono pretendenti, e tu puoi procurargliene, devi solo fingerti interessato a lei."
Ma che diavolo di conversazione era quella che stavano avendo? Stentava a crederci...
Forse aveva la febbre e stava delirando.
"Lei è a conoscenza di questo tuo piano contorto, Juliet?" Domandò quindi, passandosi una mano sul viso: ci mancava soltanto che, nel tentare di esaudire le richieste della sorella, spezzasse il cuore a una giovane debuttante.
"Ovviamente, sono stata da lei nel pomeriggio: è d'accordo."
Howard soppesò le sue opzioni: la famiglia di certo non poteva sapere della sua relazione con Ottavia, e Miss Hamilton sembrava piuttosto tranquilla, non gli avrebbe causato problemi.
"E va bene" disse alla sorella, che subito si illuminò regalandogli un sorriso radioso.
Lei allungò una mano verso di lui e Howard la strinse, suggellando così l'accordo.
"Ricorda: un gentiluomo non rompe mai la promessa fatta."
"Lo so, lo so bene... E ora, fai sparire quel dannato giornale!"
"Con piacere" replicò la sorella, alzandosi, dirigendosi poi verso il caminetto acceso.
Gettò l'opuscolo fra le fauci danzanti del fuoco, che subito divorò la carta trasformandola in cenere.
"Ecco fatto," mormorò Juliet "come se non fosse mai esistito."
Fece quindi per lasciare la camera del fratello, ma lui la richiamò, facendola bloccare.
"Se qualcuno ti chiede di Ottavia..."
"Tu non la conosci, l'hai solo vista esibirsi all'opera qualche volta."
"E di' a Frederick di tenere la bocca chiusa."
"Lui tiene sempre la bocca chiusa."
Howard annuì, senza riuscire ad impedire che un sorrisetto rassegnato gli si formasse sulle labbra: avrebbe dovuto prepararsi psicologicamente a tutte le domande che presto la mamma e la nonna gli avrebbero rivolto.

Spazio autore ☀️
Ciao ragazzi!
Eccomi qui con il terzo capitolo, spero vi sia piaciuto, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti 🫶
In tutto ciò stavo pensando, revisionando sia questa storia che Fiori di Luna, che Juliet mi sembra troppo Tremotino (se avete visto OUAT capite), sempre a fare accordi con la gente 💀
Comunque dopo questa profonda riflessione...
Vi ricordo che ci vediamo sabato con il prossimo capitolo, e che se vi va potete seguirmi anche qui
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