"Si è svegliata?" Gli domandò Edward, sedendosi di fronte a lui nel salottino.
Howard avrebbe soltanto voluto urlargli contro: era stato lui a mandare un valletto a chiamare il medico, ciò voleva dire che era insieme Juliet quando lei si era sentita male. Non poteva far a meno di domandarsi cosa fosse successo, forse avrebbe dovuto badare di più a lei, interessarsi al sentimento che sembrava legarla ad Edward, era suo fratello maggiore dannazione! Aveva giurato di proteggerla.
Alzò lo sguardo, incontrando il viso piegato dalla preoccupazione dell'amico, e non riuscì proprio a prenderlo a insulti.
"No..." mormorò quindi in risposta "Il medico ha detto che è stabile, che si sveglierà di certo da un momento all'altro, che è stato solo un mancamento e niente che debba preoccuparci, ma... ho paura" sentì le lacrime pizzicargli gli occhi, e si sforzò di ricacciarle indietro all'istante: non avrebbe pianto.
Era lui il maggiore, non poteva crollare: Frederick non era riuscito a resistere al pianto la sera precedente, e anche le guance di Daniel si erano bagnate di lacrime per qualche istante, lui doveva essere quello stabile, su cui gli altri potessero appoggiarsi, doveva tenere duro.
"Che cosa è accaduto, Edward?" Gli domandò poi, sospirando.
"Cosa intendi?" Chiese l'altro, deglutendo quindi rumorosamente.
"Cosa è accaduto nei giardini l'altra sera? Cosa è accaduto ieri?" Fece una pausa, inumidendosi le labbra "Non ti giudicherò... So che non agisci per farle del male, e Juliet non è innocente come la dipingiamo, sa quello che fa."
Edward scosse la testa, non sembrava un grado di dargli una spiegazione. Si allentò leggermente il nodo della cravatta.
"È così strano... Non riesci a far niente se non pensare a... È questo bisogno incontrollabile... e non puoi tirarti indietro, capisci? Hai bisogno di lei, come può altrimenti esserci vita?" Replicò dunque in modo totalmente sconclusionato, con un discorso apparentemente senza senso "È strano..."
"L'amore?" Domandò Howard dopo un momento di esitazione, in cui nella stanza era regnato un silenzio che teneva incatenate un migliaio di parole mai pronunciate.
L'amico non replicò, lo fissò, e aveva una specie di luce negli occhi che gli sarebbe stata difficile da descrivere, gli rivolse dunque un piccolo cenno del capo, lasciando poi la stanza.
Howard andò quindi a sdraiarsi supino sul divano, portandosi le mani sulla fronte, che gli pareva dolesse come se il suo cervello fosse pronto a esplodere da un momento all'altro.
Sperava solo che Edward facesse la scelta giusta, che lasciasse stare Juliet se si fosse accorto di provare solo un interesse passeggero, o che al contrario lottasse per lei se si fosse reso conto di amarla. Il fatto era che l'amico non agiva mai bene in situazioni come quella, in cui avrebbe dovuto prendere una decisione tanto importante, tendeva a tirarsi indietro in malo modo solitamente, troppo spaventato, e per questo aveva paura che la sorella si sarebbe ritrovata a soffrire, che tutti avrebbero sofferto.
"Howard" lo chiamò la mamma, distraendolo dai suoi pensieri.
Aprì gli occhi, andando a incontrare quelli verdi e dolci di lei, velati però di preoccupazione.
"Ti ho portato qualcosa da mangiare" aggiunse, dopo essersi inumidita le labbra, indicandogli quindi il vassoio che aveva appoggiato sul tavolo "Lo so che non avrai fame, ma mangia qualcosa, ti prego..."
Non poteva farla preoccupare ancora di più, quindi tornò a sedersi in modo composto e prese in mano uno dei tramezzini che gli erano stati portati.
Fece segno alla madre di sedersi lì accanto, prese un paio di bocconi prima di abbandonare il suo misero pranzo di quel giorno sul tavolo e andare ad avvolgere la donna in un abbraccio.
"Si sveglierà presto e starà bene" le disse in un sussurro, non certo di star riuscendo bene nel suo intento di consolarla, la sua voce continuava a incrinarsi "È Juliet... ed è più forte di quanto sia reputato ragionevole per una giovane debuttante."
"È una piccola peste" mormorò Selene, senza trattenere un piccolo sorriso.
"Lo è sempre stata e sempre lo sarà."
Howard si alzò, porgendo poi una mano alla madre, che subito si tirò in piedi a sua volta.
"Su, andiamo a vedere come sta..." sussurrò "Magari troveremo il letto vuoto e dovremo cercarla per tutta la casa solo per trovarla in biblioteca o nella sala dei reperti come al solito."
Juliet però non era sveglia, e loro non poterono far altro se non sedersi e aspettare, e in situazioni come quella aspettare era la cosa più difficile al mondo.
La mamma non resse molto, poco dopo scoppiò a piangere, e lui provò in tutti i modi a consolarla, ma la cosa non gli riusciva, perché avrebbe soltanto voluto scoppiare a piangere a sua volta: era dalla sera precedente che tratteneva le lacrime.
La porta venne aperta e la nonna, in religioso silenzio, entrò nella stanza, andando a sedersi su una sedia posizionata alle loro spalle, vicino alla toeletta di Juliet.
Poi fu la volta di Frederick e Daniel, che insieme mormorarono qualche parola di conforto, andando quindi a posizionarsi vicino all'anziana, il secondo con le mani appoggiate sullo schienale della sedia.
Suo padre entrò nella camera subito dopo, andando ad avvolgere la moglie in un abbraccio, cullandola per un po' fra le braccia.
Raphael lo seguiva, si avvicinò a Juliet, lasciandole una carezza sulla fronte, per poi, come se per lui fosse impossibile affrontare quella situazione, stare a guardare la sorella senza sensi nel letto, allontanarsi, mettendosi a guardare fuori dalla finestra.
Per ultimi giunsero gli zii e le zie, che però non osarono oltrepassare la soia della porta. Per un momento soltanto Ludovic, il cuginetto di undici anni, si affacciò per dare un'occhiata alla situazione, per poi essere trascinato via dall'istitutrice.
La situazione era talmente pesante e Howard non credeva di poterla sopportare ancora per molto, ma perché non si svegliava?
Frederick mormorò qualcosa a cui lui nemmeno prestò attenzione: i suoi pensieri parlavano talmente forte da sovrastare ogni altro rumore presente in quella stanza.
"Perché siete tutti qui?!"
Era la voce di sua sorella quella?
Alzò subito lo sguardo e incrociare quello di lei, e vederla seduta fu la cosa più bella al mondo.
"Juliet!" Dissero loro tutti insieme, chi era seduto si tirò di scatto in piedi.
"Oh, tesoro ti sei svegliata" mormorò la mamma, che tentava di asciugarsi gli occhi umidi.
"Sorella dovresti stenderti nuovamente" disse lui, correndo all'istante al suo fianco "il dottore ha detto..."
"Il dottore?" Domandò lei sorpresa, gli occhi blu spalancati come quelli di un cerbiatto.
Nessuno parlò per qualche momento, come glielo spiegavano quello che era successo?
"Juliet sei svenuta ieri sera, non ricordi?" le disse quindi la nonna, con il tono di voce più dolce che le avesse mai sentito usare.
Juliet scosse la testa, mentre Howard si affaccendava a sistemarle i cuscini, per poi aiutarla a sdraiarsi nel modo più comodo possibile.
"Non ricordo ciò che è successo ieri" mormorò la sorella, facendo scorrere lo sguardo su ognuno di loro "Che ore sono?"
"Le due e mezza, ci hai fatto preoccupare molto Juliet" le rispose loro padre, dopo aver dato un'occhiata al suo fidato orologio da taschino.
Ci fu un altro attimo di silenzio, poi, di punto in bianco, le guance della ragazza si colorarono di rosso.
"Juliet hai le guance arrossate" disse Raphael, avvicinandosi a lei, inarcando un sopracciglio.
"Forse le sta salendo la febbre" affermò lo zio Miles.
Howard le poggiò subito la mano sulla fronte, per misurarle la temperatura, mentre il suo cuore saltava un battito, e se fosse stato qualcosa di grave? Di febbre ci si moriva.
"Sto bene!" Sbottò lei, dandogli qualche schiaffetto sul braccio per farlo allontanare.
Non sembrava essere debole, per niente in verità: la pelle gli bruciava leggermente dove lei lo aveva colpito, ma non gli importava, avrebbe sopportato qualsiasi tipo di dolore se ciò significava che lei stava bene.
"La temperatura mi sembra normale" disse quindi Howard, rivolgendosi al resto della famiglia.
"Forse sarebbe più sicuro chiamare il medico" propose lo zio Michael, la nonna annuì, per la prima volta d'accordo con lui dal suo ritorno.
"Come dico sempre è meglio prevenire che curare" la contessa fece per uscire dalla stanza, bloccata però dalla voce della nipote:
"Ho detto che sto bene" ripetette Juliet "Mi serve solo un po' di riposo."
Si scambiarono tutti un'occhiata, quindi annuirono, e lasciarono la stanza.
"Sta bene" disse Howard, senza riferirsi a qualcuno in particolare, e una lacrima gli rigò la guancia.
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Ciò che accade all'alba
Historical Fiction"Credo che vi bacerò" mormorò quindi, rendendosi conto solo dopo di aver espresso i suoi pensieri ad alta voce. "Cosa?" Esclamò Alexandra, arrossendo all'istante, la bocca spalancata dalla sorpresa, e ad Howard parve quanto di più divino potesse esi...