Capitolo 13

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Una serie di esclamazioni si levarono dal pubblico, mentre l'attore che impersonava Seth alzava la spada, pronto ad uccidere il fratello Osiride, per poi farlo a pezzi, che avrebbe successivamente sparpagliato in giro per il mondo.
Alexandra strabuzzò gli occhi: la mitologia egizia era più contorta di quanto avesse immaginato, e sembrava essere più assurda di quella greca, che già faticava a capire.
Ecco, ora entrava in scena l'attrice che interpretava Iside, sposa di Osiride, che con l'aiuto di Nefti recuperava i resti del suo sposo, per poi mummificarlo e farlo dunque resuscitare come dio dell'oltretomba: era così che era nato il rito della mummificazione, o almeno così diceva l'opuscolo che l'era stato consegnato prima dell'inizio della rappresentazione.
Scosse la testa confusa, se ci fosse stata Juliet avrebbe quantomeno potuto chiedere qualche delucidazione, ma, a detta di Howard, era rinchiusa da tutta la mattinata nella sala dei reperti a provare la sua esposizione. Be', era uscita dalla sua camera almeno.
Non le piaceva il fatto che vi ci si fosse rinchiusa per un giorno intero, e non le piaceva nemmeno il non poterle essere stata affianco, anche se secondo Howard era stato meglio così.
Avrebbe soltanto voluto fare qualcosa in qualche modo, invece era uscita a cavallo con il fratello dell'amica che disperatamente aveva bisogno di aiuto, per quanto si rifiutasse di ammetterlo. Non che quella uscita le fosse dispiaciuta, anzi... Si sentiva però in colpa, non poteva nasconderlo a se stessa: Juliet ne stava passando di tutti i colori e lei si perdeva nelle sue stupide fantasie.
Sospirò, e solo quando si rese conto che tutti stavano applaudendo si accorse che lo spettacolo era terminato e che era dunque già ora di pranzo.
Tutti gli ospiti si diressero verso la sala da pranzo come una fiumana umana, prendendo posto piuttosto in fretta. Subito un chiacchiericcio confuso animò l'atmosfera, si parlava degli argomenti più disparati.
Qualcuno le disse qualcosa che lei nemmeno ascoltò, Alexandra replicò con un naturalmente, puntando poi lo sguardo verso l'ingresso aspettando di vedere Juliet.
L'amica fece la sua comparsa insieme alla madre con qualche minuto di ritardo. Per un momento si fermò sull'entrata e tutti si voltarono verso di lei, alcuni dei presenti si sporsero verso i propri vicini, mormorando commenti. Erano trascorsi due giorni dall'accaduto e le voci sembravano star aumentando piuttosto che calmarsi.
"Vedete, è stato di certo l'incentivare a portare avanti certi... interessi ad averle fatto del male" udì qualcuno sussurrare "la poveretta deve soffrire di isteria ormai, la mente delle donne non è fatta per sostenere certi argomenti..."
Alexandra avrebbe voluto tirare un pugno in faccia a chiunque avesse detto una cosa del genere, o quantomeno svergognarlo davanti a tutta l'alta società: Juliet era più intelligente della maggior parte dei gentiluomini lì presenti, e di certo non era isterica.
Purtroppo non aveva abbastanza coraggio per fare una cosa del genere, e non poteva macchiare la sua reputazione... se solo avesse occupato un posto differente nella società, ma era solo la figlia del barone Hamilton, ormai in rovina, dal cui matrimonio sarebbero dipese le sorti della famiglia: aveva ancora il suo onore, ed era tutto ciò che le restava.
Juliet, in ogni caso, non parve farsi intimorire dal comportamento degli ospiti: inspirò, spinse il mento in avanti e allungò il collo, andando quindi a prendere posto con eleganza e senza nemmeno degnare di uno sguardo Lord Stamford.
Anche la madre si sedette, ma al contrario della figlia, rivolse al conte tutte le sue attenzioni: era evidente che lui era l'unico a poter sistemare la situazione.
L'amica andò avanti ancora per un po' a parlare con i cugini e i fratelli, poi Lord Stamford le rivolse una domanda, lei si voltò verso di lui, fece poi scorrere lo sguardo fra sua nonna e Howard, alzò gli occhi al cielo e dunque rispose al gentiluomo.
Sapeva gestire talmente bene le situazioni...
Alexandra al suo posto sarebbe scoppiata a piangere al primo sguardo torvo.
Tornò a concentrarsi sul suo piatto, l'arrosto era davvero ottimo, ma poco dopo il rumore di una sedia che sfregava contro il pavimento le fece alzare nuovamente lo sguardo.
Juliet si era alzata in piedi.
"Vi prego di perdonarmi," disse "non vorrei privarmi così in fretta della vostra compagnia, ma ho bisogno di sistemare le ultime cose in vista dell'apertura della collezione archeologica di questo pomeriggio, con permesso."
Salutò tutti con un elegante cenno del capo, e lasciò la sala con passo fluttuante.
Tutti fissarono la direzione in cui era sparita per qualche istante: Juliet Byrne aveva appena mostrato a tutta l'alta società come affrontare con classe uno scandalo.

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