Capitolo 9

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La sera successiva tutti parevano essere agitati, rendendole impossibile godersi la bella voce della cantante lirica.
Juliet si era aggirata per il salone come un'anima in pena prima dell'inizio del piccolo concerto, per poi sparire insieme a Lord Stamford, e dopo che quella mattina le aveva raccontato di come la sera precedente lui l'avesse baciata e del fatto che probabilmente erano innamorati l'uno dell'altra non poteva fare a meno di domandarsi che cosa stessero facendo.
Poi c'era Howard, teso più delle corde dei violini che venivano suonati in quel momento, che lanciava continue occhiatacce a Frederick, non perdendolo di vista nemmeno per un momento.
Le sembrava inoltre che la sala fosse piena di mormorii, non avrebbero dovuto ascoltare la musica?
Per questo Alexandra era convinta di essersi persa qualcosa: non le piaceva essere l'unica all'oscuro di tutto.
Alla fine del concerto si alzò, aveva molte domande da porre, ma Howard sparì, confondendosi fra le decine e decine di ospiti, prima che lei avesse il tempo di parlare.
C'era qualcosa che non andava...
Si guardò intorno e, una volta individuato Frederick, si diresse verso di lui: sembrava essere una delle persone che conoscevano bene la faccenda, il cugino non l'avrebbe fissato assiduamente per tutta la sera altrimenti.
"Credo di essermi persa qualcosa..." disse, una volta giunta di fronte al ragazzo.
Lui alzò un sopracciglio, mettendo su un'aria innocente.
"In tal caso temo di essermi perso anch'io le ultime notizie" rispose lui, le sorrise e iniziò ad allontanarsi, subito Alexandra prese a corrergli dietro.
"Invece voi sapete benissimo Mr. Carter" ribattette, tentando di afferrarlo per un posto, ma Frederick le sfuggiva come se fosse stato un'anguilla.
"Non dovreste seguirmi in modo tanto evidente Miss Hamilton, la gente parlerà... Siete l'ultima persona che vorrei vedere coinvolta in uno scandalo."
"Non mi importa della gente e a loro non importa di me! Forse parleranno della giovane debuttante che vi inseguiva Mr. Carter, ma non saprebbero dire che ero io."
Finalmente riuscì a prendergli il polso e Frederick si fermò.
"Che prende a vostro cugino? E non ditemi che ne avete quattro, sapete di chi parlo."
Il ragazzo sbuffò, andando poi a passarsi una mano fra i capelli scompigliati.
"Lo stato d'animo di Howard potrebbe essere causato dalla presenza di una certa cantante qui ad Hathor House... Non chiedetemi di rivelarvi altro, se lo facessi non credo finirebbe bene per me, è il massimo che posso dirvi" replicò quindi, e una scintilla nei suoi occhi le fece capire che ne avrebbe volentieri parlato con lei in verità... Doveva essere stato minacciato pesantemente se non parlava.
"Devo preoccuparmi?" Domandò Alexandra, torturandosi per qualche istante i capelli.
"No" Frederick le rivolse un sorriso a trentadue denti "Voi non pensateci, godetevi la serata, divertitevi, va bene? I momenti sono irripetibili, non tornato mai due volte... Non preoccupatevi degli stupidi problemi di mio cugino, perché vi assicuro che quest'affare è una pura stupidata" afferrò una coppa di champagne e gliela porse, prima di esibirsi in una riverenza e allontanarsi.
Alexandra bevve l'alcolico in un sol sorso, agitata: avrebbe voluto seguire il consiglio di Frederick, davvero, voleva passare una bella serata, ma voleva anche sapere di più su quello che pareva essere un segreto di dominio pubblico, sconosciuto soltanto a lei.
Doveva trovare Howard.

Howard si stava allontanando dal salone gremito di ospiti a passo spedito, doveva barricarsi in camera se voleva che non ci fossero danni.
Aveva quasi raggiunto le scale quando qualcuno lo afferrò per un polso, bloccandolo.
"Stai cercando di evitarmi?" Gli chiese Ottavia, rivolgendogli un sorrisetto malizioso.
In verità sì, avrebbe voluto risponderle, ma sarebbe risultato fin troppo scortese, e non era quello il suo intento: voleva soltanto non dare vita a uno scandalo quando tutta l'alta società si trovava a casa sua.
"Non ora Ottavia, rischiamo troppo qui" replicò lui, cercando di allontanare la donna da sé.
L'ultima volta che era stato insieme a lei a casa Juliet li aveva beccati, e quell'evento aveva dato il via a una lunga serie di ricatti, non ci teneva a ripetere.
"Ma siamo solo io e te qui, in un angolo piuttosto appartato..." mormorò lei, andando con un movimento lento e studiato ad avvolgergli le braccia intorno al collo "Gli ospiti stanno di là, nel loro salone sontuoso, e non gli verrà mai in mente di venire qui, in questo angolino dimenticato" continuò con voce seducente, a qualche centimetro dal suo viso, andando quindi a stringersi contro di lui, in modo che l'uno potesse percepire ogni parte del corpo dell'altra.
Howard avrebbe voluto abbandonarsi al suo dolce abbraccio, ma sapeva di non poterlo fare, rifiutarsi però gli sarebbe stato molto complicato.
Lei appoggiò le sue labbra su quelle di lui, baciandolo profondamente, con trasporto e passione.
Howard approfittò di quel momento per scostarsela di dosso.
"Mi stai respingendo?" Domandò lei, dopo un momento di evidente confusione, spalancando gli occhi.
"Non possiamo Ottavia, non qui" mormorò lui, andando a prenderle una mano per posarvi sopra qualche bacio "Ho già rischiato troppo con te, e abbiamo entrambi troppo da perdere, non possiamo più permetterci sbagli, capisci?"
"Mr. Byrne?"
Oh, Santo Cielo, no! Ci mancava soltanto questa...
Lo sapeva che quella giornata sarebbe stata un disastro, non era in grado di controllare tutte quelle cose assieme: Juliet, Edward, Alexandra e Ottavia, era troppo da gestire per lui!
"È Miss Hamilton," mormorò Howard, allontanandosi dalla cantante "devo andare da lei."
"Certo, corri pure dalla tua futura mogliettina" replicò lei amara, andando ad avvolgersi il busto con le braccia in un abbraccio solitario.
"La corteggio per finta" le ricordò lui con uno sbuffo, Ottavia alzò gli occhi al cielo.
Howard fece dunque per andarsene, ma venne bloccato dalla presa salda di lei.
"Mi stai lasciando? È questo il nostro addio?" Gli chiese con gli occhi lucidi.
"No, no Ottavia... Io ti desidero sempre, ogni giorno, e odio starti lontano... È solo che non è proprio il momento, ma ci vediamo appena torno a Londra, te lo prometto" rispose lui, posandole quindi un bacio sulle labbra, prima di dirigersi nella direzione da cui proveniva la voce di Alexandra.
"Miss Hamilton!" Esordì, stampandosi un sorriso sul volto, appena se la ritrovò davanti, andando quasi a sbatterle addosso.
"Mr. Byrne," disse lei con un filo di voce "vi stavo cercando..."
"Questo l'avevo capito."
"Mi sembravate strano prima, ma siete sparito ancora prima che potessi farvi domande, allora ho chiesto a vostro cugino e mi ha detto che probabilmente c'entrava qualcosa la presenza della cantante lirica qui..."
Che diavolo le aveva detto Frederick?
Quella serata sembrava non far altro che degenerare.
"È solo che ero molto entusiasta, apprezzo molto il lavoro della signorina Ricci, e alla fine della sua performance sono subito corso a farle i complimenti" spiegò all'istante sperando di risultare credibile "Mio cugino esattamente cosa vi ha detto?" Non potè trattenersi dal domandarle.
"Non più di quanto vi abbia appena riferito" replicò Alexandra.
Howard annuì: non sembrava che Frederick avesse fatto danni.
"Ma che facciamo qui... Venite," disse porgendole il braccio "torniamo di là."

Ciò che accade all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora