Sophie l'aveva aiutata a prepararsi per la notte in fretta e senza proferire parola, sapeva che quando Alexandra non era dell'umore giusto era meglio restare in silenzio.
La ragazza si era poi messa a letto, ma non era riuscita a chiudere occhio. Si era quindi alzata, aveva infilato la sua vestaglia ed era andata a sedersi vicino alla finestra, sciogliendosi i capelli raccolti in una treccia così che potesse giocherellarci un po', riuscendo a rilassarsi.
Quanto sarebbe stato scandaloso uscire?
Se l'era chiesto per tutta la notte, senza riuscire a chiudere occhio. Be', nel cuore della notte sarebbe di certo stato un disastro se qualcuno l'avesse beccata ad aggirarsi per i giardini, ma presto avrebbe albeggiato, e una passeggiata di prima mattina poteva essere considerata una cosa piuttosto comune.
Alexandra si passò le mani fra i capelli, tirandoli dietro alla nuca e sospirò, riflettendo.
Aveva bisogno di un momento tutto suo, nella completa pace, mentre tutti gli altri ancora dormivano, aveva bisogno dell'aria fresca e frizzantina di quelle prime ore della giornata, voleva essere solo lei con il mondo ad apparirle fatato sotto la luce della luna.
La giovane si infilò quindi un paio di scarpe e afferrò uno scialle per coprirsi un minimo, e lasciò quindi la sua stanza in punta di piedi, facendo attenzione a non far rumore nel chiudere la porta.
Non aveva idea di dove si trovassero le scale di servizio, di certo nascoste dietro qualche porta segreta perfettamente mimetizzata con la parete, avrebbe quindi dovuto usare la scala principale, non avrebbe dovuto incontrare nessuno in teoria...
Erano solo le sei, e il ballo era finito tardi, avrebbero tutti dormito ancora a lungo, gli unici già in piedi avrebbero potuto essere i domestici, ma a quell'ora probabilmente stavano ancora facendo colazione, nessuno si sarebbe aggirato per i piani nobili. Lo sperava almeno, non conosceva bene le abitudini della servitù, ma, santo cielo, il sole non era nemmeno sorto, non credeva che qualcuno potesse mettersi al lavoro quando tutto era ancora avvolto dal buio.
Scosse la testa e sospirò, andando ad appoggiare i piedi sul primo gradino, per poi darsi una veloce occhiata intorno: nella casa regnava il silenzio.
Inspirò profondamente e puntò lo sguardo davanti a sé, scendendo quindi le scale in tutta fretta, con la stessa leggerezza di un gatto, così che nessuno dei suoi passi fosse udibile. Fissò poi il portone d'ingresso di fronte a lei, si chiese se non fosse chiuso... Be', ormai era lì, tanto valeva fare un tentativo.
Guardò prima a sinistra e poi a destra, come se avesse dovuto attraversare la strada, accertandosi che nessuno si aggirasse per i corridoi di Hathor House, andando poi, con una corsetta, a raggiungere la porta. Appoggiò la mano sulla maniglia scintillante e la abbassò: era aperta. Per un qualche motivo aveva immaginato di trovarla chiusa, che avrebbe dovuto ingegnarsi per uscire da una qualche finestra, ma dopotutto non conosceva le abitudini dei Carter.
Esitò prima di uscire, ma una volta fuori ogni preoccupazione l'abbandonò, entrò nel suo mondo fantastico e si sentì bene.
Alzò lo sguardo: la luce delle stelle si rifletteva sulle foglie degli alberi bagnate di rugiada, i rami apparivano come decorati da migliaia di fuochi argentati. I sassolini che scricchiolavano sotto ai suoi piedi erano piccoli strumenti musicali che risuonavano ad una melodia precisa a ogni suo passo. Il laghetto che si scorgeva a distanza era illuminato da quella sua nebbiolina eterea, luccicante, dietro cui parevano nascondersi fate e folletti. La luna illuminava il sentiero come a volerla condurre in un luogo specifico, che lei non avrebbe mai raggiunto perché avrebbe fatto giorno presto e lei si sarebbe soltanto ritrovata a rincorrere i raggi lunari senza mai riuscire a raggiungerli.
Scosse la testa: non voleva pensieri tristi nei momenti in cui si rifugiava nel mondo della sua mente.
Riprese a camminare, stringendosi la vestaglia contro il petto dopo che un brivido di freddo l'aveva scossa.
Il profumo delicato di fiori le giunse alle narici come accade quando si passa vicino ad un panificio e l'aria viene invasa dal profumo avvolgente del pane appena sfornato.
Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente, le pareva quasi che lui fosse al suo fianco, che camminassero insieme nella quiete della notte senza emettere suono, guardandosi di tanto in tanto negli occhi riuscendo a spiegarsi l'un l'altra ogni cosa.
Avrebbe voluto sentire la mano calda di lui stringere con forza la sua... Allungò le dita e incontrò il nulla.
Aprì gli occhi, ricondotta di forza nella realtà.
Era tutto nella sua testa, parlava a se stessa, lui non c'era e mai ci sarebbe stato, lo sapeva, lo sapeva benissimo, allora perché continuava ad ingannarsi?
Le piaceva quel tipo di dolore? Forse non avrebbe saputo vivere senza rigirarsi quel pugnale nel petto ogni giorno, fino ad arrivare a maciullare il cuore.
Lo sapeva che lui era cieco, che per un qualche motivo non notava nemmeno in minima parte i suoi sentimenti, e allora perché continuava a sperare che presto quella nebbia che Howard aveva davanti agli occhi si dileguasse, facendogli vedere quanto lo amasse, facendogli capire che forse anche lui avrebbe potuto amarla a sua volta?
Fingeva, era quello che aveva fatto per tutta la vita, perché la realtà era troppo crudele, perché non era mai riuscita a sopportare quel mondo talmente ingiusto, troppo diverso da quello descritto nelle favole.
Lo amava.
Lo amava e aveva basato tutta la sua esistenza su quell'amore, sulla possibilità che un giorno lui si accorgesse di lei, si era rifugiata in quell'amore in ogni suo singolo sogno. Sentiva che era tutto ciò che aveva, sapeva che quando avrebbe visto Howard con un'altra, quando l'avrebbe visto sposarsi ed essere felice con un'altra donna, e sarebbe accaduto, il suo mondo sarebbe crollato, perché lui era diventato l'unico pilastro portante della sua vita.
Invece, se lei fosse sparita dalla sua vita, per lui non sarebbe cambiato nulla, il suo mondo avrebbe continuato a girare come sempre. Sarebbe stato felice, avrebbe avuto la sua famiglia affianco, avrebbe riso, si sarebbe divertito senza mai avere rimpianti, avrebbe avuto tutto ciò che Alexandra invece non aveva, e mai avrebbe conosciuto.
La prima proposta che le sarebbe arrivata e che avrebbe potuto salvare la famiglia avrebbe dovuto accettarla, lo sapeva, e avrebbe dovuto rinunciare a tutto il resto.
Non avrebbe mai avuto la felicità, non ci sarebbe mai stato nessun grande amore, avrebbe continuato a sognare, a rigirarsi il pugnale nel cuore, si sarebbe spenta giorno dopo giorno e alla fine sarebbe stata niente.
Chiuse di nuovo gli occhi, strizzandoli: non voleva restare nella realtà, ma in nessun modo riuscì a tornare ai suoi sogni.
Alzò quindi lo sguardo verso il cielo, ora colorato da una sfumatura violacea: l'alba era giunta.
La notte finiva e si portava via tutti i sogni di Alexandra, lui non sarebbe tornato fino al calar del sole, tutto riprendeva il suo aspetto ordinario: gli alberi erano spogli, il vialetto era solo terra e ghiaia, il laghetto veniva abbandonato da fate e folletti e tornava ad essere solo acqua, lei non si sentiva più al suo posto, ma persa, in un posto sconosciuto.
Rimase lì ferma, guardandosi intorno, stupita da come tutto fosse cambiato all'improvviso, e l'ennesima pugnalata la colpì al petto.
Alexandra però non pianse, era ormai abituata al dolore.
"Io lo amo" mormorò invece.
"Lo amo" ripetette a voce più alta, con un sorrisetto sulle labbra, facendo poi un giro su se stessa.
"Io... Io lo amo!" Urlò a quel mondo ancora addormentato, senza nemmeno sapere perché lo stesse facendo. Voleva che qualcuno la sentisse? Voleva semplicemente pronunciare quelle parole?
Faceva uno strano effetto in effetti... Sapeva da molto di essere innamorata di quell'uomo, ma sentire la propria voce proclamarlo con tono sicuro era tutt'altra cosa.
Quella sua dichiarazione accorata e sincera rimbombò per i campi deserti, e si perse, rimanendo inascoltata.
Avrebbe amato, ma sempre da sola, senza essere ricambiata.
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Ciò che accade all'alba
Historical Fiction"Credo che vi bacerò" mormorò quindi, rendendosi conto solo dopo di aver espresso i suoi pensieri ad alta voce. "Cosa?" Esclamò Alexandra, arrossendo all'istante, la bocca spalancata dalla sorpresa, e ad Howard parve quanto di più divino potesse esi...