Capitolo 22

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"Mio Dio!" Esclamò sua madre, stringendo una raffinata busta fra le mani.
"Che succede?" Domandò suo padre, con tono piatto, staccando, scocciato, gli occhi dal suo giornale.
"Un miracolo, George! Forse saremo salvi!"
"Orsù, di che si tratta?" Chiese il barone, sempre scocciato, ma ora un po' più interessato, ripiegando il giornale e andando a poggiarlo sul tavolino.
"La contessa di Halifax ci ha invitato a cena da lei questa sera... Deve aver notato anche lei le attenzioni che suo nipote ti ha rivolto, Alexandra, magari ne hanno parlato, magari... Oh, ma non gufiamocela... È una notizia favolosa!"
Sua madre le lasciò un bacio sulla tempia e lei si irrigidì: era da così tanto tempo che quella donna non le mostrava un briciolo d'affetto.
Alexandra scosse la testa.
"È solo un invito a cena mamma... Io non farei supposizioni" disse, ben conscia del fatto che in alcun modo quella serata avrebbe portato ad una proposta da parte di Howard.
Catherine fece un gesto con la mano, quasi a voler scacciare via quelle sue parole.
"Lady Halifax non invita mai qualcuno a casa sua senza motivo, e ad una cena così intima poi" replicò, sorridendo come probabilmente non faceva da anni.
"Su, vatti a vestire" le ordinò poi, e lei non poté far altro se non annuire e dirigersi in camera sua per essere agghindata come se fosse stata un pacco regalo.

Alle sette in punto furono a casa Halifax, suo padre bussò all'elegante porta della casa che si affacciava su Berkeley Square.
Il maggiordomo li accolse con calore, conducendoli poi fino al salottino in cui la famiglia era riunita. Vennero annunciati e dunque potettero fare il loro ingresso.
Juliet la scrutò con la fronte aggrottata, mentre tutti si esibivano nella solita riverenza e i primi convenevoli venivano scambiati. Poi le si avvicinò, prendendola a braccetto e iniziando a fare il giro della sala senza spiccicare parola, cosa alquanto insolita per l'amica, tanto che Alexandra ebbe il tempo per focalizzarsi su ogni più insignificante dettaglio presente in quella stanza.
All'improvviso arrestarono il passo, proprio nel centro del salotto, in un punto in cui tutti potevano osservarle benissimo: non si era mai sentita tanto esposta, con gli sguardi di tutti addosso, con lo sguardo di lui addosso.
"Io e Alexandra andremo in biblioteca, le avevo promesso di mostrargliela" disse Juliet, stringendo poi leggermente la morsa intorno al suo braccio, così da poterla trascinare via con sé in fretta e furia.
"Mostrerai la biblioteca a Miss Hamilton più tardi, è ormai ora di accomodarci a tavola" intervenne però Raphaela, in un tono che non ammetteva obiezioni, costringendo la nipote a rinunciare al suo intento.
Alexandra notò come Juliet alzasse gli occhi al cielo, trattenendosi però dal ribattere.
Tutti si alzarono in piedi, pronti a seguire la contessa, che faceva strada, fino alla sala da pranzo.
"Permettete?" Le domandò Howard, con un tono di voce talmente basso che Alexandra quasi credette di essersi sognata quella domanda.
"Certo" mormorò in risposta, e con esitazione andò a stringere il braccio che le veniva offerto.
Si sentì subito avvolta da quel profumo di caffè, che si rese conto di riconoscere come familiare, e il calore del corpo dell'altro parve quasi abbracciarla, accarezzarla con dolcezza, da quella distanza ravvicinata.
Sentì le guance arrossarsi, e in nessun modo riuscì ad impedire, o quantomeno a nascondere, quel rossore.
Giunsero dunque in sala da pranzo, dove già gli altri stavano prendendo posto secondo gli ordini della padrona di casa.
"Voi vicino a mio nipote Miss Hamilton, proprio lì" le disse, indicandole quindi il posto a lei riservato.
Alexandra ringraziò con un sorriso e si sedette.
"Qualcuno potrebbe dire che ci sia in atto un complotto contro di noi, Miss Hamilton" le disse Howard, accomodandosi al suo fianco, e Alexandra avrebbe voluto replicare in qualche modo, usando l'ironia come aveva fatto lui, ma la sua vicinanza, dopo tutto quel tempo, parve annebbiarle i sensi, e tutto ciò che le uscì fu una piccola risatina fin troppo tesa.
"E voi dove eravate finiti?" Domandò poi Frederick con voce acuta, perforandole un timpano e riportandola allo stesso tempo alla realtà.
Juliet scrollò le spalle, mentre Edward spostava la sedia così da potersi accomodare.
"Una forcina era fuori posto e ho dovuto dare una veloce sistemata ai capelli, niente più" rispose lei, che aveva le guance leggermente arrossate, andando quindi a sedersi vicino al marito.
Frederick sorrise maliziosamente e quindi le portate iniziarono ad essere servite.
L'atmosfera si animò in fretta, tutti, a gruppetti, chiacchieravano, impegnati nei loro discorsi, solo fra Alexandra e Howard pareva regnare il silenzio, e lei non poteva far altro se non rigirare il proprio cucchiaio nell'ottima zuppa, assaporandola con lentezza, così almeno da avere la scusa di aver la bocca impegnata a mangiare.
"Abbiamo avuto bel tempo in questi giorni" le disse Howard, in un fiacco tentativo di portare avanti una conversazione: rispetto al periodo passato in campagna il loro rapporto pareva aver fatto mille passi indietro.
"Sì" rispose lei, non riuscendo ad aggiungere altro a quel solo monosillabo.
"Ne avete approfittato per passeggiare, credo vi piaccia, non è così?"
"Sì, sono uscita spesso, camminando fino ad Hyde Park, e voi avete approfittato delle belle giornate?"
"No, e me ne pento... Non ho avuto molta vita sociale nelle ultime settimane."
"Me n'ero accorta."
Tornarono entrambi a concentrarsi sui propri piatti.
Il rumore dei cucchiai che venivano immersi nella zuppa sbattendo contro la ceramica era l'unico ad alleggiare fra loro.
Dopo qualche istante Alexandra percepì lo sguardo di lui fisso su di sé, e fu costretta a voltarsi.
"Mi dispiace non esserci stato, vi avevo fatto una promessa" le disse, passandosi la lingua sulle labbra in un modo che attirò l'intera attenzione di lei, facendola ritrovare a seguire il contorno della sua bocca. Chissà cosa si provava ad essere baciata da quelle labbra, come il contatto sarebbe risultato contro quelle di lei.
"Non serve che vi scusiate," replicò, quando si ricordò che probabilmente lui stava aspettando un qualche tipo di risposta "non avete alcun obbligo verso di me."
"Avevo promesso di aiutarvi a inizio stagione..."
"E l'avete fatto. Lord Wright ormai è quasi solo un ricordo e ho abbastanza corteggiatori da sperare di far un buon matrimonio."
Howard annuì.
"In ogni caso è stato villano da parte mia scomparire all'improvviso" aggiunse poi.
"Sì, questo è vero, ma credo di avervi già perdonato" disse Alexandra, rendendosi conto di non aver mai provato collera nei suoi confronti per via di quell'episodio, c'era stata delusione, sì, ma non rabbia.
Sorrise e lui ricambiò, con una luce allegra negli occhi.
"Siete troppo buona" affermò, scuotendo la testa.
"Solo con voi" rispose lei, prima che la conversazione fosse interrotta dal domestico infilatosi fra di loro per ritirare i piatti ormai vuoti.
La portata di pesce venne servita, e Alexandra si mise subito a pulirlo al meglio sperando di non ritrovarsi nessuna lisca in bocca.
"Salmone..." mormorò Howard "avrei dovuto immaginarlo, sapete? È l'unico pesce che Juliet riesca minimamente a mangiare."
Alexandra ridacchiò, portando quindi lo sguardo sull'amica che a sua volta la stava studiando con attenzione.
"Non sapevo che ci saresti stata anche tu questa sera" le disse Juliet, abbozzando un sorriso.
"Oh, è stata una sorpresa anche per me in verità, l'invito di tua nonna è stato improvviso" rispose lei, per poi prendere un boccone del cibo cucinato alla perfezione.
"Sono contenta che ti abbia invitata, non ci vedevamo da così tanto."
Tornarono quindi tutti a concentrarsi sui proprio piatti e per qualche irreale momento nella sala regnò il silenzio. Non ci vollero che pochi secondi, però, affinché tutti riprendessero i discorsi lasciati in sospeso.
"Sono felice anch'io che mia nonna vi abbia invitata" le sussurrò Howard, inclinandosi un po' verso di lei, così da essere certo che nessun altro potesse sentire.
Alexandra annuì.
"Ha riempito di gioia anche me... Considerereste stupido o inopportuno, Mr. Byrne, se vi confessassi che mi siete mancato durante queste settimane?"
Lui la osservò, puntò il suo sguardo negli occhi di Alexandra fino a farla sentire completamente allo scoperto, la guardò come nessuno l'aveva mai guardata.
"Mi siete mancata anche voi."
Giunse quindi la portata di carne, apprezzata da tutti quanti: si attendeva ora solo il dessert, e a lei già pareva di star scoppiando.
"Una cena degna di un imperatore... Santo cielo! Non credo mi sia rimasto posto per il dolce" dichiarò Alexandra, voltandosi verso Howard che la osservava divertito pronunciare quelle parole.
"Fareste meglio a trovarlo," replicò lui "mia nonna non accetterà un vostro no alla torta, si farebbe, in tal caso, carico di imboccarvi personalmente..."
"Che Dio non voglia!"
Risero, risero insieme come se si fossero sempre conosciuti, ed erano ancora nel bel mezzo delle risa quando Juliet esclamò:
"Lo sapevo!"
Fu il silenzio.
Tutti puntarono la propria attenzione su di lei, che li studiò uno ad uno, serrando le labbra.
"Di che cosa state confabulando voi due da ormai qualche minuto?" domandò Lord Byrne, rompendo finalmente il silenzio, e subito tutti si fecero più attenti, curiosi di ascoltare quella conversazione.
"Perché non condividi i tuoi pensieri anche con noi altri cugina?" Aggiunse Frederick, fissando l'altra con una luce provocatoria negli occhi, passandosi poi la lingua sulle labbra, come a voler già pregustare il sapore del divertimento.
"Naturalmente" mormorò Juliet, spingendo in avanti il mento, deglutì e poi continuò: "Ho appena costretto mio marito a rivelarmi che ha organizzato una sorpresa per il mio compleanno settimana prossima, anche se non sono ancora riuscita a farmi dire quale sia la sorpresa in questione."
Alexandra sorrise: non importava se ora fosse la contessa di Stamford, quella ragazza non sarebbe mai cambiata.
"Non riuscirai ad estorcermi altre informazioni, mia cara" le rispose Edward, rivolgendo alla moglie un sorrisetto alquanto divertito
"Oh Juliet, sei sempre la solita" disse Lady Byrne, scuotendo la testa, senza però smettere di sorridere.
"Non credo voi vogliate che io cambi" replicò Juliet, rivolgendo uno sguardo teatrale a tutti i suoi parenti, in attesa di una risposta.
"Mai, non cambiare mai sorella" affermò Howard sicuro, le labbra piegate in un sorriso affettuoso.
Voleva un bene immenso a Juliet, si notava, e questo fatto non faceva che scaldare il cuore di Alexandra.
Gli faceva onore nel miglior modo possibile.
Lei avrebbe tanto desiderato qualcuno che si interessasse di lei allo stesso modo.

"Che serata! Che serata!" Esclamò sua madre mentre rientravano nella loro abitazione stanchi e stracolmi di cibo.
Si erano intrattenuti a casa Halifax fino a quell'ora tarda e la contessa si era premurata di servire loro da mangiare senza sosta.
"Questa stagione sarà un successo, lo sarà di certo" dichiarò poi Catherine, mentre salivano le scale, pronti a buttarsi nei propri letti per riposare.
"Certo" mormorò Alexandra, aprendo al contempo la porta della sua camera "Buonanotte mamma."
"Buonanotte cara."
Entrò nella sua stanza e si rinchiude la porta alle spalle, appoggiandosi contro di essa. Aveva intenzione di prendere un bel respiro profondo e invece si ritrovò a soffocare un singhiozzo, un momento dopo piangeva disperata, senza riuscire a trattenere le lacrime.
Quanto avrebbe voluto essere più forte di così, alzare il mento e fregarsene, ma Alexandra era l'esatto contrario e in quel momento non riusciva a smettere di pensare alle parole che lui le aveva rivolto.
Poco prima che lei e i suoi genitori lasciassero la casa dei conti di Halifax dopo quell'elegante cena, Howard era riuscito a prenderla da parte.
"È stata una serata davvero magnifica" le aveva detto, rivolgendole un sorrisetto che alla ragazza era parso malinconico, e che avrebbe già dovuto farle capire quale piega avrebbe preso quel discorso.
"Lo è stata" aveva confermato lei, rivolgendogli un sorriso totalmente entusiasta.
"Mi ha fatto piacere rivedervi."
"Be', io spero che ci rivedremo più spesso ora agli eventi mondani... Ho mantenuto la mia promessa sapete? Una danza è sempre riservata per voi..."
Howard allora aveva scosso il capo, e ad Alexandra era parso di essere stata colpita da un colpo di pistola: era così incredula da non avvertire il dolore del suo cuore che andava a frantumarsi.
"Ci vedremo sempre meno, lo capirete, suppongo, Miss Hamilton" aveva proseguito lui, dopo essersi schiarito la gola.
"Non ne vedo il motivo..." aveva mormorato lei.
"Non possiamo più farci vedere tanto spesso insieme," aveva poi ripreso il suo interlocutore, con risolutezza "questa recita deve ormai finire... Vi renderete conto di quanto sconveniente sia che una donna non sposata e un uomo ancora scapolo intrattengano una simile amicizia, porterebbe scandalo, e siete l'ultima persona a cui vorrei arrecare danno."
Le aveva allora appoggiato le mani sulle spalle, la giovane era rabbrividita, la pelle di lui aveva sfiorato quella di lei per un fugace istante.
"Ci sono tanti uomini interessati a voi ora, vi sarei solo d'intralcio, lo so che sarete felice."
Si erano quindi salutati, e Alexandra non sapeva nemmeno come avesse fatto a trattenersi dallo scoppiare a piangere seduta stante.
Non erano state le parole che lui aveva pronunciato nello specifico a farle tanto male, lo sapeva che prima o poi si sarebbe arrivati a quella conclusione, ma era stato il fatto che lui non si fosse reso conto, non avesse nemmeno sospettato i suoi sentimenti, il suo dolore.
Insomma, come si poteva essere tanto ciechi davanti a un amore tanto evidente?
E perché lei, disgraziata che non era altro, continuava a credere che un giorno lui avrebbe finalmente visto?
Continuava a sperare che un giorno quel sole a cui lei guardava riflettendone la luce, l'avrebbe finalmente sfiorata, e se non in una magica eclissi, in un fugace contatto, come quello che si crea fra notte e giorno, in quel rapido sfiorarsi di buio e luce che è l'alba.


Spazio autore ☀️
Ciao ragazzi, spero come sempre che questo capitolo vi sia piaciuto 🩷
Ho adorato scrivere questo capitolo, penso che mostri quanto Howard e Alexandra siano in realtà vicini (anche se ancora non vogliono ammetterlo, ma tranquilli il destino li aiuterà un questo senso nei prossimi capitoli 👀)
Grazie di leggere questa storia 🫶

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