La sala da ballo illuminata dalla soffusa luce delle candele ricordava un lago pitturato dalle prime luci dell'alba, gli invitati, con i loro vestiti fluttuanti e colorati, assomigliavano agli abitanti che in esso risiedevano.
Una metafora magnifica, che di certo non avrebbe ricordato una volta tornata a casa... Oh, avrebbe voluto avere il suo quadernino con sé!
Alexandra sbuffò, lanciando un'occhiata al suo carnet da ballo: la terza e l'ultima danza erano già state riservate da Lord Wright, che la corteggiava con insistenza dallo scorso giugno.
Una smorfia le si dipinse sul volto.
Un corteggiatore che non avesse il triplo dei suoi anni era chiedere troppo?
Afferrò una coppa di champagne dal tavolo del buffet.
Forse se avesse bevuto qualche bicchiere di troppo quella serata sarebbe risultata più piacevole.
La musica del valzer sfumò, segnando la fine della prima danza.
Alexandra sollevò lo sguardo, portandolo sui ballerini che si salutavano con un inchino, prima di ritirarsi ai lati della sala.
Osservò quindi Howard Byrne camminare con una giovane sottobraccio: era lo scapolo più ambito della stagione e attirava gli sguardi di tutti su di sé.
Le era stato presentato l'anno precedente ad un ricevimento tenuto dalla contessa di Halifax, nonna del gentiluomo, e da quel momento non se l'era più tolto dalla testa, non sapeva nemmeno il perché, forse perché era così diverso dagli uomini che di solito la corteggiavano, o forse, a dire la verità, il motivo era stato il vederlo riporre una copia dei sonetti di Shakespeare prima di accoglierla.
Amava Shakespeare, e chiunque coltivasse quel suo stesso interesse appariva interessante ad Alexandra.
I due si fermarono in un angolo della stanza e all'improvviso entrambi parvero concentrarsi su qualcuno sull'altro lato della sala da ballo, iniziando a confabulare animatamente fra loro.
Fu allora che lei si mise ad osservare la ragazza al fianco di Howard, gli assomigliava parecchio in verità... Doveva essere Juliet, sua sorella: aveva gli occhi vividi, di un azzurro intenso, i capelli castani e curati, che le incorniciavano il viso in morbidi boccoli, le labbra rosse e con l'arco di cupido ben definito, il naso perfettamente dritto. Ogni dettaglio sembrava sposarsi perfettamente sul volto di quella ragazza, e la pelle baciata dal sole, che sarebbe stata considerati orribile su chiunque altra, non faceva che darle un'aria eterea. Non si sorprendeva che si fosse parlato tanto di lei sui giornali, che chiunque la volesse come moglie, per di più aveva anche una buona dote e faceva parte di una delle famiglie più in vista dell'alta società: a chiunque avrebbe fatto comodo un'unione simile.
Juliet Byrne era tutto ciò che lei non era.
All'improvviso Howard si mosse, puntando verso di lei: il cuore di Alexandra saltò un battito.
Juliet richiamò il fratello, guardandosi quindi intorno preoccupata.
L'uomo le passò accanto, l'aria per un momento si impregnò del suo profumo di caffè, i battiti del suo cuore aumentarono, ma poi lui tirò avanti e Alexandra abbassò lo sguardo imbarazzata.
Come aveva potuto pensare che si stesse dirigendo da lei? Probabilmente nemmeno si ricordava chi fosse.
L'orchestra riprese a suonare: la seconda danza, il suo supplizio con Lord Wright si avvicinava.
Si sentì nauseata, le labbra si piegarono in una smorfia.
Aveva bisogno di aria.
Si incamminò quindi verso la terrazza, senza badare a ciò che le accadeva intorno.
Fu così che andò a sbattere contro qualcuno.
Sua madre aveva di certo ragione: era sempre troppo sbadata.
"Scusatemi! Oh, mio Dio, sono davvero imbranata a volte" le disse una voce delicata come un soffio di vento estivo.
Alexandra alzò lo sguardo, riconoscendo Juliet Byrne. Quante probabilità c'erano che andasse proprio a scontrarsi con la sorella dell'uomo che non riusciva a levarsi dalla testa?
"Non scusatevi, non guardavo nemmeno dove stavo andando" replicò lei, studiando meglio la ragazza, che era ancora più bella di quanto le fosse sembrato da lontano: si sarebbe di certo presto fidanzata.
"Voi siete?" Le domandò quindi l'altra, studiandola, ma non guardandola dall'alto in basso come di solito facevano tutti, solo con genuina curiosità.
"Miss Hamilton," rispose "e voi dovreste essere Miss Byrne, giusto?"
"Esattamente" le confermò questa sorridendo in un modo splendido, così gentile.
Quella ragazza era di certo un angelo, sia nell'aspetto che nel carattere, da una come lei, che aveva tutto, sia bellezza che denaro, Alexandra si era immaginata una delle solite oche presuntuose che infestavano l'alta società, Juliet invece sembrava proprio essere l'opposto.
Alexandra non poté che sorriderle di rimando.
"Come fate a saperlo?" Le chiese poi la ragazza, gli occhi illuminati dalla voglia di sapere.
"Si è parlato molto di voi ultimamente, sono girate tante voci secondo le quali potreste essere la donna perfetta" spiegò lei, non poteva di certo dirle che aveva capito chi fosse perché era intenta ad osservare ogni movimento del fratello.
"Peccato che nessun gentiluomo abbia parlato o ballato con me dall'inizio della serata."
Alexandra avrebbe di certo preferito quel destino piuttosto che essere costretta a ballare con Lord Wright, ma Juliet era alla sua prima stagione e di certo era attanagliata da quel senso di euforia che lei stessa aveva provato l'anno precedente.
"Io credo siano intimoriti da vostra nonna" le disse quindi in completa sincerità.
"Può darsi" replicò l'altra, mentre le labbra andavano a piegarsi in un sorrisetto furbo.
Lo sguardo di Juliet andò poi a concentrarsi per qualche istante su qualcosa alle spalle di Alexandra. Subito dopo furono affiancate da un uomo sulla cinquantina: Lord Byrne di certo, che sussurrò qualcosa all'orecchio della figlia.
"Devo andare, è stato davvero un piacere conoscervi, spero di rivedervi presto" le disse allora Juliet, congedandosi.
Alexandra le sorrise: quella ragazza le pareva interessante, forse addirittura intrigante, sperava che sarebbero diventate amiche.
"Per me vale lo stesso, potremmo prendere il tè insieme un pomeriggio" propose.
"Sarebbe un piacere."
Osservò Juliet allontanarsi, scortata dal padre, venendo successivamente presentata a Lord Russell.
Alexandra sospirò e controllò nuovamente il proprio carnet da ballo: sì, aveva bisogno d'aria o non sarebbe riuscita a sopportare Lord Wright per tutta la durata della terza danza, trattandosi di un valzer soprattutto.
Camminò quindi verso il terrazzo, questa volta stando attenta a dove andava, e quando finalmente respirò l'aria fresca e frizzantina della sera si sentì sollevata.
I raggi lunari colpivano le gocce d'acqua presenti sul prato, posate lì dal piovigginare di quel pomeriggio, facendo apparire il giardino come coperto da perle.
Un'altra magnifica metafora che si sarebbe scordata prima di poterla mettere per iscritto.
Tamburellò le dita sul freddo parapetto in pietra, calcolando che le rimanevano circa due minuti prima che fosse costretta a rientrare.
"Non dovreste essere qui, signorina" disse una voce alle sue spalle, Alexandra si voltò di scatto, col cuore in gola.
Osservò per un momento il ragazzo che si ritrovava davanti, la sua pelle chiara e i capelli corvini, non riuscì però a distinguere il colore dei suoi occhi.
"Come?" Replicò lei in un mormorio.
Lo sconosciuto la squadrò, andando quindi a frugare in una tasca, tirandone fuori una sigaretta, che subito accese con un fiammifero. Si appoggiò al muro, rilassato, e aspirò.
"Non dovreste essere qui da sola: gli angoli bui di un giardino tendono ad essere pericolosi durante un ballo, e anche se non vi accadesse nulla di certo potreste ritrovarvi con una reputazione distrutta. Basterebbe una sola insinuazione..." socchiuse gli occhi "Ma suppongo che questo lo sappiate."
Alexandra annuì, mentre il ragazzo aspirava nuovamente, lasciando poi uscire il fumo dalla bocca. Per un momento lei restò incantata dalle eleganti e candide spirali, che sembravano intrecciarsi come in un ballo fatato.
"Voi chi siete?" Domandò poi la ragazza, riscuotendosi.
"Oh, scusatemi, molto maleducato da parte mia non presentarmi... Frederick Carter" rispose lui, tendendole una mano, che lei restò a fissare interdetta.
Lui fece schioccare le labbra.
"Il quarto nipote della contessa di Halifax, cugino dei fratelli Byrne, e anche di Daniel Carter, che forse conoscete come probabile futuro conte di Halifax... Io purtroppo non erediterò alcun titolo, ma sembro essere piuttosto popolare fra le giovani donne, sono infatti appena sfuggito a un gruppo di fanciulle lasciando mio cugino nella fossa dei leoni al mio posto, non sopporto la vita mondana... Sapete no?" Spiegò lui, la mano ancora sospesa a mezz'aria.
"Lo so chi siete" rispose lei, soffocando una risatina "Io sono Alexandra Hamilton, e nemmeno io sopporto la vita mondana" si presentò, andando finalmente a stringergli la mano.
Be' in verità gli eventi organizzati durante la stagione le piacevano, erano più le persone che non riusciva a sopportare.
"Dovreste rientrare, Miss Hamilton..." disse Frederick, facendole un cenno verso la sala da ballo "State tranquilla, io terrò la bocca chiusa, nessuno saprà che siete stata sola con un uomo nella semioscurità" le fece l'occhiolino.
Un brivido le corse su per la schiena, solo in quel momento si rese conto di quanto pericolosa per la sua reputazione fosse la situazione in cui si era cacciata.
"Grazie" mormorò, prima di rientrare nel salone, venendo investita nuovamente dalla musica e dall'aria soffocante.
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Ciò che accade all'alba
Ficción histórica"Credo che vi bacerò" mormorò quindi, rendendosi conto solo dopo di aver espresso i suoi pensieri ad alta voce. "Cosa?" Esclamò Alexandra, arrossendo all'istante, la bocca spalancata dalla sorpresa, e ad Howard parve quanto di più divino potesse esi...