Capitolo 21

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Mia Piccola Shakespeare, non voglio dimenticarvi, ma sono costretto a farlo.

H. B.

La riposta di Howard alla sua missiva di qualche settimana prima non faceva che risuonarle nella testa.
Di tanto in tanto riprendeva in mano quel foglio di carta, rileggeva quella frase, osservava la grafia composta e decisa per qualche istante, e poi iniziava a domandarsi che cosa lui intendesse con quelle parole, perché Alexandra non riusciva proprio ad attribuirvi un significato preciso.
Che voleva dire che era costretto a dimenticarla? Nessuno avrebbe mai potuto imporgli un obbligo del genere, almeno che non fosse stato lui stesso a volerlo.
Per di più lei nella sua lettera aveva solo detto che sperava nella sua amicizia e niente più, non aveva parlato di sentimenti, perché mai avrebbe dovuto allontanarla?
Lei non avrebbe potuto fare a meno di lui, mentre a Howard risultava tanto semplice ignorarla, dimenticarla.
La confusione nella sua mente non faceva che aumentare, e il suo cuore venne attraversato dall'ennesima crepa. Per quanto ancora avrebbe resistito prima di andare in frantumi?
Qualcuno bussò alla sua porta, Alexandra sobbalzò, andando di scatto a nascondere la lettera di Howard sotto al cuscino. Si alzò poi in piedi, lisciando la morbida seta dell'abito che indossava quella sera.
Suo padre fece capolino dalla porta e le sorrise dolcemente, in uno di quei pochi momenti in cui riusciva a dimostrarle che un briciolo d'amore verso di lei fosse ancora presente nel suo cuore.
"Sei pronta?" Le domandò, con quel suo tono delicato che ormai le sembrava di non udire da secoli.
"Sì" rispose lei, dopo aver esitato un momento: certo, indossava il suo bell'abito da sera, i capelli erano acconciati alla perfezione, appariva prontissima per partecipare a un ballo, ma in verità avrebbe solo voluto restare chiusa in camera.
Perché mai sua madre aveva dovuto indire un ballo a casa loro? Alexandra ne avrebbe tranquillamente fatto a meno.
George porse il braccio alla figlia, che lo afferrò con una certa riluttanza: suo padre non era più così da anni, era ormai sempre scorbutico, con la fronte corrugata dalla preoccupazione, nel tentare di non lasciare che la famiglia andasse alla deriva.
Scesero con calma la scalinata, fermandosi poi sull'ingresso della sala da ballo, decorata da eleganti e sobrie composizioni floreali. Alcuni ospiti erano già giunti, un leggero chiacchiericcio si diffondeva nell'aria.
La ragazza sospirò, voltandosi così da incrociare lo sguardo del padre.
"Andrà mai meglio?" Gli domandò, con un filo di voce che andava a farsi più flebile ad ogni parola.
"Dipende da te Alexandra: sei tu il tuo futuro" rispose l'uomo, sorridendole.
Le fece poi un cenno col capo, e insieme entrarono nel salone.

"Lord e Lady Stamford."
Sentì annunciare a gran voce dal maggiordomo, mentre si inchinava, salutando il suo cavaliere, alla fine di quel primo valzer.
Sollevò quindi lo sguardo, vedendo Juliet ed Edward fare il loro ingresso in sala: per un momento tutti parvero fermarsi per osservarli, be', di certo i novelli sposi erano l'attrazione del momento.
Juliet stava sussurrando qualcosa all'orecchio del marito, che subito replicò guardandola con amore, con un sorriso che nel modo più naturale gli si dipinse sulle labbra.
Dopo tre settimane dal matrimonio le cose parevano andare bene per loro. In effetti Juliet le aveva scritto un paio di volte, spiegandole come il terrore e la malinconia iniziali si fossero poi trasformati in una sorta di confortevole, seppur ancora tenue, gioia.
Sua madre corse subito ad accoglierli, Alexandra però non riuscì a seguire il resto della scena, Lord Cornwallis, un marchese di mezza età che sapeva anche rendersi simpatico, venne a reclamare la quadriglia per cui si era prenotato poco prima.
Ballò con lui: era un ottimo ballerino e la fece divertire durante la danza. Quando questa terminò la accompagnò vicino al tavolo del buffet, offrendole quindi una limonata.
"Vi ringrazio, mio signore" gli disse, andando poi a prendere un sorso della bevanda fresca.
Osservò poi la pista da ballo: Juliet ed Edward danzavano, volteggiando al ritmo del valzer, in perfetta sintonia, come se fossero stati una sola persona. Lui non distoglieva lo sguardo dalla moglie, la guardava con desiderio e amore negli occhi, in un modo che qualcuno avrebbe di certo definito illecito.
Lord Cornwallis guardò nella sua stessa direzione e annuì.
"Formano una magnifica coppia, il loro è di certo stato un matrimonio eccellente" disse sorridendo in modo affabile.
"Sì, lo è di certo" rispose lei: quell'unione era tutto ciò che lei non avrebbe mai avuto. Le sembrava difficile sposarsi per amore ormai.
"Mi sembrare affranta, Miss Hamilton" replicò dopo qualche istante l'uomo, dopo averla studiata.
"È la mia seconda stagione," mormorò Alexandra "e ogni giorno che passa il mio scopo nella vita pare diventare sempre più nebuloso, sempre più inafferrabile..."
L'amore volava via non appena lei vi era troppo vicina.
"Siete giovane, signorina, e quando meno ve lo aspetterete avrete raggiunto il vostro obiettivo" le disse lui, quasi con tono paterno, strizzando un occhio con complicità.
Piegò poi il capo in segno di saluto e si allontanò, svanendo fra la folla.
Ebbe solo un momento per vedere Juliet che parlava con allegria insieme ai suoi familiari, prima che Lord Russell si parasse nel suo campo visivo.
"Miss Hamilton, vi trovo magnifica questa sera" la salutò, mentre si scambiavano la riverenza di rito.
"Oh, vi ringrazio Lord Russell" rispose lei, rendendosi conto solo poi di essere leggermente arrossita: non era abituata ai complimenti, per quanto in quel caso risultasse essere solo un modo costruito per approcciarsi alle donne.
Il gentiluomo procedette dunque col parlare di problemi legati al commercio e altre faccende del genere di cui si era discusso durante l'ultima riunione del parlamento, e non ci volle molto affinché Alexandra si trovasse estremamente confusa, perdendo il filo del discorso.
Avrebbe comunque potuto accettare tutto ciò se solo non avesse notato Lord Wright che si dirigeva verso di lei proprio in quel momento, facendosi largo fra la folla.
Il cuore prese a batterle in gola: doveva trovare il modo di sparire all'istante.
"Scusatemi," disse, interrompendo Lord Russell e il suo discorso al proposito di spezie provenienti dall'India "ho bisogno di un momento alla toilette, spero mi perdonerete."
Si inchinò quindi di tutta fretta, e iniziò a camminare, senza sapere dove precisamente volesse rintanarsi.
Era ormai vicina al corridoio su cui si apriva un'uscita che dava sui giardini, quando si accorse dei Carter che parlavano animatamente poco più in là.
Incrociò lo sguardo di Howard per una manciata di secondi, un brivido le percorse la schiena, e le parve che il suo cuore iniziasse a battere sul serio solo in quel momento, che potesse finalmente iniziare a respirare, le parve di iniziare davvero a vivere.
Incontrò poi i due occhioni blu di Juliet, a cui lanciò subito un segnale d'allarme: aveva bisogno di una mano.
L'amica si congedò in fretta e la raggiunse.
Lei la prese per mano, non disse una parola, e camminò a passo spedito fino a che non furono nei giardini.
L'aria fresca della notte le avvolse, e subito ad Alexandra parve di sentirsi un po' più sollevata.
Si incamminarono, i sassolini scricchiolavano sotto ai loro piedi, nel mentre lei pensava a come iniziare quel discorso, a come porre le proprie domande.
"Allora, com'è essere sposata Juliet?" Iniziò, decidendo che informarsi un po' della vita matrimoniale dell'amica fosse d'obbligo.
Le pareva di non vederla da una vita e aveva tanta voglia di sapere come le cose andassero fra lei e suo marito.
"Be', non dico che sia semplice, anzi in tutta sincerità in un primo momento mi è parso soltanto come un incubo, io ed Edward dobbiamo ancora sistemare completamente le cose fra di noi..." disse, sospirando e godendosi per un'istante il dolce profumo dei fiori, incrociando poi il suo sguardo "credo di essere felice però, o di certo quantomeno appagata, e per il momento mi basta."
Alexandra annuì in modo impercettibile, deglutì e dunque si azzardò a domandare:
"E... l'amore?"
Juliet aggrottò la fonte, fece scorrere lo sguardo su tutta la sua figura, come se all'improvviso molti quesiti si fossero affacciati alla sua mente.
"L'amore? Perché vorresti sapere dell'amore?" Le chiese perplessa.
"Credevo... Be' credevo che fra voi ci fosse qualcosa, almeno da come mi parlavi quando eravamo in campagna" mormorò lei, abbassando lo sguardo, calciò via uno dei sassolini guardandolo scomparire nell'oscurità.
Doveva sapere il più possibile sull'amore, voleva riuscire a capire i suoi sentimenti, voleva poter provare a capire i sentimenti di lui, e sperava che Juliet potesse illuminarle la via, farle vedere che non era poi complicato quanto appariva.
"In quel momento qualcosa c'era, ma non saprei dirti se duri ancora o meno, quantunque..." rispose l'altra, per poi fermarsi e alzare lo sguardo verso il cielo "quantunque io sia ormai piuttosto certa di amare mio marito, non so però quale sia precisamente il sentimento che lega lui a me."
Alexandra sollevò lo sguardo a sua volta: non c'erano molte nubi quella sera, le stelle parevano splendere più del solito sopra la grigia Londra. Chissà che cos'era in particolare ad attirare l'attenzione di Juliet in quella distesa luminosa... Si era subito resa conto del modo in cui l'amica guardava il cielo notturno: come se vi cercasse consiglio.
"Non ne avete parlato? Dicono che il matrimonio serva anche a questo, a conoscersi" chiese poi, le matrone dell'alta società non facevano che ripetere quella frase, che a lei era sempre parsa un po' insensata: perché legarsi per la vita a qualcuno che si sapeva di non conoscere?
Be', in ogni caso era di certo vero che con il matrimonio si potevano approfondire i propri sentimenti, comprendere un po' quel grande enigma che era l'amore.
"È difficile capire gli uomini a volte, ed essendo cresciuta con ben cinque di loro costantemente intorno, sono giunta alla conclusione che ragionino diversamente da noi, e che sia meglio lasciare loro tempo: prima o poi esternano i loro sentimenti" disse Juliet, e qualcosa nel tono di voce che usò fece scoppiare a ridere Alexandra, che trascinò l'altra a sua volta.
"Comunque sono felice," affermò infine Juliet, sorridendo "e per il momento mi basta sapere che di certo Edward mi vuole bene, un bene profondo senza dubbio."
Per qualche altro minuto ancora camminarono, ma indossavano soltanto i leggeri vestiti da sera, e il vento che tirava quella sera era particolarmente freddo. Rabbrividirono entrambe nello stesso momento, e con un tacito accordo decisero di tornare indietro. Aumentarono il passo, come se stessero partecipando ad una maratona e all'improvviso si fossero rese conto di essere in vista del traguardo.
Rientrarono nel corridoio e si chiusero la porta alle spalle, guardandosi poi negli occhi, come se tutte e due sapessero che c'era altro che andava detto.
"Credo che se non riceverò una proposta entro la fine della stagione mio padre si vedrà costretto a provvedere ad un matrimonio combinato, era per questo che ti chiedevo dell'amore in verità..." confessò Alexandra, andando poi ad appoggiarsi contro al muro con un sospiro.
"Io, io credo di provare affetto per un certo gentiluomo conosciuto questa stagione, ma non ha mai nemmeno accennato ad una proposta, forse non desidera nemmeno il matrimonio e ho paura che se sposerò un uomo scelto da mio padre solo in base al titolo o al reddito non sarò mai capace di amarlo, o non sarò mai amata a mia volta e non voglio che la felicità mi scivoli fra le dita, non se forse ci sono così vicina" continuò, sentendosi sull'orlo del pianto: era da tanto che si teneva dentro tutto quello, e aveva così paura... Cielo! Era terrorizzata.
Le pareva che in ogni caso avrebbe perso ogni cosa, che il suo destino fosse quello di essere infelice.
Juliet la studiò, inclinando la testa verso destra. Si morse il labbro inferiore e quindi si inumidì le labbra.
"L'amore non è come un fulmine a ciel sereno," le disse, scuotendo la testa "no, è molto più complicato, come un sentiero tortuoso e pieno di ostacoli, e ci si deve considerare fortunati anche solo ad avvicinarsi alla fine di quest'ultimo."
Le strinse con forza le mani, cercando di rassicurarla e poi proseguì:
"L'amore cresce lentamente, e raramente un amore puramente... passionale è vero amore, chiunque tu sposerai imparerai ad apprezzarlo, forse ad amarlo, grazie a piccoli gesti di tutti i giorni, come un semplice abbraccio o uno sguardo... Ma non posso nemmeno esimermi dal dirti che se davvero senti di amare quest'uomo, se il tuo cuore sembra smettere di battere senza di lui, be' forse allora non dovresti fartelo scappare, fai qualsiasi cosa, anche una pazzia, per far sì che sia per sempre. La scelta però spetta a te, è una cosa che ho imparato negli ultimi mesi: non lasciare che gli altri scrivano la tua storia, prendi una penna in mano e decidi tu il tuo destino."
Lei non voleva farselo scappare...
Solo, avrebbe voluto che le cose fossero meno complicate.
Come poteva allungare la mano per afferrare la penna con cui avrebbe scritto il suo destino quando le pareva di essere legata a una sedia con catene di spesso ferro?
Lo sapeva che era tutto lì a portata di mano, eppure la felicità le pareva inafferrabile.
Chiuse gli occhi e sospirò: doveva tornare calma, nel salone si svolgeva un ballo e lei si era assentata per già troppo tempo.
Controllò che sulle gonne non si fossero formate pieghe e fece un cenno col capo a Juliet, facendole capire che era il momento di tornare.
"Grazie" sussurrò, poco prima di rientrare nella sala affollata dagli invitati, confondendosi subito fra quelle decine di persone.
Alzò lo sguardo, incontrando quello di Howard. Sembrava tentato di avvicinarsi a lei, le parve proprio di vederlo muovere qualche passo nella sua direzione, prima che si fermasse, come se una barriera invisibile e invalicabile si fosse innalzata fra loro.
Alexandra giocherellò per qualche istante con il suo carnet da ballo: l'aveva lasciato un posto libero per lui, l'avrebbe sempre fatto.

Spazio autore ☀️
Ciao ragazzi, eccomi con il nuovo capitolo, che spero vi sia piaciuto 🩷
Siamo ormai arrivati a metà di questa storia, e davvero mi sembra stranissimo, visto che ci sto lavorando dall'inizio di quest'anno è davvero assurdo pensare di starsi avvicinando ogni giorno di più alla sua conclusione 🥹
Comunque sono felice di vedere ogni giorno tutto l'amore che sta ricevendo, grazie di essere qui a leggere 🫶

Ciò che accade all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora