CAPITOLO V

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Caro papà,
finalmente un'altra di quelle tremende serate che organizzi ha avuto fine!
Lo so che sembra basti poco, eppure non sai quanto impegno ha comportato renderti felice ieri sera. O almeno, non esagerare nei miei atteggiamenti di sfida.
Già, perché è questo che le tue serate innescano in me... La voglia di mandare tutto all'aria, di non essere più un semplice burattino, di fare le cose a modo mio per una volta!
Sei rimasto ad osservarmi da lontano per tutto il tempo, sebbene il tuo vero desiderio sarebbe stato quello di starmi accanto per l'intera durata della cena...E di certo non sarebbe stato per il piacere della mia compagnia! Al contrario, so che avresti voluto ascoltare ogni singola parola che ho detto, ogni sillaba, ogni esclamazione: hai ancora così tanta paura che io ti deluda, che metta in ridicolo l'azienda e il duro lavoro che hai svolto in questi anni!
Avresti voluto controllarmi, come fai sempre. Starmi accanto ieri sera non avrebbe significato supportarmi, ma solo poter prevenire qualche eventuale danno. Perché è solo questo che per te sono in grado di fare, danni!
Papà, come vorrei che mi regalassi finalmente la tua fiducia, che mi permettessi di camminare da solo, di sbagliare anche... Cosa ci sarebbe di male? Come puoi non accorgerti che, così facendo, non mi permetti di crescere sul serio?
Dici di volermi proteggere, ma forse io non ho bisogno di protezione, forse ho bisogno solo della tua stima! Perché frenando ogni mia iniziativa dimostri proprio questo, papà, di non avere stima nei miei confronti.
Ti confesso una cosa, lo faccio in questa lettera che non leggerai mai, perché io non troverò mai il coraggio di consegnartela: se mi comporto così, è solo perché per me è più facile dell'eventualità di mettermi alla prova, per poi capire di non essere davvero all'altezza delle tue aspettative, che sono troppo alte per me.
Meglio deluderti in partenza, meglio lasciarti nel dubbio che potrei fare qualcosa di grande, piuttosto che provarci e darti dimostrazione di non essere in grado.
Perché parliamoci chiaro: tu hai idea di quanto sia dura essere tuo figlio? Figlio dell'uomo più perfetto e stimato al mondo... Hai idea di quanto sia difficile portare il tuo stesso nome?
Tu non puoi saperlo... Hai creato tutto questo dal nulla, è vero, e io ti stimo per i sacrifici che hai fatto. Ma anche io vorrei fare la mia parte, essere libero di scegliere, anche di rischiare.
Anche per questo sono testardo e dico di voler fare tutto da solo: ho paura che, se sbagliassi avendo seguito le tue direttive, la delusione per te sarebbe doppia.
Sono un folle a credere questo?
Una piccola parte di me, però, si domanda anche quanto tu mi ritenga davvero responsabile... Come farò a diventare un uomo rispettabile se proprio tu non mi rispetti?
Come potrò affrontare davvero la vita se proprio tu non mi metti alla prova?
Ho bisogno di camminare da solo, papà, di non sentire sempre il tuo fiato sul collo.
E ho bisogno di sapere che tu resterai al mio fianco sempre, ad ogni costo, anche quando commetterò degli errori... Soprattutto in quei momenti!
Ti chiedo forse troppo, papà?

Lascio la lettera in bella mostra sulla scrivania, insieme a tutte le altre che ho scritto negli anni per mio padre, ma non gli ho mai consegnato.

Lui probabilmente lo riterrebbe inutile un simile passatempo, forse cestinerebbe ogni singola lettera senza neanche leggerla. O forse non ne leggerebbe neanche una semplicemente per mancanza di tempo.

Il giorno successivo alla festa l'ho trascorso quasi interamente a letto: finita la serata, infatti, mentre la casa veniva ripulita, io e mia madre abbiamo passato un po' di tempo accoccolati sul divano, a chiacchierare, come facevamo spesso quando ero più piccolo.

Mio padre non si è unito a noi, cosa che prima faceva sempre. Stavolta invece ha dichiarato di essere troppo stanco, per cui ha concluso la serata dandomi una pacca sulla spalla – chiaro segnale del fatto che, per una volta, è stato tutto sommato orgoglioso del mio comportamento – e poi si è defilato in camera sua.

Oggi mi concedo per il secondo giorno consecutivo il lusso di svegliarmi più tardi del solito: la giornata si prospetta come al solito lunga e noiosa in azienda, tanto vale prendermi del tempo per me.
Mi regalo una colazione lenta, una lunga doccia e una passeggiata rigenerante prima di arrivare alla J&K.

Il tempo che restaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora