Il tempo che resta

CAPITOLO XX

Sono seduto sul muretto di fianco a Sienna, che scrive sul suo quaderno mentre ascolta della musica. Si tratta di canzoni attempate e tristi, che contrastano con la personalità della ragazza che ho di fianco.

Sono ormai settimane che questa situazione va avanti e io adesso mi ritrovo a pensare che sarà davvero difficile, per me, continuare così.
Non so perché mi ritrovo ancora qui, bloccato in questa realtà, ma so che, finché resterò inconsistente, non accadrà nulla di buono per me: prima o poi scoprirò che Sienna si sarà fidanzata – se non lo è già – probabilmente vedrò il suo ragazzo venire a prenderla qui a lavoro, li vedrò scambiarsi baci ed effusioni, sorridersi mentre si guardano negli occhi...
Insomma, non so neanche come, ma mi sono innamorato follemente di lei.

Non è una semplice infatuazione, è vero amore: lo so perché è la prima volta che provo sentimenti così forti nei confronti di una ragazza.
Ed è del tutto insensato, no? Voglio dire, lei neanche sa della mia esistenza!

Cosa le potrebbero raccontare di me, che sono morto e senza aver combinato nulla di buono in vita?
Anche nella migliore delle ipotesi, quello che potrebbe scoprire su di me sarebbe che sono stato un ragazzo immaturo e inconcludente, arrogante e irrispettoso... Che ha spezzato la sua vita e fatto a pezzi anche quella dei suoi genitori.

Quanto è strano il destino: so così poco dell'amore... Quasi nulla, per la verità.
E poi arriva questa ragazza ad insegnarmi che cosa significa essere innamorati.
Era solo questo che meritavo? Di vivere un amore che fosse solo unilaterale e non avesse mai la possibilità di evolversi e trasformarsi in qualcosa di concreto? Ero davvero destinato a conoscere così poco sull'amore?

Sorrido amaramente: le mie riflessioni sono prive di senso, poiché comunque non potrei offrire nulla alla ragazza che siede accanto a me.
Perché, allora, sento che lei in qualche modo è la chiave che risolverà tutti i miei problemi?

Arriva una visione a rispondere alle mie domande, manifestandosi, come al solito, come un susseguirsi di immagini veloci e colorate.

Vedo Sienna accanto a mio padre, in un paese lontano ed orientale.
La vedo impartire ordini ed essere rispettata.
Un istante dopo la vedo sorridere davanti ad una telecamera, poi stringere la mano a mio padre dopo aver firmato un contratto.

La vedo ancora presenziare ad eventi importanti, a conoscere personalità famose dello spettacolo e poi in prima fila sulle passerelle internazionali.

Compaiono poi i soliti occhi castani, gli occhi rassicuranti e luminosi che mi lasciano un solo messaggio: fa che accada, mi dicono.

Quando le immagini terminano, il proprietario di quegli occhi ha preso posto vicino a me sul muretto.
Contemporaneamente Sienna si alza per allontanarsi. La pausa deve essere terminata e lei deve rientrare in azienda, io però oggi decido di non seguirla... Devo scoprire chi è questo bambino.

Potrà avere circa otto anni, ha lo sguardo sveglio e sicuro, capelli corti color biondo cenere e indossa una camicia di jeans e dei pantaloni di colore chiaro.

«Tu chi sei?» Domando cauto. Non vorrei spaventarlo... E in fondo non sono sicuro che sia reale. O che mi senta. Se dovesse essere reale, infatti, e potesse sentirmi, sarebbe il primo con questo potere.

Il ragazzino mi sorride, poi alza lo sguardo e lo punta sulla finestra di mio padre.
«Tutto quello che hai visto, accadrà, e inizierà molto presto,» profetizza poi puntando lo sguardo nel mio.

Quindi mi sente.
E le mie visioni sono vere.
Deve essere un fantasma, proprio come me.

«Mi hai mostrato il futuro?»
Il bambino annuisce.
«Ma io perché sono bloccato qui?»
Non sono presente in nessuna di quelle immagini, non possono riguardare più me... Quindi perché sono proprio io a vederle?