CAPITOLO X

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«Tu chi sei?» Domando, ma il bambino non risponde.
I suoi occhi vogliono suggerirmi qualcosa, una rivelazione che forse lui non mi spiegherà attraverso le parole.

Lascio l'ufficio di mio padre e il bambino, che sembra l'unico in grado di vedermi, e mi dirigo di nuovo nel corridoio. Sono troppo scosso adesso per restare qui, non reggo lo sguardo di mio padre, non sopporto di vedere tutto quel dolore sul suo viso.
Un dolore causato da me, che non posso cancellare.
Un dolore che mi arriva prima negli occhi, poi nelle tempie, infine nel cuore.
Già nel cuore, quello che ha smesso di battere... Quello che so di non avere più. È lo stesso per tutte le altre parti del mio copro, lo so, ma in qualche modo so che per il cuore è diverso... È come se si trovasse altrove, più lontano da me, e mi stesse richiamando a sé.

In un attimo sono di nuovo giù alla reception, ora Arianna è al suo posto ma è silenziosa e pensierosa, ha anche un'espressione triste e indecifrabile.

«Arianna!» Urlo in modo del tutto illogico, sperando che lei almeno mi senta... Ho un disperato bisogno che qualcuno lo faccia.
Vorrei dirle qualcosa, inspiegabilmente penso che la causa della sua tristezza potrei essere io... Poi mi sento improvvisamente sciocco, davvero credo di essere stato così tanto importante per lei?

Mi volto e riprendo a camminare, stavolta diretto nell'ufficio in cui ci sono gli stilisti, dove mi posiziono al centro della stanza.
È l'ufficio più affollato dell'azienda e una piccola parte di me spera che almeno qui qualcuno riesca a vedermi e a parlare con me... Spera inutilmente che qualcuno mi dica che non è vero, che non sono morto!

Ma così non è.
Il telefono di Renata squilla e lei, dopo aver risposto telegraficamente alla persona che ha avviato la chiamata, si alza e lascia silenziosamente la stanza, sotto gli sguardi indagatori dei suoi colleghi.

«E allora, chi l'avrà chiamata?» Domanda sottovoce una ragazza al resto del gruppo.
Nessuno risponde, ma noto un'altra ragazza stendersi sulla sedia e sventolarsi un foglio in faccia.
«Sto andando in iper ventilazione. Chi mi misura la pressione?»

«Michela sta tranquilla, hai sempre le tue gocce?» Le domanda un'altra designer seduta di fianco a lei. L'altra ragazza allora apre il cassetto e prende una boccetta contenente un liquido trasparente, da cui ingurgita una quantità decisamente smisurata di gocce.

Noto altri due dipendenti, un ragazzo e una ragazza, che sono seduti l'uno di fianco all'altra e si scambiano occhiate preoccupate. Lui per un breve istante prende una mano di lei, ma fa attenzione a restare con entrambe nascoste sotto la scrivania, credo per non farsi vedere da nessuno.

Il tirapiedi di Renata ticchetta la mano sulla scrivania, alza lo sguardo dal monitor ed esclama: «tutti a lavoro, forza! Renata non può trovarci a chiacchierare!» Poi tira su col naso e si immerge con la testa nel pc, proteggendone il monitor con una pila di jeans che sono piegati di fianco a lui.

Nella stanza ricompre Renata insieme ad Agata, passa così vicino a me che per poco non mi sfiora... Mi domando cosa sarebbe successo se lo avesse fatto davvero. Come sarà provare a toccare qualcuno nella mia condizione? Ci riuscirei oppure sarebbe come nei film? Sarei immateriale e non riuscirei a sentire il contatto con oggetti e corpi umani? Decido che non voglio saperlo adesso.

«Ragazzi, Agata deve dirvi una cosa,» sento poi dire da Renata, che ha improvvisamente perso la sua aria spocchiosa.
«Sì, ehm... Agata ha appena avuto un confronto con il Dottor Ferrara. Non accadeva da un po', ma lei lo ha sorpreso a... Beh, a piangere e... E io, insomma...»
Agata fa una pausa e un profondo respiro. Io rifletto che per lo shock stava quasi iniziando a riferirsi a se stessa in prima persona.

Fissa lo sguardo altrove e prende del tempo prima di continuare a parlare.
«Io non riesco a superare questa situazione!» Esclama la ragazza che poco fa ha preso le gocce, «abito distante dall'ufficio, e se succedesse qualcosa anche a me? Io non sono brava alla guida!»

Il tempo che restaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora