CAPITOLO XV

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Più tardi, quando mio padre lascia l'azienda, noto che fuori non c'è Simone ad attenderlo. Entro in auto sperando di non dover rivivere la corsa sfrenata dell'altra volta, invece mio padre guida con estrema calma, dirigendosi piano verso una zona della città che non è quella in cui si trova il mio appartamento.

Mentre lui è impegnato alla guida, io osservo i lineamenti del suo viso: sono ancora segnati da una profonda sofferenza, ma in qualche modo mi sembra che l'espressione di mio padre sia più distesa.

Non ascolta musica e io non posso che domandarmi a cosa stia pensando: mi distrugge la consapevolezza che i suoi pensieri difficilmente torneranno ad essere presto sereni.

Sarà il tempo, come ho già detto, a guarire parte delle sue ferite, ma forse non sbaglio a credere che anche il prossimo impegno aziendale sul nuovo brand stia facendo la sua parte.

Mio padre ha sempre amato il suo lavoro, questa nuova sfida lo terrà impegnato e lo costringerà e ripiombare in impegni cui era solito dedicarsi con amore e dedizione... E la cosa non potrà che fargli bene.

Sono ancora immerso in questi pensieri quando mio padre parcheggia l'auto. Mi rendo conto allora che siamo in una parte di città che non è solito frequentare... Almeno non per quello che io ricordi.
Mio padre scende dall'auto e io faccio altrettanto, iniziando a seguirlo.
Punta in direzione di un enorme edificio, una grande palestra di quelle aperte h24 e piene di insegne luminose.

Non è però quella la meta di mio padre, che si ferma invece in prossimità di un piccolo bar lì vicino, pur continuando a tenere lo sguardo fisso sulla palestra e l'espressione pensierosa.
Mi fermo anche io e un istante dopo noto che l'espressione di mio padre cambia... Adesso sorride.

Avverto un lieve rumore di sottofondo, che sulle prime non riesco ad associare a nulla di conosciuto.
Poi mi accorgo che la causa del sorriso di mio padre sta attraversando la strada: si tratta di Corrado, che adesso è vicino a lui e lo abbraccia.
Si salutano scambiandosi qualche parola, io non ci presto attenzione perché vengo distratto da un altro suono.
Avverto lo stesso rumore di prima, stavolta è più insistente.

Tum-ta... Tum-ta... Tum-ta...

Il suono del mio cuore torna a farmi compagnia.

Mio padre e Corrado si scambiano qualche altra battuta, io però non riesco a prestare attenzione al loro dialogo perché il suono del mio cuore diventa sempre più insistente e forte.

Tum-ta... Tum-ta... Tum-ta...

È un vero e proprio richiamo, ma perché sono così tanto convinto che si tratti proprio del mio cuore? Sarà quello di mio padre, invece?

Tum-ta... Tum-ta... Tum-ta...

Corrado parla e nel frattempo invita mio padre ad entrare nel locale, probabilmente non si sono incontrati per caso ma avevano un appuntamento, e io devo essermi perso l'informazione poiché ero impegnato con Sienna.

Tum-ta... Tum-ta... Tum-ta...

L'istinto mi porta a compiere un giro su me stesso: la strada è deserta, c'è solo un ragazzo, adesso sta uscendo dall'ingresso della palestra. Cammina a passo spedito e nel frattempo si chiude la zip di una felpa scura fin sopra al mento, alzando poi anche il cappuccio per coprirsi la testa.

Tum-ta... Tum-ta... Tum-ta...

Il suono è diventato talmente forte che quasi mi sento stordito.

Tum-ta... Tum-ta... Tum-ta...

Inizio a camminare nella stessa direzione che ha preso il ragazzo, senza sapere neanche perché.
Non lo conosco, non l'ho mai incontrato prima e la palestra da cui è uscito non è un posto che ho mai frequentato.

Tum-ta... Tum-ta... Tum-ta...

Più mi avvicino al ragazzo, più posso sentire il mio cuore battere forte.

Tum-ta... Tum-ta... Tum-ta...

Dopo un bel po' arriviamo davanti ad un palazzo. Il ragazzo suona al citofono e qualcuno gli apre senza neanche rispondere.
Saliamo quindi le scale di un edificio che ha l'aspetto affascinante di un luogo lontano nel tempo: le scale sono irregolari e pericolanti, i pianerottoli spogli e scarsamente illuminati.

Il tempo che restaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora