Il tempo che resta

CAPITOLO XXI

Lascio come ogni mattina casa di mia madre appena i primi raggi di sole entrano dalla finestra della sua camera da letto.
Lei continua a sognare che siamo insieme, che canto per lei, che le tengo compagnia e le accarezzo i capelli.
C'è però una piccola novità, che inizia nei suoi sogni e termina nella vita reale: all'alba, quando la linea dell'orizzonte si colora con la luce del sole nascente, in qualche modo le comunico che voglio darle il buongiorno. Mia madre allora puntualmente si sveglia e si mette vicino alla finestra, restando ad osservare il cielo fino all'uscita completa del sole. È il suo personale modo per salutarmi ogni mattina, un espediente che in qualche modo la trasmette serenità e pace.

Le sue giornate non sono cambiate da quando c'è stato l'incidente, scandiscono tutte un ritmo lento e doloroso, i momenti in cui si mette a riflettere e ricordare il passato sono tantissimi e non la abbandonano mai.

C'è qualcos'altro che di recente è però apparso nei suoi sogni, o meglio, qualcuno.
Il ricordo di un ragazzo giovane e innamorato, che conosce da una vita e che in qualche modo adesso le manca: si tratta di mio padre.
Sento infatti che sempre più spesso, e con crescente angoscia, mia madre inizia a domandarsi come stia, in che modo trascorra le sue giornate e dove abiti.

Non credo si siano più sentiti – nessuno dei due deve aver mai cercato l'altro – ma immagino che entrambi siano in pensiero l'uno per l'altra.
Lo intuisco dai sogni di mia madre, che verso il mattino prendono sempre la stessa direzione: continua a sognare infatti che è insieme a mio padre, in qualche momento che hanno vissuto nel loro passato.

In quegli stessi momenti, io continuo ad avere una visione, quella di mio padre che tiene una mano sulla spalla di mia madre, mentre insieme fissano una coppia di sposi sull'altare.
Lo sposo è il ragazzo che ha il mio cuore, le ragazza di fianco a lui non riconosco chi è, poiché non si volta mai permettendomi di vedere il suo viso.

Quello che mi sorprende e rasserena di questi momenti, comunque, è il senso di pace che avverto che prova mia madre. In qualche modo, in una maniera che non mi è ancora chiara, avverto che le sensazioni che prova sentendo il braccio di mio padre poggiato sulla sua spalla, siano di sicurezza e serenità.

I miei genitori si conoscono da quando erano entrambi adolescenti. Provengono dallo stesso quartiere e avevano diversi amici in comune, motivo per cui era inevitabile, nel loro caso, conoscersi e quindi innamorarsi.
Stanno insieme da giovanissimi, mio padre ha conosciuto solo mia madre, lo stesso è accaduto per lei.

Hanno sempre viaggiato sulla stessa lunghezza d'onda... Almeno fino a quando mio padre non è stato totalmente assorbito dal lavoro, cambiando e divenendo un uomo più freddo e cinico.

Si sono sposati giovanissimi e hanno desiderato dei figli da subito, ma non sono stati fortunati in questo senso.
Io sono arrivato dopo molti anni di matrimonio e dopo di me non c'è mai stato nessun altro.
Le loro attenzioni, quindi, sono state inevitabilmente tutte concentrate solo su di me, cosa che, se in principio li ha uniti ancora di più, con l'inizio dei litigi ha solo aumentato a dismisura il divario fra i miei.

Eppure credo che, nonostante tutto quello che è successo, mia madre non sappia davvero immaginare la sua vita senza mio padre.
E sono convinto che lo stesso valga per lui.
D'altra parte, i sogni di mia madre mi lasciano intendere che i miei genitori torneranno a vedersi e parlarsi ancora.

Dopo aver lasciato casa sua, come ogni mattina, mi dirigo alla J&K. È presto e non troverò mio padre, ma mi piace arrivare di buon mattino e attendere che Sienna arrivi e parcheggi l'auto, trattenendosi lì dentro per qualche minuto.

In genere ha un suo piccolo rituale, una volta spento il motore dell'auto: abbassa lo specchietto e controlla il trucco, poi mette del lucidalabbra e si sistema i capelli.
Arianna interrompe spesso il momento: è mattiniera come lei e spesso parcheggiano le auto vicine.