CAPITOLO XXII

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Mio padre lascia l'ufficio prima oggi, io lo vengo a sapere per caso da una frase di Renata, poiché sono ormai così concentrato a trascorrere le giornate nell'ufficio stile che in pratica raggiungo mio padre nella sua stanza solo la sera, quando tutti gli altri dipendenti sono andati via dall'azienda.

Subito mi precipito da lui, curioso di sapere dove intende andare.
Oggi non c'è Simone ad attenderlo fuori, cosa che come al solito riesce a mettermi in allarme: mio padre, però, sembra davvero stare un po' meglio e non credo che potrebbe sul serio tornare a fare pensieri suicidi.

Durante il tragitto mi rendo conto che sta raggiungendo lo stesso bar dove si incontra di solito con Corrado.
Quando parcheggia, però, non entra all'interno del locale, si mette invece poggiato sul cofano dell'auto come ha già fatto la scorsa volta con Alberto.

Corrado arriva pochi minuti dopo, a piedi... Evidentemente abita in zona.
Si poggia sul cofano dell'auto a fianco a mio padre, e i due si salutano solo con un cenno del capo.
Corrado segue lo sguardo di mio padre e, come lui, lo fissa sull'enorme palestra in cui lavora il ragazzo che ha il mio cuore.

«Entriamo?» Chiede.
Mio padre scuote il capo, «fra un po' uscirà lui» dice.
Corrado sembra sorpreso, «vieni spesso qui?»
«No. Ma ho mandato Simone a scoprire le sue abitudini.»
Ok, questa cosa mi sembra un tantino preoccupante.
Che avrà in mente mio padre?

«Ho ancora paura di avvicinarlo. Non vorrei spaventarlo, io... Non so, insomma... Se è il caso, ecco.»

Corrado gli poggia un braccio sulla spalla.
«Io credo che a quel ragazzo farebbe piacere incontrarti.»
«Ma io... Inevitabilmente gli racconterei di Andrea, non so se lui voglia davvero ascoltare le mie parole, né se sia pronto per farlo.»

Avverto una fitta nel petto. Non fisica, ma mentale, è ovvio.
Mio padre sta cercando il modo di avvicinare quel ragazzo e non ci riesce. Ma non perché sia arrabbiato con lui, piuttosto per paura di turbarlo, raccontandogli di me.
Fa strano prendere consapevolezza del fatto che ha un rispetto così alto e forte verso questo sconosciuto, che addirittura si preoccupa di non dargli un peso così grande.

«D'altra parte, sarebbe la persona più adatta con cui tu possa parlarne,» dice allora Corrado.
«È vero, papà. È come dice lui. Anzi, io voglio che sia così! Voglio che questo ragazzo sappia chi ero e chi eravamo noi due. Penso che gli farà bene sapere da dove arriva il cuore che ha nel petto, penso che magari è proprio lui a volerlo sapere!»

Parlo ad alta voce, consapevole che nessuno può sentirmi. In qualche modo, spero però sempre che possa accadere.

«Sono ancora indeciso. Non vorrei che fosse troppo doloroso... Anche per me, intendo.»

Già, la verità è proprio questa.
Non è il ragazzo che potrebbe non essere pronto, ma mio padre. È lui che potrebbe non essere abbastanza forte per gestire una situazione simile. Però resto convinto che debba farlo.

«Dovrai accettarlo, prima o poi, papà. Ti servirà per andare avanti. Dovrai parlare con lui e dovrai conoscere Sienna. Non c'è altra possibilità.»

«Sono sicuro che dopo starei meglio, Achille,» dice Corrado.
Mio padre fa un profondo respiro.
«Chissà se quel ragazzo e suo padre vanno d'accordo...»

Corrado scuote il capo, «concentrati sul tuo obiettivo, Achille. Andrea non vorrebbe che tu vivessi di rimpianti. Di ricordi sì, ed è giusto che tu pensi a lui. Ma devi pensare alle cose belle, ai momenti felici. Non ha più senso rivangare storie vecchie e irrisolte.»

«Non sono irrisolte, invece!» Urlo io sempre convinto che qualcuno mi possa sentire, «nelle mie lettere c'è spiegato tutto, e mio padre lo sa! Mio padre sa che ha il mio perdono... Che non c'è mai neanche stato bisogno che lo chiedesse!»

Il tempo che restaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora