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Urlai e urlai, sempre più forte e con più timore.
Cercai di scappare, ma quelle forti braccia mi incastrarono tra di loro, tenendomi totalmente bloccato a una qualsiasi via di fuga.

<< Ti prego, sono troppo giovane per morire! >> Urlai con la voce spaccata, sull'orlo del pianto, continuando a prendere a calci una qualsiasi persona dietro di me.

<< Felix, stai calmo. >> Rispose la persona dietro di me, mollando la presa man mano, forse notando che stessi andando in panico.

Riconossi subito quella sua voce di merda.
Scoppiai a piangere non sapevo se dalla felicità o dal panico, sciogliendomi a terra pian piano, facendo si che quelle mani mi lasciarreso andare.

<< Vaffanculo! >> Esclamai singhiozzando, coprendomi momentaneamente con l'accappatoio che era a prendere polvere a terra.

<< Volevo solo capire se tu e i tuoi amici avevate fatto esplodere casa. >> Rispose con voce tranquilla, come se io non stessi tremando a terra.

Odiavo il buio, odiavo essere preso alla sprovvista e non amavo gli abbracci da dietro se prima non riconoscevo la persona.
Quella situazione mi aveva tirato fuori ricordi che volevo semplicemente scordare, ma Hyunjin non poteva saperlo.

<< È tutto ok. Puoi andartene. >> Lo placcai con quella risposta tirando indietro il naso che minacciava di colare, passandomi velocemente il polso sotto di esso.

<< Sicuro tu stia bene? >> Chiese con un tono che rappresentava il puro "non me ne fotte un cazzo ma chiedo per educazione", facendomi infastidire ancora di più.

<< Si, puoi levarti dalle palle adesso. >> Risposi semplicemente alzandomi pian piano, chiudendomi nel bagno subito dopo aver raccolto l'accappatoio con mani tremanti, sbattendogli la porta in faccia.

Appena sentii i suoi passi andarsene ricaddi addosso alla porta, strisciando il mio corpo fino a terra, restando seduto con la testa in mezzo alle ginocchia, finalmente sentendomi libero di piangere.
Potevo sembrare immaturo, potevo sembrare quello che volevo, ma il cuore accellerato e l'ansia che provai quando mi sentii bloccato senza una via di fuga mi ammazzarono internamente.
Mi riesumai nel me bambino, cadendo profondamente in oscuri ricordi.

Stai calmo Felix, è tutto ok è solo l'ennesimo attacco di panico.

Mi ripetevo nella mente, stringendo così forte le tempie con le mani quasi da farmi male.

Sei qui Lixie, nessuno ti sta facendo del male, sei al sicuro.

Cercavo di convincermi, pur di cercare di sentirmi almeno un minimo al sicuro.
Mi sentivo così lontano da me stesso, così estraneo a me stesso, immobile con gli occhi sgranati a fissare il vuoto davanti a me. Ero a casa mia, da solo, con solo la mia presenza ad occupare l'intera struttura, e in ogni caso mi sentivo fuori luogo, incorporeo, sbagliato.

Misi le mani a "farfalla" sul petto, come per darmi un abbraccio da solo, riuscendo pian piano a calmare l'attacco di panico. Quando ripresi a respirare più o meno regolarmente mi alzai mettendo l'acqua fredda su tempie e polsi, camminando a testa bassa per il corridoio sentendomi ancora in ansia, come se fossi osservato, con i brividi che prendevano per intero il mio corpo.
Appena arrivato in stanza mi chiusi la porta a chiave pensando riuscisse a darmi sicurezza, nascondendomi sotto strati di coperte ancora mezzo nudo, cercando conforto in quel calore artificiale.
Quella notte non dormii. Restai sveglio, all'allerta, sapendo perfettamente che nessuno avrebbe potuto più farmi nulla, non come quella volta che tanto lontana non era.
Io e i miei pensieri, un'intera notte insieme; peccato che più restavo solo con essi più ne finivo distrutto.

La luce aranciata che entrava dalla finestra mi distrasse, facendomi voltare la testa verso la svgelia posizionata nel comodino opposto al mio lato, leggendo fossero le 6:15.
Guardai il soffitto con occhi persi e mezzi chiusi, desiderando solo di ammazzarmi.
Con non so quale coraggio decisi che restare a letto non sarebbe stata la giusta decisioni, soprattutto se sarei dovuto restare a rimpiangermi addosso su una qualsiasi cosa, decidendo quindi di alzarmi da quel letto tanto comodo e caldo e affrontare il freddo di Seoul.
Con solo i boxer addosso corsi verso l'armadio con la pelle d'oca, raccattando una felpa estremamente oversize rubata a Minho che rappresentava un micione grasso fatto in cartone animato con uno sfondo nero, e la prima tuta che stava in pila, ovvero una semplice nera che finiva larga. Finii quell'outfit provvisorio con dei calzini di spugna di colore giallo, rappresentante sulla pianta un bel Pikachu che splendeva in tutta la sua bellezza.
Con l'umore a terra, e una faccia da serial killer mi trascinai in cucina, non prima di aver acceso i riscaldamenti al massimo, recuperano i miei cereali al miele e del latte fresco dal frigo, mangiando il tutto fissando il lavabo davanti a me, pensando a tutto e di più.

Dopo aver lanciato la ciotola nella lavastoviglie insieme a tutto l'altro schifo, promettendomi che l'avrei accesa più tardi -puntualmente me ne sarei scordato, ritrovandomi senza piatti- il suono del campannello esplode per la casa, facendomi insospettire.

Giuro su dio che se è quel biondin-

<< Buongiorno bellezza! >> Esclamò una voce stridula che ormai era già accanto a me.

Ave Maria, piena di stocazzo...

<< Non potevi tipo aspettare che ti avrei aperto io? >> Chiesi scocciato, osservandolo in tutto per tutto che si sedeva sul divano come se fosse a casa sua, con quel suo outfit da nonno.

<< Ho le chiavi e secondo te mi sarei scomodato? Certo che no, ho suonato solo per evitare di trovarti nudo come a ieri. >> Rispose con tono palese, facendomi innervosire. Diciamo che quella mattina non ero proprio dell'umore di scherzare, e menomale che era sabato.

<< Allora razza di nonnino, che stracazzo ci fai in casa mia? Tieni così tanto a me da starmi attaccato al culo? >> Lo presi in giro facendo un ghigno sforzato, osservandolo piegare la testa verso il lato destro.

<< Ma nonnino a chi?! >> Esclamò alzandosi in piedi, quasi correndo verso lo specchio poggiato alla parete del corridoio e osservandosi con espressione fiera e vanitosa. << Qua vedo solo un gran figone con un outfit da paura. >> Fece l'occhiolino al suo riflesso.

Non so se si è capito bene. Si è fatto l'occhiolino da solo. Al compleanno gli avrei regalato un biglietto di sola andata al manicomio.

<< Ma dove vuoi andare con quel cappotto beige e quel maglioncino stretto a collo alto. Mio nonno morto si vestiva meglio. >> Lo guardai da testa a piedi osservando la sua mascella cadere a terra.

<< Innanzitutto, questo è Versace. >> Precisò prendendo l'angolo del cappotto e aprendolo come per farmi vedere meglio. << Ma poi come puoi parlare quando hai addosso una felpa con un fottuto gatto obeso in testa in giù e dei calzini con i Pokémon! >> Mi analizzò meglio, e io mi nascosi subito dietro la penisola cercando di coprire la mia figura di merda.

<< Se vogliamo dirla tutta, questa felpa l'ho rubata dal tuo tanto amato migliore amico, ovvero mio fratello. >> La sua faccia quasi sbiancò, per poi diventare leggermente rossa dall'imbarazzo.

<< Ops. >>


Angolo autrice.

Bhe sto natale mi dovevo impegnare a volevo scrivere almeno 2/3 capitoli, invece mi sono ritrovata con la febbre a 39 e tutti i possibili sintomi rischiando di svenire da un momento all'altro.
Bene, adesso che male o bene dopo 3 giorni la febbre si è abbassata anche se sto una merda, comunque ne approfitto per scrivere sto scempio di capitolo e pubblicarlo, nonostante non lo abbia corretto.

my brother's best friend -hyunlixDove le storie prendono vita. Scoprilo ora