Nico

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Non è la prima volta che Simone pensa di vederlo. Succede dall'inizio, da quando Mimmo se n'è andato, ma da quando si è trasferito a Pisa un po' di più. Negli autobus, nei negozi, in fila alle poste. Forse è che tutti sono sconosciuti, in giro, e quindi una faccia familiare gli salta all'occhio.

In ogni caso è sempre brutto: Simone distoglie lo sguardo, poi guarda una seconda volta — come nei sogni, devi guardare qualcosa due volte, tipo i numeri, per capire che stai sognando — e non è mai Mimmo. E si dà del cretino, e passa il resto della giornata a cercare sui social senza nulla da cercare. Continua a pensare che un giorno o l'altro Mimmo comparirà nei suoi suggeriti, e lo riconoscerà dalla foto. O lo vedrà fare qualcosa a caso su TikTok. Lo immagina in qualsiasi contesto: che fa lip sync su Liberato, che spiega come fare la pizza fritta, o persino che fa delle scenette comiche.

In altre parole lo cerca, ma non lo trova mai.

Non ha ancora deciso che nome potrebbe avere. Glielo avranno fatto scegliere? Si gira, adesso, quando lo chiamano con quello nuovo? Simone non riesce ad immaginarsi di avere un altro nome. Chissà se poi uno finisce per convincersi che è il suo. Non ha fatto nemmeno in tempo ad affezionarsi a Domenico , o a scegliergli un soprannome che fosse solo loro, ma pensa che potrebbe imparare ad amare anche il nome nuovo con un po' di tempo per abituarsi.

Amare , vabbè. Ogni volta che pensa alla parola in relazione a Mimmo si stranisce, non stavano nemmeno insieme, eppure non ce ne sono altre che suonino meglio. E poi con lui era sempre tutto naturale. Se fosse rimasto...

Simone guarda giù e poi di nuovo su, ma stavolta lo sconosciuto non cambia faccia. Il cuore gli rimbomba nella cassa toracica come se stesse troppo vicino alla cassa ad un concerto. Potresti fare quello che ti va. Anche con me. Andare in giro, andare a un concerto, a mangiare —

Simone dovrebbe fare qualcosa. O andarsene, o rendere nota la sua presenza, sicuramente non stare a due metri di distanza a fissare così, ma non ce la fa. Si sente come paralizzato. Non può essere lui, ma è lui da troppo tempo, i secondi passano e Simone ne diventa sempre più certo.

Un gruppo di ragazzini lo urta, Simone si scusa, e Mimmo — non può essere Mimmo — si gira. Lo guarda. La bocca gli si apre, poi si chiude, e anche lui comincia a fissare Simone.

Ha i capelli diversi. Simone pensa che senza saperlo si sono fatti quasi lo stesso taglio. Non ha ancora la barba. Gli occhi sono gli stessi, ma la faccia — no, tutto il corpo, è diverso, come se Mimmo ci fosse cresciuto dentro. Anche come se mangiasse meglio. Simone ripensa a quando gli comprava i panini a scuola. Da quando ha smesso, ogni giorno alla stessa ora si è chiesto se ha mangiato. Non poterlo sapere per certo gli ha sempre fatto venire un po' a nausea il suo, di pranzo.

"Scusi?" Fa la signora alla cassa, e Mimmo si gira verso di lei e non lo guarda più.

"Scusate," farfuglia. Passa il libro con lo scanner, "diciassette e quaranta."

Simone lo guarda prendere i soldi, dare il resto, e passare al prossimo cliente. Si muove come se lo facesse da una vita. Forse è così. Lo investe come un tir il pensiero che davvero Mimmo mentre lui lo pensava era da qualche parte , a mangiare, dormire e svegliarsi — e a quanto pare vendere libri. Non si è volatilizzato nel nulla. Mimmo, ogni volta che c'è un momento morto, alza la testa per guardarlo, come se anche lui non ci potesse credere. Per quanto sia un ragionamento assurdo, a Simone sembra di essere conscio di esistere e di avere un corpo per la prima volta in vita sua. Si chiede come è cambiato lui agli occhi di Mimmo.

Alla fine, visto che c'è gente e Mimmo è l'unico alla cassa, Simone prende un libro a caso dallo scaffale più vicino e si mette in fila anche lui. Non ha idea di cosa dirgli. È fuori di testa dover avere questo momento qui così davanti a tutti. Se l'è immaginato milioni di volte ed è sempre speciale, da film, e soprattutto ci sono solo loro due.

Il fato ci ha fatto (r)incontrare - Mimmo & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora