Quello della biblioteca

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Cinque anni prima

L'anno scorso Simone ha trovato l'unico modo possibile per sopravvivere alle feste. Stare in casa lo nauseava. L'albero era sempre lo stesso da anni, ma gli sembrava per la prima volta fuori luogo, troppo grande e colorato. La madre e Anita erano diventate questo mostro a due teste che insisteva a volerlo coinvolgere nei preparativi, e gli chiedeva cinque volte al giorno cosa ne pensava del menu di Natale. Simone non voleva il Natale di base, figuriamoci pensare a cosa mangiare.

Con la scusa di aver procrastinato i regali fino all'ultimo, ha camminato da solo per Roma senza una direzione. Non ha preso né la vespa né i mezzi, per ore, chilometri. Quando gli veniva fame, si prendeva qualcosa da mangiare e si sedeva, possibilmente fuori, a osservare la gente che passava. Non era da escludere, pensava, non credendoci del tutto, che Mimmo fosse tornato a Roma. Anche un'identità appena nata poteva spostarsi sul suolo italiano. Certo, magari non passava da scuola, o dai posti in centro dove andavano di solito, ma altrove sì. Quindi guardava chiunque potesse essere lui — cioè, dei ragazzi minuti in giro da soli — ma poi finiva per perdersi a guardare le coppie. Gli facevano rabbia. Specialmente se ridevano o si baciavano.

Scusa, c'hai da accendere? L'accento era quello, la voce un po' troppo profonda, ma simile abbastanza da farlo quasi saltare sulla sedia. Il tipo indossava una tuta, aveva i capelli lunghi fino alle spalle e la faccia scavata. Aveva il cappuccio alzato.

Simone è una persona pragmatica. Quando è ottimista, lo è perché c'è un motivo, delle prove. Non è uno che si illude. Quella volta si è illuso. Talmente tanto che anche mentre i suoi occhi superavano lo spavento e ricomponevano una faccia estranea, ha scelto di crederci per qualche secondo ancora. . Ha preso l'accendino dalla tasca dei jeans, e l'ha passato a Mimmo, no, al ragazzo, la mano appiccicata di sudore freddo. Le mani del ragazzo erano lunghe — forse troppo — e sottili, e la vista familiare delle pellicine irritate intorno alle unghie ha stretto lo stomaco di Simone in una morsa. Quelle di Mimmo avranno sanguinato — per forza, se non c'era nessuno a fermarlo mentre se le tirava dall'ansia. Avrà bruciato.

Grazie. Simone si è ripreso l'accendino, ha guardato l'estraneo andare via. Le spalle — troppo grandi — muoversi sotto la giacca a ogni passo. Le spalle ossute di Mimmo. Simone aveva tracciato con le dita le sue scapole mentre era steso a pancia sotto sul suo letto. Talmente sporgenti che sembravano la bozza di due ali. Un'altra cosa che Mimmo ha cambiato di lui è che adesso Simone pensa poetico. Fa metafore scontate. Non le scrive, e non lo aiuta. Pensa che Mimmo ne farebbe di migliori. Magari ne fa. Su di lui? Simone non sa a cosa uno potrebbe paragonarlo e non è sicuro che ce ne sia bisogno. Lui si muove nel mondo senza particolare grazia. Quello che vedi è quello che è.

Quest'anno, sotto Natale, gli sconosciuti hanno meno occasioni per travestirsi da speranze. Simone non guarda più le coppie — è lui la coppia. Fabio vuole fare i regali con lui. Lo accompagna, ogni volta che vuole scappare, e Simone non sa come dirgli che non deve comprare nulla. Finiscono a fissare le vetrine più improponibili, a discutere su quale cover per l'iPhone potrebbe piacere a Laura, se farne una personalizzata con un selfie di lei e Simone avrebbe senso. Non ne avrebbe. Simone si sente sempre più inquieto. È un Natale abbastanza importante, presenterà Fabio a tutti. Fabio è bello. È rugbista anche lui, e hanno la stessa età, ma è come se lui indossasse meglio il suo corpo. Se i corpi fossero vestiti.

Simone sta facendo un'altra metafora. Fabio sembra sempre felice, e forse lo è, e il più delle volte riesce a rendere felice anche Simone, o meglio, a fargli scordare che non lo è. Ha senso tutto. Ha senso presentarlo. Stanno insieme da cinque mesi, giocano insieme, mangiano insieme, dormono insieme. Fabio gli ha detto ti amo dopo un mese e mezzo, mentre facevano sesso, e lui gli ha detto anch'io, ed è stato come quando Simone, da piccolo, ha schiacciato per sbaglio una lucertola e l'ha uccisa.

Il fato ci ha fatto (r)incontrare - Mimmo & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora