Hello / Goodbye (Parte 2)

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trigger warning:a un certo punto del capitolo vengono usati toni abilisti verso un personaggio neurodivergente. ovviamente noi non li condividiamo ma crediamo siano IC (se vi sentite offes*, vorreste segnalarci qualcosa a proposito, potete scriverci nei commenti o su twitter <3)

Mimmo - L'addio

Gli accarezza le guance con i pollici. Sono bagnate, continuano a essere bagnate e Mimmo non le può asciugare. "Non voglio che ti trovano, Simò. Io —" Deglutisce. "Io ti amo." Non se lo sono mai detto. Non così. Ma Mimmo sente che siccome questa è l'ultima volta che lo vede, Simone lo deve sapere. Almeno.

In realtà c'è anche una ragione un po' egoistica dietro, perché Mimmo non se lo vuole tenere dentro, non vuole rimpiangere di non averglielo detto.

Simone non risponde. Apre la bocca e poi la richiude, e abbassa gli occhi. Mimmo lo capisce — uno come Simone... e poi è passato così poco tempo.

Anche se una parte di lui non credeva gliel'avrebbe detto, fa comunque male. Nasconde di nuovo la faccia nella sua spalla, per piangere e fare finta sia solo perché sta dicendo addio per sempre all'amore della sua vita.

In un certo senso si sente sollevato che Simone non lo ami: per lui sarà più facile andare avanti che per Mimmo. E Mimmo vuole che le cose per lui siano facili. Gli si aggrappa, perché è l'ultima volta che lo può fare. Si sente il cuore — spezzato è un eufemismo, gli fa male il petto, e dentro, può sentire la fitta tra le costole. Non ha mai provato nulla di simile.

Simone lo stringe, come non ha mai fatto e come se stesse cercando di tenerlo insieme. "Lo sai dove vai?" Sussurra a un certo punto.

Mimmo tira su col naso. "No. Nun m'o vulev ric'r, s pensav ca t'o dicev." Gli ride nella spalla. Non sa perché gli viene così da ridere mentre sta piangendo, ma è una situazione così assurda che se ci pensi troppo fa ridere. "Fors t'o dicev."

Simone fa un suono a metà fra una risata e un singhiozzo. Stanno zitti per un altro po'. "E se mi chiami da una cabina telefonica — e me lo dici? Solo il posto?"

Mimmo alza lo sguardo su di lui. "E poi che fai?"

Simone gli accarezza una guancia. Quando si guardano negli occhi gli trema il mento. Scuote la testa. "Non lo so."

Mimmo inclina un po' la testa sulla sua mano e lo lascia fare. Ha i polpastrelli ruvidi, per il rugby, Mimmo immagina. Può solo immaginare: non l'ha neanche mai visto giocare. Ci sono troppe cose che non ha mai fatto con Simone e in qualche modo sente che quella mancanza svaluta le parole che gli ha detto poco prima — ha il diritto di amare Simone se non l'ha mai visto fare le cose normali che fa tutti i giorni quando esce da scuola? È innamorato di Simone o solo della versione che ha conosciuto lui? "Poi se trovano a me, trovano pure a te."

"Non fa niente," dice subito lui. "E comunque — c'hanno tutti i telefoni che non si possono tracciare. Ce ne avranno due per noi. No?" Gli si spezza la voce e fa un altro singhiozzo. "Che stronzata. È 'na stronzata."

Mimmo si sporge, e gli lascia dei baci sulla guancia. Sente il sapore salato delle lacrime di Simone sulle labbra e le bacia tutte fino a quando non ha finito. "Scusa," gli mormora sulla pelle. "Scusa. Non ti volevo mettere in mezzo. Non volevo che stavi male."

"È stata colpa mia."

Per Mimmo è assurda come concezione. "No. Tu non hai fatto niente."

"Non gli dovevo dire niente."

Mimmo scuote la testa. "Mi hai salvato."

Simone piange ancora. Stavolta si scansa un po' e si preme le mani sugli occhi, tira su col naso, e quando le toglie ha smesso. "Almeno esci."

Il fato ci ha fatto (r)incontrare - Mimmo & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora