Galli

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Due anni prima

Simone non sente il sollievo assoluto di aver finito qualcosa che uno dovrebbe provare alla propria laurea. Sì, ora c'è l'estate, la prima completamente libera dai tempi del liceo, ma tanto sa già cosa farà a settembre. Cioè quello che ha fatto finora, solo più difficile. È confortante, in un certo senso, ed è così da quando ha memoria. Simone non sa cosa si prova a non sapere dove e come vedersi nel futuro prossimo. Pensa che gli metterebbe troppa ansia.

Vanno al ristorante lui, i suoi — e Anita —, la nonna, gli amici di sempre e quelli dell'uni. Gli fanno fare un discorso prima del brindisi, e Simone elenca ringraziamenti e aneddoti che creano ilarità generale. Se l'è preparato la sera prima. È stato più difficile quello che scrivere i ringraziamenti della tesi.

In entrambi i casi, si è ritrovato a voler menzionare Mimmo. Ovviamente non c'è stato negli ultimi tre anni, ma a Simone sembra di aver creato una sua versione che invece non se n'è mai andata. Tipo amico immaginario. C'era quando Simone, con un cappuccino a portar via in mano, si piazzava in aula prima del tempo per rileggersi gli appunti e godersi un po' di silenzio. C'era da quando apriva i libri il pomeriggio a quando li richiudeva per andare in palestra. Simone riusciva quasi a vederlo con la coda dell'occhio nelle nottate passate a studiare prima di un esame, nel buio della sua camera illuminata solo dalla lampada sulla scrivania.

Se Mimmo fosse stato lì per davvero, si sarebbe seduto vicino a lui — magari avrebbe studiato le sue cose, o si sarebbe messo a leggere un libro o a sentire la musica — e poi, ad un'ora tattica tipo le due e mezza, si sarebbero mangiati latte e biscotti insieme.

Simone ha fatto tutte queste cose da solo — gliel'ha detto pure sua madre, che avrebbe anche potuto ringraziare solo se stesso nella tesi, perché deve prendersi tutto il merito, perché come al solito ha raggiunto i suoi obiettivi senza l'aiuto di nessuno, eccetera eccetera — ma solo non ci si è mai sentito. È come se avesse portato avanti una conversazione senza fine con Mimmo tutto il tempo. Certe volte si chiede se sia così che ci si sente quando muore qualcuno.

Se è lo stesso per i suoi con Jacopo. Forse lui per loro non c'è, però. D'altronde l'hanno visto morto, e per quanto orribile quello deve avergli tolto ogni illusione. Forse l'ha visto anche Simone. Non lo sa, ma ancora non si sforza di ricordare. Non pensa che vorrebbe trascinarsi anche lui dietro il vuoto che ha lasciato Jacopo. No, quello lo fa già. Più che altro, non pensa di voler dare a quel vuoto una forma definita.

Sono pensieri un po' macabri, ma è normale, no? È sempre così alle occasioni speciali, tipo i compleanni, Capodanno. Quelle dove fai bilanci e finisci per notare solo quello che manca.

Perché non è che Mimmo non gli manchi, per quanto sia presente in questo modo astratto. Anzi, forse gli manca di più. Certe volte quando vuole dirgli qualcosa Simone si dimentica che è tutto nella sua testa, e gli viene naturale voltarsi, e lui non c'è.

Se oggi ci fosse, si siederebbe vicino a lui al tavolo, e Simone lo guarderebbe dall'alto in basso con il bicchiere in mano, e direbbe, e poi vorrei brindare al mio ragazzo, perché starebbero insieme, e Mimmo sorriderebbe e abbasserebbe la testa imbarazzato, e suo padre gli darebbe una pacca sulla spalla e gli altri farebbero un mezzo applauso con annessi urletti di gioia.

Invece c'è sua madre vicino a lui, e a Simone non dispiace, e la gente è contenta lo stesso. Anche lui è contento. Ha scoperto col tempo che i momenti felici non sono per forza rovinati dalla mancanza di Mimmo, ma questa consapevolezza lo fa sentire in colpa. Quindi forse un po' rovinati lo sono. Non lo sa. Avrebbe bisogno di mettere a posto i pensieri, srotolarli come un gomitolo o come le lucine dell'albero a Natale, capire da dove vengono e dove vanno a finire. Ma c'è tempo. Se c'è una cosa che Simone ha, è tempo.

Il fato ci ha fatto (r)incontrare - Mimmo & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora