Cinque mesi prima
L'idea, a dirla tutta, lo solletica da quando si è preso il diploma. Ma settembre è arrivato subito, quell'anno, e poi Mimmo era stanco. Tra le altre cose, allo scoccare dei cinque anni in protezione ha dovuto ricominciare l'iter di sedute col giudice. Che si sono rivelate più brevi del previsto, ma siccome Mimmo non era più abituato gli hanno comunque fatto perdere il sonno e costretto a passeggiare per Pisa di notte, sperando di non incontrare Tancredi, perché non avrebbe saputo come giustificarsi. Comunque è vero che aiuta — e non l'ha mai incontrato. Alla fine, con il fratello di Molosso fuori, il giudice gli ha dato altri cinque anni e tanti auguri — metaforici, eh, sia mai che Mimmo gli strappi un sorriso, a quello.
È stato come quando aveva smesso di studiare quando l'avevano portato in carcere. Ha letto da qualche parte che se smetti poi è dieci volte più difficile ricominciare. E poi è troppo grande ormai — e non sa neanche cosa vorrebbe studiare.
Eccetto che quella è una bugia — lo sa cosa vuole studiare.
I libri di mitologia greca e latina che hanno in libreria li ha letti quasi tutti — quando puoi farlo gratis vale la pena approfittare, no?
Ed è forse l'unica persona al mondo a cui tradurre diverte, e gli mancano perfino le versioni.
Ieri per la prima volta ha googlato lettere classiche università di Pisa.
Ogni tanto ci passa davanti, alla statale, quando porta fuori Pirro o solo per passeggiare. Più che l'edificio, è la vita che scorre dentro che lo attrae. Gli fa venire una malinconia strana nel petto, che sale nella gola e quasi lo strozza. Si sente come se stesse guardando qualcosa di bello, ma che a lui non è concesso toccare. Non è roba per lui, non è mai stata roba per lui, anche se si è sempre illuso che potesse essere così. Ma tanto lo sa che se fosse rimasto a Torre l'università non l'avrebbe mai fatta. Solo l'abbonamento della Circumvesuviana costava un sacco — lo sapeva per sentito dire, eh, non che Mimmo avesse mai fatto il biglietto —, figuriamoci l'iscrizione e le tasse.
Ma adesso non è così. Se lo può permettere, se vuole. Può fare l'Università, e la può fare quando e come vuole lui. Nessuno deve dirgli sì o no.
Si ritrova comunque a rimuginarci mentre spiega a un tredicenne, la cui madre l'ha costretto a iniziare a leggere, perché Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo è meglio di Harry Potter. Il cui unico punto a favore, deve ammettere, è Sirius Black, ma secondo Mimmo è relativo, dal momento che crepa.
Alla fine riesce nella sua impresa e il ragazzino se ne va con la busta blu in mano e il primo volume di Percy Jackson dentro, ma una parte di Mimmo pensa l'abbia comprato solo per farlo smettere di parlare — comunque è stato lui a chiedergli una mano.
"Che marketing," fa Tancredi quando rimangono soli.
Mimmo alza le spalle. "Oh, è 'na bella saga."
"Mah. Carina. Comunque non al livello di Harry Potter."
Mimmo fa una smorfia. "Manco l'hai letta."
"Sì che l'ho letta."
"Vabbè, comunque si' fuori target."
"Anche tu, se è per questo."
"Che c'entra. Io l'ho letta quando ero nel target."
"Mmh." Tancredi lo squadra. "E ce l'avevi già questa passione per l'Olimpo?"
È come se gli stesse leggendo nella mente. "Vabbè, sì. Poi quando abbiamo iniziato a fare letteratura..."
"Comunque non sei mica male a spiegare. Dovresti farlo per mestiere." Fa un gesto vago con la mano. "Fare lettere, e poi farlo per mestiere."
STAI LEGGENDO
Il fato ci ha fatto (r)incontrare - Mimmo & Simone
Teen Fiction"Mi aspetti?" Simone non ha fatto altro.