Volpe

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Simone ci dorme su — o meglio, non ci dorme — una notte, prima di scrivere a Laura. Deve parlarne con qualcuno o impazzisce, o la cosa resta troppo surreale per essere vera.

Appena sveglio, per non rischiare di trovarla già a studiare, le manda, ALLARME con un'emoji della volpe. CHIAMAMI!!!

Si riferiscono a Mimmo solo con quella da quando se n'è andato, quelle poche volte che Simone sente il bisogno di parlare di lui e non ha la forza di farlo a voce. Probabilmente è eccesso di premura, Simone dubita che la mafia gli controlli il telefono, ma non si sa mai. E poi aiuta anche lui. Ogni tanto ha problemi a dire o scrivere Mimmo, è come se gli facesse male. È un crimine che adesso lo voglia urlare e non possa.

Comunque, quindi, emoji della volpe. Simone non ricorda se l'hanno scelta per un motivo o se è solo perché Mimmo ci somiglia, tra la faccia tutta angoli e gli occhi furbi.

La chiamata arriva subito, appena le due spunte da grigie diventano blu. "Oh, Là?"

"Oh." Sembra ancora mezza addormentata. "Che è successo."

Simone si ritrova a sorridere da solo come un cretino. Si mette seduto sul letto e tormenta i fili della coperta per l'eccitazione. "L'ho trovato." E poi specifica, tanto per vedere com'è dirlo ad alta voce, "Mimmo. È a Pisa."

Silenzio. "Oddio, sei ubriaco?"

"No!" Non ha mai condiviso le sue allucinazioni con Laura, quindi non ha senso che non gli creda. "No, è lui! Ci ho parlato. Lo so che è assurdo."

Lei rimane senza parole un'altra volta. "Ma — come?"

"Non lo so, ti giuro. È assurdo. Sono entrato in questa libreria ieri per vedere se avevano un libro, costa due milioni di euro su Amazon, questa sembrava un po' di nicchia..." Simone si rende conto di star andando per la tangente, ha i pensieri troppo ingarbugliati, d'altronde, e torna al punto. "E stava lì. Mimmo. Lavora lì."

"Oddio." Ripete Laura, e Simone può sentire le sue rotelle che lavorano nel cervello. Poi fa un urletto. "Oddio!"

Anche Simone urla. Non riesce a stare seduto, e comincia a camminare per la stanza. "Sto male," dice, anche se sta benissimo, non è mai stato meglio di così.

"E lui com'è? Ci hai parlato?"

Simone è felicissimo che sia questa la prima domanda. Non vedeva l'ora di condividere il suo pensiero. "È bellissimo."

Lei ride. "Immaginavo."

"No, non puoi capire. Ha tipo il mullet e l'orecchino. Era vestito total black. Sono quasi morto. Cioè, ho pensato di essere morto e risorto in paradiso." Irrequieto, Simone mette a posto oggetti sulla sua scrivania, che è già ordinata, e raddrizza quadri già dritti. "È single," continua, perché è un aspetto fondamentale e l'unica cosa positiva che è emersa dalla solitudine a cui ha accennato Mimmo. Vabbè, positiva per lui. Ma anche per loro. No?

"Oddio, il mullet e l'orecchino fa un po' zarro."

"No, no. Ti giuro. Sta benissimo. Vorrei avere una foto, ma..." Non si riesce a contenere. "Comunque sembra tipo un sacco più — adulto. Non lo so. Bono."

"Ma come sta? Cioè — che fa? Vive normale?"

"Sì. Oddio, normale proprio no. Ha cambiato nome, eccetera. Però lavora, poi ora ha detto che inizia l'uni. Lettere antiche. Ti ricordi che mio padre lo diceva?"

"Ah — figo. E — come si chiama?" Poi aggiunge, sussurrando, "me lo puoi dire?"

"Boh." A Simone esce una risatina nervosa. "Posso?"

Il fato ci ha fatto (r)incontrare - Mimmo & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora